39 Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40 e dicendo: “Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!”. 41 Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42 “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43 Ha confidato in Dio;lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!”. 44 Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
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Nel brano di oggi troviamo un accumulo di disprezzo nei confronti del Signore in croce. Gesù lo aveva preannunciato ai suoi: il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai pagani, e la sua passione e morte sarà preceduta dal disprezzo. Nel brano precedente abbiamo visto i soldati, segno delle genti pagane, burlarsi di Gesù e schernire quel prigioniero ormai messo nelle loro mani come condannato a morte. E oggi sono le persone comuni che passano sotto la croce (v.39) a insultarlo e ingiuriarlo; poi è il turno dei sommi sacerdoti che lo ridicoleggiano (v.41), e infine, anche gli stessi con-condannati lo insultano disprezzandolo (v. 44).
Gesù accetta per amore degli uomini le percosse e la morte di croce e anche il disprezzo all’innocente condannato.
Sembra che i grandi antagonisti della storia, che combattono la guerra definitiva per l’invidia e la distruzione dell’uomo o per amore suo e la sua salvezza, non siano presenti presso la croce. Ma invece l’ “Accusatore”, il serpente antico, il diavolo tentatore, è presente con la sua ultima, grande tentazione nelle parole di scherno di chi è lì attirato dalla croce di Gesù, e anche Dio è lì presso la croce, anzi il Dio dei padri, è “sulla” croce e da lì mostra la sua vera ed eterna essenza: non un Dio potente e severo; ma un Dio che è Amore misericordioso che dà la vita per gli uomini, che ama.
v. 41 Le parole di scherno dei sommi sacerdoti: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso!”, sono in qualche modo vere. Infatti Gesù, che, come disse ai suoi al momento della cattura nell’orto, ha potere di chiedere al Padre schiere di angeli a soccorrerlo, ha scelto di rinunciare a questa potenza, per consegnarsi volontariamente ai suoi uccisori. È un insegnamento importante sulla potenza di Dio: il mistero dell’amore che contempliamo ora, vedendo Gesù sulla croce, è che Lui ha accettato di lasciare questa potenza divina per amore nostro, e ha fatto così per compiere la volontà del Padre e compiere le Scritture. E queste parole di disprezzo sopportate da Gesù ci mostrano fino a che punto è giunto l’amore del Signore per noi. Gesù si è fatto per noi maledizione per salvarci dalla maledizione. Paolo stesso, a imitazione di Gesù, vorrebbe essere maledizione per amore dei suoi fratelli ebrei, cioè vuole anche lui “salvare gli altri, e non salvare se stesso!”. Ciò che viene considerato scherno, è in realtà una profetica dichiarazione del culmine dell’amore di Dio per gli uomini.
In Gesù sulla croce si compiono anche le parole di Sap. 2. Lo scherno degli empi nei confronti del giusto ingiuriato e perseguitato e ucciso, e la presenza del Signore che lo ama e salva.
“salva te stesso… non può salvare se stesso…”
Mi sono tornate in mente le parole di Gesù, proprio in occasione del suo primo annuncio della Passione. Erano in particolare in risposta a Pietro, che, come tutti oggi, non riusciva ad entrare nel mistero della Croce e quindi lo rimproverava : “Dio non voglia, Signore” (Mt 16,22)
Mi sembra che le parole di Gesù allora siano una risposta molto bella agli insulti di oggi: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.” (Mt 16,24-25)
“scendi… scenda..”
Mi ha colpito anche questo verbo e mi sono venute in mente preghiere molto belle “Signore, piega il tuo Cielo e scendi..” (Sal 143,5)
E poi tante discese del Signore:quando scende a Babele per vedere gli uomini che salgono, quando scende per liberare il suo popolo dall’Egitto…
Ma oggi non scende, anzi è innalzato.
Ho riletto Gv 3 dove la Sua discesa dal cielo è proprio messa in relazione al suo essere innalzato da terra. “Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 13-15)
Probabilmente ci troveremmo facilmente d’accordo nel dire che non condividiamo i giudizi e gli scherni che oggi la Parola di Dio denuncia come reazione alla croce di Gesù. Ma fino a che punto questo modo di sentire e di pensare ci è estraneo? Dio è potente e buono! Come potremo concedergli la debolezza di Gesù? Penso a quell’imprecazione che noi chiamiamo bestemmia. Non si tratta forse di una disperata ribellione di fronte a Dio che non si comporta e non agisce come dovrebbe? Come possiamo concedere a Dio la debolezza? E’ più razionale accusarlo di omissione di soccorso! E’ breve il passo per arrivare a concludere che è ora – anzi è scandalosamente tardi! – per liberarsi da questi “amuleti”, e gettare tutto in un unico sacco pieno di superstizioni, di inutili regole, e addirittura di attentati e pesi contro la già tanto fragile e precaria esistenza umana. E con questo salta per aria anche il “Dio della ragione”, quello che “non può non esserci”….
Chiedo scusa se anche oggi pochi versetti del vangelo mi portano ad ampliare così mostruosamente il discorso! Al di là dei miei pensieri banali, resta che ci troviamo, con la Passione di Gesù, davanti alla suprema rivelazione-manifestazione di tutto quello che la profezia ebraica ha custodito nella storia dei popoli, facendo di Israele una contraddizione assoluta rispetto a tutte le culture del mondo di ogni tempo, e raccogliendo nella persona di Gesù di Nazaret un coagulo di pensiero e di interpretazione che S.Paolo è certo siano da ritenersi stoltezza, follia e scandalo. Per questo, anche chi si ritiene “cristiano” deve essere molto cauto e molto umile, perchè la stessa comunità credente, nella sua straordinaria e travagliata storia, molte volte, nella sostanza, si unisce ai sentimenti e alle parole che oggi noi ascoltiamo come accuse al debole Crocifisso di Galilea.
Per questo, anche la nostra accettazione sincera della croce di Gesù, è incessantemente insidiata da pensieri e sentimenti che tendono in ogni modo a non lasciare a questa croce l’ultima parola. E certo, possiamo dirci anche oggi che al cap.27 di Matteo segue il cap.28, che custodisce la mirabile memoria della risurrezione e del Risorto. Ma, come vedremo se il Signore vorrà, quell’annuncio di vittoria sulla morte sarà ben diverso da come ragionevolmente ci aspetteremmo.
Nel nostro brano l’obiezione e l’accusa più grave si raccolgono in quel “salva te stesso” presente ai vers.40 e 42. “Scenda ora dalla croce e crederemo in lui” sembra allora essere la conclusione di tutto ciò. E arriva fino alla più intima e profonda relazione di Gesù con il Padre: “Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene”(ver.43). E io stesso preferisco fermarmi oggi su questa scandalosa considerazione: la Croce di Gesù esprime tutto l’amore e tutto il dolore di Dio per tutta l’umanità. Ma un Dio così è quello che pensavamo? Ed è questo il Dio che ci serve?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anch’io sono colpito da quelle parole, che sembrano sbeffeggiare Dio stesso: “Lo liberi Lui ora, se gli vuol bene”(v.43). Come si sarà sentito nostro Padre, sentendo quelle parole?… – In tanta negatività, troviamo anche qualcosa di bello e di vero: “Ha salvato gli altri”(v.42)! Anche se lo dicono per prenderlo in giro, affermano però con chiarezza la verità: Gesù è passato beneficando e salvando allora, come oggi tutti noi.