35 Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: “Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? 36 Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. 37 Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?”. E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.
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Desidero tener conto che questo breve e prezioso insegnamento di Gesù segue immediatamente la proclamazione del comandamento duplice dell’amore (ed è così anche nei testi paralleli di Matteo 22,41 e di Luca 20,41). Proverei quindi a partire dalla considerazione che solo Gesù in modo supremo ama Dio e il prossimo come ci ha detto nei versetti precedenti al nostro brano di oggi. Nessuno come il Figlio di Dio esprime e attua il comandamento dell’amore! Pongo dunque come ipotesi che i versetti di oggi vadano accolti in stretta continuità con quella suprema dichiarazione d’amore.
Preferisco l’ipotesi che al ver.35, piuttosto che l’espressione “come mai..” sia più opportuna la versione letterale “come..”, cioè “in che senso..”, perchè mi sembra sia importante tener fermo che “il Messia è figlio di Davide”. Si tratta però di capire in che senso lo è! Il ver.36 cita a questo punto il Salmo 109(110), ponendo in tensione la parola “figlio” – figlio di Davide, quindi – e la parola “Signore”. E qui mi sembra si possa individuare il cuore del brano di oggi, cioè l’affermazione che proprio nel supremo abbassamento nella carne dell’uomo, nella storia di Israele e nella discendenza davidica, Gesù si rivela come il Figlio di Dio e il nostro Signore, di Davide e di Israele, e di noi pagani.
“Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?”: così il ver.37. La domanda vuole in realtà proclamare la divinità del Figlio, come Colui che è Dio perchè da Dio Padre riceve tutto, e al Padre tutto restituisce nella pienezza dell’Amore. Contro l’antico inganno del diavolo che spinge Adamo a farsi “ladro” per carpire a Dio la divinità, Gesù proclama la divinità del Figlio che nulla ruba e tutto riceve! E’ l’annuuncio del Figlio dell’Uomo che diventa Dio non perchè cresce, ma perchè diminuisce nella sua obbedienza d’Amore fino alla Croce. E tale è quindi la via dell’incontro con Dio per tutta l’umanità: noin farsi grandi nell’idolatria di se stessi, ma farsi piccoli in Gesù nell’adorazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ovviamente spero che avrete illuminazioni più autentiche e profonde su questi versetti così importanti!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In poche parole, il Signore ci dà oggi uno squarcio di vita divina: è il momento in cui il Padre dice al Figlio Gesù: “Siedi alla mia destra…”; i nemici (il male, la morte…) sono ormai sotto i tuoi piedi… – Il Salmo citato si presta a sottolineare anche altri “momenti” della vita di Dio, per esempio la generazione eterna (“dall’eternità ti ho generato”); ma Gesù e la tradizione cristiana hanno preferito farne il salmo che suggella la vicenda pasquale: dopo la passione e la morte, ecco la risurrezione e la glorificazione per mano del Padre: “Siedi alla mia destra…”.
S. Agostino nel suo commento al salmo 110 (109) citato da Gesù, collega quelle parole a Giov 1, dicendo che Gesù “è il Signore di Davide” perchè “in principio era il Verbo, e tutto è stato fatto per mezzo di Lui”. E’ “figlio di Davide” perchè “si è fatto carne per abitare in mezzo a noi”. E il cantico della lettera ai Filippesi dice che questi due stati sono contemporanei in Gesù: “egli essendo Figlio di Dio non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di schiavo, e divenne simile agli uomini”.
La grazia è poter essere come i ciechi del Vangelo incontrati da Gesù, che ricevono da Lui la luce per riconoscerlo. Questi vv. posti qui vogliono forse essere anche una risposta posticipata a quella domanda del cap. 11: “Con quale autorità fai queste cose?”. La risposta è questa: “Con l’autorità di uno che è Signore e figlio”.
Gesù oggi insegna nel tempio. Dopo essere stato affrontato dall’insidia di vari gruppi che volevano coglierlo in fallo nelle sue parole per acusarlo, oggi rivela il suo mistero di essere figlio di Dio, in quanto Signore di Davide. E aiuta le folle a interpretare correttamente le parole dell’A.T.in particolare quelle che più spesso ascoltano e ripetono, i salmi, suggerendo che tutto parla di Lui.
La folla “lo ascoltava volentieri”. La bellezza di questa osservazione del Vangelo porta con sè un ombra che deriva dall’uso di questa stessa espressione a proposito dell’ascolto di Erode nei confronti di Giovanni battista: anche Erode “lo ascoltava volentieri”! Viene in mente la sorte del seme caduto sulla roccia che assomiglia a chi “ascolta la parola con gioia, ma sono incostanti, e al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola (qui, la ormai imminente passione di Gesù, quando la folla griderà contro di Lui), subito si abbattono” (Mc 4:16s). Invito a tutti ad ascoltare Gesù e gioire per le sue parole fin nel profondo del cuore.