(Foto G. Galbusera)

Da “BOLOGNA SETTE” di domenica 17 Settembre, riproponiamo l’omelia del nostro vescovo Matteo Maria Zuppi pronunciata durante la cerimonia di ordinazione di 4 nuovi presbiteri fra cui i nostri fratelli Andres Bergamini e Giovanni Battista (Giobba) Beretta.

V. in fondo all’articolo i link agli album fotografici della cerimonia di ordinazione e v. inoltre i post dedicati ai momenti di festa nelle nostre comunità per questo grande e gioioso evento di grazia: “Prima Messa di Andrea Bergamini alla Dozza” e “Prima messa di Giovanni Battista a Sammartini”


Ieri pomeriggio in Cattedrale l’arcivescovo ha ordinato quattro nuovi presbiteri «Il Vangelo ci regala quella perla preziosa – ha detto Zuppi – per cui avete lasciato con gioia la vita di prima»

DI MATTEO ZUPPI *

La vera misericordia non nasce mai da una pienezza, ma da una povertà, dai nostri cinque pani, dal poco della nostra vita. Se non siamo misericordiosi perdiamo anche quella che abbiamo ricevuto, non sentiamo cioè l’amore che davvero incredibilmente è più grande del nostro peccato, delle nostre miserie. Ecco, carissimi Andres, Emilio Giovanni, d’ora in poi Giovan Battista detto Giobba, Fabrizio e Francesco cosa vi indica oggi la Parola di Dio, lampada che guiderà sempre i vostri passi, anche nelle inevitabili ore di oscurità e di difficoltà nel discernimento e nel cammino.

Siate ministri di misericordia, di questo amore così sovrabbondante che scioglie dai profondi e resistenti legami del male, che rigenera le persone, che non si arrende, che sa fare nascere un fiore anche nei deserti privi di vita. Vi chiederò di implorare insieme a noi la divina misericordia per il popolo a voi affidato motivo e vi esorterò a dedicarvi assiduamente alla preghiera, perché questa la genera e la fa crescere. Parlate anche voi con Gesù, in quella finestra che solo la vita interiore ci fa scoprire nel nostro cuore. Fatelo come Guareschi descrive don Camillo che parla con il Crocifisso e anche a voi Gesù vi consolerà, raccogliendo le vostre gioie e delusioni, le incertezze e anche presunzioni. Rispondendo all’orgogliosa tristezza e delusione di don Camillo che pensava che nessuno lo ascoltava, Gesù rispondeva: «Non è vero che nessuno ti ascolti! Le tue parole molti non le intendono, ma non importa: l’importante è che il seme della Parola di Dio si deponga nel loro cervello (io aggiungo non le nostre presunte capacità, ma il suo seme!). Un giorno improvvisamente ecco che riudrà risuonarsi all’orecchio quella parola e non sarà più una semplice parola, ma la soluzione di un problema angoscioso, un bagliore di luce nella tenebra, un sorso di acqua fresca nella sete. Parla senza stancarti don Camillo, metti nelle tue parole tutta la tua fede, tutta la tua disperata volontà di bene».

Siate anche voi seminatori larghi della parola con la vostra vita anzitutto e con l’annuncio, opportune et inopportune, del Vangelo.

L’amore è anche scelta. Oggi, sostenuti dalle vostre famiglie, di sangue, di origine e di adozione per il servizio – tutte fanno parte dei vostri affetti più cari e tutte le viviamo come la nostra famiglia – voi scegliete. Spesso ci spaventa qualcosa di definitivo perché ci sembra perdere altre opportunità. E così, ingannati da questo, le perdiamo davvero tutte, perché tutto è nostro se scegliamo l’amore! Il Vangelo ci regala quella perla preziosa per cui avete lasciato la vita di prima e lo avete fatto con gioia – lo so e lo sanno quanti vi sono vicini – e per questo oggi dite «lo voglio», «con l’aiuto di Dio lo voglio» e vendete tutte le altre perle perché era questa quella che cercavate, la più belle di tutte. A che servirebbe conservare le altre ricchezze se perdiamo quel tesoro nascosto nel campo? Il sacrificio di vendere quello che abbiamo è nella gioia, non nell’obbligo e nella tristezza! Sì, siate sempre ministri gioiosi e pieni di misericordia.

L’amore creatore e rigeneratore dello Spirito Santo, quel vento di Pentecoste di amore che trasforma e rende nuovo ciò che è vecchio, quell’alito di vita soffiato da Gesù, scende su di voi ed è il vostro Paraclito, sostegno e forza.

Sappiamo come vi dovrete confrontare con il contrario della misericordia e della gioia. Non parlo delle delusioni di speranze mal poste, ma della difficoltà vera, perché l’amore ha un nemico che vuole spegnerlo, renderlo inutile, nasconderne i frutti. Ecco, ricordatevi sempre che lo Spirito è dentro di voi, che l’unzione santa è forza di amore e ci conferma in quella (EG 279) certezza interiore che «Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti, senza pretendere di sapere come, né dove, né quando». Abbiamo infatti «la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore.

Andiamo avanti, mettiamocela tutta, ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui». Oggi insieme capiamo che non dobbiamo avere paura dell’amore, ma della solitudine, non di perdere, ma di conservare, non di regalare, ma di calcolare, non di servire, ma di essere indifferenti, non della gratuità ma della impietosa legge dell’interesse, non della sensibilità, ma dell’indifferenza, non dei ponti ma dei muri, non della semplicità, ma della tortuosità dell’orgoglio e della paura. Ringraziamo perché capiamo tutti con evidenza e gioia la sua chiamata. La vostra la accompagniamo con tanta riconoscenza e preghiera, la affidiamo a Colui che vi ha voluto qui. E vedere in voi e la gioia, condividerla, perché così è più abbondante per tutti, comprendiamo quanto ognuno di noi è una vocazione, che la capiamo solo aprendogli il cuore, non avendo paura dell’amore, non sciupandola conservandola per noi stessi. Siate figli, fratelli e padri di questa madre, che se servite sarà sempre vostra, vicina e anche sempre tanto più grande di voi.

Figli, perché il prete, come il cristiano, non è mai un orfano che può contare tristemente solo sulla propria considerazione o riconoscimento. Figli di una madre che vi amerà sempre, protetta dal drago che vuole distruggerla e che raccoglierà nel suo otre le lacrime dei poveri, che vuole coprire col suo mantello tanti che non hanno riparo. Siate fratelli, custodendo questa fraternità che avete scoperto tra di voi e vivendola con quanti il Signore vi ha donato e vi donerà, sempre aperti a rendere dei sconosciuti i vostro prossimo.

Siate uniti nella diversità, non così uniti da spegnere la diversità, non così diversi da soffocare l’unità. Si, è vero quello che avete scritto sul vostro invito dove siete uno e quattro, frutto dell’unico altare che è Cristo.

«Egli nel suo immenso amore si è fatto ciò che noi siamo per fare di noi ciò che egli è». Siate padri, capaci di aiutare gli altri, di prendersi carico, di sapere aspettare, di fare fiducia.

(*Arcivescovo)

Clic sulla foto per accedere all’album fotografico (Foto G. Galbusera)

Link all’album fotografico della cerimonia di ordinazione in Cattedrale (foto G. Galbusera)

Clic sulla foto per accedere all’album fotografico (Foto D. Sermasi)

Link all’album fotografico dei festeggiamenti nella parrocchia della Dozza a Bologna (foto D. Sermasi)

Riproponiamo anche un po’ di foto della cerimonia di ordinazione tratte dalla pagina Facebook di 12Porte e da Bologna7