9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
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In soli tre versetti, Marco sigilla il legame assoluto di Gesù con Israele e nello stesso tempo lo presenta in tutta la potenza dell’elezione divina e della proclamazione dell’intimo mistero della sua Persona.
Al ver.9 compare il nome di Nazaret, senza che sia stato detto qualcosa di questo villaggio e dei motivi per cui Gesù abitava là e da là veniva. Questo silenzio accentua forse due dati del racconto: l’appartenenza di Gesù al popolo come “uno qualsiasi”, e la “marginalità” della sua provenienza. Se possiamo considerare questa ipotesi, vediamo accentuato il contrasto tra l’umile umanità del Signore e il suo essere proclamato al Giordano “Figlio” di Dio.
Anche il fatto che Gesù “fu battezzato”, come è stato detto di “tutto” Israele, come notavamo a proposito del ver.5, sottolinea la sua totale appartenenza al popolo e, quindi, all’umanità. Chiaramente il testo “sfida” la nostra razionalità e le domande che si porrebbero a proposito di un battesimo di penitenza e di remisione dei peccati da parte di Chi non ne ha certamente bisogno. Questo ci aiuta a considerare quanta importanza nella scrittura possano avere non solo le parole, ma anche i silenzi! Quel “fu battezzato” non può che essere cioè fonte di stupore.
Secondo il ver.10 sembra chiaro che è Gesù stesso che, “uscendo dall’acqua, vide…”. E’ Lui che – come annunzio o come conferma? – vede i cieli aperti e lo Spirito che scende su di lui come colomba. I cieli aperti sono l’immagine biblica che dice il superamento di una chiusura, di una separazione tra il cielo e la terra, cioè tra Dio e il mondo, e l’affermazione forte di un incontro. Le nostre bibbie rimandano a considerare il testo di Ezechiele 1,1 o di Isaia 63,19….Qui sembra si voglia affermare che quel segno dei cieli aperti ora rivela la pienezza del suo significato. L’immagine della colomba mi ricorda Genesi 8 e la colomba che Noè libera dall’arca e che trova finalmente la terra su cui posarsi.
Il versetto fondamentale è il ver.11. Diversamente da come troveremo sul monte della trasfigurazione in Marco 9, qui la voce e la parola sono indirizzate a Gesù stesso:”Tu sei il Figlio mio prediletto…”. ascoltare il Salmo 2 ci aiuta a cogliere la forza di questa voce di elezione. La versione italiana dice che “si sentì” questa voce dal cielo. In realtà il testo afferma che “avvenne”, ci fu questa voce, senza precisare che sia stata udita da altri oltre che dal solo Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù viene da Nazaret, dalla Galilea, dopo trent’anni di vita nascosta, di vita comune, come ognuno di noi. Come tutti i peccatori, lui che prende su di sè il peccato del mondo, si fa battezzare da Giovanni. Mi sembra che questo comparire di Gesù sulla scena del vangelo contenga già tutta la sua vicenda: la vita, totalmente umana, l’immersione-battesimo nella morte e l’uscita dall’acqua, la resurrezione. E’ prefigurata la resurrezione con l’aprirsi dei cieli, la discesa dello Spirito e la voce dal cielo.
Il testo originale è molto più secco ed incisivo della traduzione. Al v.9 ritroviamo “avvenne che” e anche al verso 11, al posto di “si sentì”. Al v.10 c’è un “subito” che in italiano manca e compare spesso in Marco. E non è “uscendo” ma “salendo”, in piena corrispondenza con il “discendere” dello Spirito. Nel testo originale c’è questo dinamismo “salire-scendere”.
Gesù “vide” aprirsi i cieli. Si può forse pensare che in questo momento Gesù comincia a prendere coscienza della sua missione?
Il v.11 richiama la trasfigurazione e la voce «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». (Mc 9,7) rivolta però ai discepoli.
Qui le parole sono rivolte a Gesù, il figlio amato, nel quale Dio si è compiaciuto. Gesù è l’uomo vero, l’uomo nuovo, il nuovo Adamo, l’uomo perfetto.
Entra in scena Gesù: eppure, non si dice niente di lui: età, aspetto, famiglia… Si nota solo l’origine da uno sperduto villaggio, di una regione lontana e poco apprezzata. Mi piace sottolineare che “vide aprirsi i cieli”: la barriera tra cielo e terra si spezza, la comunicazione tra Dio e gli uomini può riprendere senza ostacoli…; infatti, ecco “lo Spirito discendere… come una colomba”. Su questa colomba, oltre ai riferimenti già dati, ricordo anche che, nella tradizione di Israele, la colomba è simbolo di un amore fedele: il detto “quale amor di colomba al suo nido” fa riferimento al fatto che essa si ostina a tornare al vecchio nido, nonostante eventuali ostacoli. Ed ecco le parole dal cielo: “Tu sei…”; possiamo dire, oggi, che sono rivolte in Gesù anche a tutti noi, amati dal Padre.
Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo?
Salmo 54
Abbiamo sottolineato come Gesù mostri la sua obbedienza alla volontà del Padre, associandosi a tutti gli altri uomini che si accostano a ricevere il battesimo di Giovanni, sebbene di Lui non si possa dire che abbia peccato. Allora si sente la voce del Padre dal cielo che dice: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”: Dio si compiace di Gesù perchè si mescola agli altri uomini e si fa simile a loro.
Ieri Giovanni, nella consapevolezza del suo compito di dover preparare la via al Signore, annunciava con umiltà e verità che “dopo di lui sarebbe venuto uno più forte”. Oggi leggiamo che Gesù VIENE dalla Galilea al Giordano da Giovanni. Il “più forte” si presenta come tutti gli altri al battesimo, quasi si nasconde tra di loro. E Lui sente la voce dal cielo che gli dice: “Tu sei mio figlio prediletto…”: la voce del Padre lo riconosce tra tutti gli uomini, e gli conferma la sua predilezione e il suo compiacimento, facendo di Gesù “il più forte”.
Nel vangelo di Marco Gesù non viene chiamato pubblicamente “Figlio di Dio” se non dagli indemoniati, e lui rimprovera e caccia i demoni che manifestano la sua vera identità. Questa infatti deve rimanere
segreta fino al momento opportuno. Oggi sembra che sia Gesù solo ad ascoltare questa voce dal cielo, e a vedere la colomba, segno visibile dello Spirito santo.
Ma alla fine del Vangelo, Gesù stesso farà capire che Lui è il Figlio unico di Dio, nel racconto della parabola degli affittuari omicidi: “Il padrone della vigna aveva ancora uno, il figlio prediletto. Lo inviò loro per ultimo dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l’erede. Uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!” (Mc 12:6-7). E durante il processo, alla domanda “Sei tu il Cristo, il Figlio del Dio Benedetto?” (Mc 14:61), Gesù risponde apertamente: “Io lo sono!”. Quando gesù offrirà la sua vita sulla croce, il centurione là presente, vedendo come muore, esclama: “Veramente questi era il
Figlio di Dio!”.
Questa notizia che all’inizio del Vangelo e per buona parte di esso rimane nascosta, sarà del tutto rivelata al momento della Passione di Gesù.
Dio “si compiace di Gesù”: secondo le lettere di Efes e Coloss che abbiamo letto da poco, questo compiacimento è a vantaggio di noi tutti, perchè veniamo chiamati anche noi “figli di Dio”, e lo siamo realmente. E affinchè in lui riconcili tutte le cose dei cieli e della terra. Noi siamo riconciliati con Dio, e fatti Suoi figli per il sangue di Gesù.
Gesù si mette tra la gente e riceve il Battesimo predicato da Giovanni. Prima di diventare colui che battezza in Spirito (v. 8 letto ieri) viene lui stesso “battezzato” con lo Spirito Santo. Come la folla ascoltava la voce che gridava nel deserto così Gesù ascolta la voce che viene dal cielo e gli dice “tu sei mio figlio”.
Mi fa impressione pensare che quei passi che Gesù ha fatto con umiltà insieme a tutta la sua gente siano gli stessi passi che ci invita a ripercorre oggi. Questa strada, la SUA strada, è la strada della salvezza! Anche per noi c’è la confessione dei peccati, il battesimo con acqua, la Parola dal cielo, il battesimo con lo Spirito, l’adozione a Figli!