29 E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
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Mi vien dal cuore questo pensierino, questo nostro Gesù con le sue parole e i suoi gesti ci da proprio il senso della guarigione, visto come potere di liberazione, grande espressione dell’amore di Dio. La guarigione della suocera di Pietro, mi fa pensare che stia proprio nel suo servire.
Gesù ci fa trovare la strada giusta per incamminarci…
Dopo essere “entrato” ieri nella sinagoga e nel cuore degli uomini, cacciando via lo spirito cattivo che opprimeva, oggi il Signore Gesù si avvicina ed entra nella casa di Pietro il pescatore, insieme ai suoi primi quattro amici.
E anche in casa, nella vicenda ordinaria di visita, di malattia e di servizio, Gesù si prende cura di chi ha bisogno di lui. La suocera di Pietro è a letto con la febbre. Chi è li intorno al suo letto parla di lei a Gesù. Luca dice che lo pregano per lei. Marco usa una parola più ordinaria e immediata: gli parlano di lei. E questo semplice gesto di premura attira l’attenzione del Signore e muove la sua opera di guarigione.
Questa guarigione è come una “risurrezione”, come vuole forse suggerire il verbo usato: “la sollevò”. Gesù oggi dunque entra nella nostra vicenda domestica più ordinaria e vi porta la sua potenza di risurrezione.
Presa per mano da Gesù e sollevata da Lui, la suocera di Pietro è guarita dalla febbre e “si mise a servirli”. Gesù accoglie il servizio di questa donna, e il Vangelo sottolineerà anche più avanti come nel gruppo che camminava con Gesù non ci fossero solo gli apostoli, ma anche delle donne che lo servivano (Mc 15:40-41).
Anche noi, come la suocera di Pietro, possiamo avere in noi qualcosa che ci impedisce di servire Gesù e gli altri. Le parole di oggi dunque sono per noi. Gesù ci prende la mano perchè noi possiamo avere la forza di amare i fratelli e Lui. Anche Gesù è venuto “a servire e non a essere servito” (Mc 10:45). Dunque questo “servizio” è segno non di schiavitù, ma di vita nuova, la vita di Gesù.
Due volte ancora il testo riporta la parola “sùbito”: “subito usciti” e “subito gli parlarono di lei”, come ieri si diceva che “subito nella sinagoga c’era un uomo in spirito impuro” e l’altro ieri “subito” Gesù aveva chiamato Giacomo e Giovanni e “subito” Simone e Andrea avevano lasciato le reti e seguito il Signore. Tutto porta a pensare che con la venuta di Gesù il tempo si è fatto breve: oggi il Signore appare già come il Risorto – e siamo appena all’inizio del racconto evangelico! – che entra nella casa degli uomini, come entrò nel cenacolo la sera di Pasqua, per portare la pace e la salvezza; per questo il vangelo dice che “la sollevò”, cioè la fece sorgere, la risuscitò, prendendola con forza per mano come nelle icone bizantine prende e solleva per mano Adamo ed Eva estraendoli dagli inferi.
Oggi il vangelo fa un passo avanti rispetto alla liberazione dell’uomo di ieri dallo spirito impuro; infatti della suocera di Simone si riferisce non solo la guarigione, ma anche il segno della vita nuova già iniziata in lei: “si mise a servirli”. Il servizio, la carità che fa piccoli davanti alle persone, secondo il modello della lavanda dei piedi, unito al fatto che chi lo compie è un soggetto femminile, segno di un’umanità finalmente raccolta e sposata da Dio, è il senso e la bellezza della vita nuova dei risorti in Cristo.
Mi è piaciuto l’interesse dei pescatori neo-discepoli di Gesù nei confronti della suocera di Pietro (non ho trovato molto sulla moglie..).
Mi è sembrato che con questa segnalazione hanno un pò contribuito alla salvezza della suocera. Forse può essere un invito a richiarirci il ruolo di ‘assistenti di base’ per i nostri fratelli più malati e per noi vicendevolmente. Come ha detto Mapanda..
Inoltre non mi pare che la malattia sia contagiosa,mi pare invece che la guarigione si estenda.
Il male, presente ieri nella sinagoga, oggi è tra le mura domestiche: simbolo di tutto ciò che ci ostacola nelle nostre relazioni familiari, ciò che impedisce l’esercizio delle capacità proprie di ognuno a vantaggio degli altri. Delicati i vari passaggi: gli parlano di lei…, egli si accosta…, prende per mano…, solleva… Come è già stato detto, è il verbo della risurrezione: da morti, ambulanti o già distesi, ci alziamo a nuova vita… E la pienezza di vita è il servizio! Leggeremo tra qualche giorno che “il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire”: dunque la suocera è assimilata all’opera per eccellenza dell’uomo vero, Gesù. Come si è ricordato altre volte, i rabbini rifiutavano il servizio delle donne: anche questo ci fa vedere lo sconvolgimento portato di Gesù, e il nostro in lui.
E’ un’esperienza di resurrezione. La possiamo vivere tutti, nelle nostra vita quotidiana, ogni volta che, lasciandoci prendere per mano da Gesù, ci facciamo sollevare dal letto dell’isolamento e della solitudine, dalla febbre dell’egoismo che ci paralizza e ci mettiamo a servire i fratelli, dimenticando la nostra malattia e la nostra febbre. E’ l’unico modo per guarire.
Signore Gesù, guariscici dalla nostra debolezza e dalla nostra arroganza, dalla nostra miseria e dall’ignoranza.
Liberaci dalla nostra infermità di cuore.
Accostati al nostro povero spirito e sollevaci verso il tuo Amore, prendendoci per mano.
Così che possiamo imparare ad amarti e a servire il nostro prossimo.
“Rialzaci, Signore, nostro Dio,
fa’ splendere il tuo volto
e noi saremo salvi.” Salmo 79