20 La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. 21 “>21 Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: “Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato”. 22 E Gesù disse loro: “Abbiate fede in Dio! 23 In verità vi dico: se uno dice a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. 24 Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. 25 Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati”. [ 26 ].
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Il fico seccato – “il fico che hai maledetto”, dice Pietro che vede e ricorda – non è un “miracolo strano” (sarebbe stucchevole pensarvi!), ma, riprendendo i vers.12-14 e la conferma che del loro significato abbiamo avuto nella cacciata dei venditori e dei compratori ai vers.15-19, è l’immagine impressionante della fine della vecchia economia del tempio. Era un’economia di preparazione e di profezia, per un Israele ancora fanciullo e “sotto il pedagogo”, e cioè nel regime della Legge. Un’economia quindi strettamente riservata e limitata alla vicenda dell’antico popolo di Dio. Ora siamo, con Gesù, nella pienezza dei tempi.
In questo mi sembra di vedere il presupposto forte di quello che Gesù afferma al ver.22, che la versione italiana rende con “Abbiate fede in Dio!”. Ma alla lettera il testo dice “Avete fede di Dio”!!. Dunque, prima di tutto, non un’esortazione ma una dichiarazione: voi avete la fede di Dio! Ma come si può dire “la fede di Dio”? In un duplice senso: è la fede che Dio ha mostrato nel suo Figlio Gesù; ed è la fede che in Gesù Dio Padre ci ha donato. Questa è la straordinaria, assoluta novità dell’esistenza umana: avere la fede di Dio! Non può essere che dono! Ma è dono realmente dato da Dio, e realmente ricevuto dall’uomo (quando, come vedremo, è ricevuto!).
Per questo, la potenza della fede divina non ha limiti. L’interesse qui non è però quello di prospettare miracoli straodinari, quanto di enfatizzare appunto la potenza illimitata della fede. La fede deve essere celebrata senza dubitare. Si tratta di un verbo interessante e molto ricco di significati; il dubbio ha la sua sede nel cuore. Il senso di questo “non dubitare” non è quello di una fede “facile”, sicura di sè, ma di un atteggiamento risoluto, che non esita a consegnarsi totalmente a Dio. La fede è evidenziata e attuata da una preghiera certa di ricevere sicuramente quello che chiede. E il ver.24 incalza affermando:”quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”!
Ci sono condizioni speciali per una tale preghiera nella fede? Le tradizioni religiose impongono lunghi itinerari di purificazione-elevazione! Gesù ne chiede una sola, espressa chiaramente al ver.25: il perdono!! Il perdono è preliminare alla preghiera. Ne è la porta. La preghiera cristiana pone come condizione questo e solo questo. Tale è il vero “accesso” a Dio: non la “pretesa” di esserne degni attraverso qualche speciale purificazione, ma con la purificazione dell’atto del perdono, che fa entrare nel perdono di Dio, e quindi nella santità di figli perdonati che, secondo la preghiera del Padre Nostro (Matteo 6,9-15), sono nella piena intimità con Dio, e certamente ottengono quello che chiedono. Al vecchio albero del tempio si sotituisce il nuovo tempio della fede, luogo dello Spirito e quindi dell’incontro pieno con Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Invece di rispondere a Pietro, Gesù si rivolge “a loro”: quello che dice è per tutti noi. Ormai, una sola cosa ci è necessaria: la fede, il “non-dubitare”, l’affidarci e fidarci del nostro Padre. Non è più necessario il tempio con i suoi complementi: riti, sacrifici, mediatori-sacerdoti, osservanze… C’è il dono di Dio. Una sola condizione: che il nostro rapporto con gli altri sia buono; altrimenti nemmeno il nostro rapporto con Dio può essere buono: “se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate…”.
Pietro interpreta il segno del fico seccato in chiave distruttiva. “Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato”. Gesù blocca questa interpretazione, rovescia il punto di vista aprendo prospettive di vita nuova per tutti. La fede e la preghiera saranno il nuovo tempio e condizione per mettersi in preghiera è il perdono del fratello. “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.” (Mt 5,23-24). L’istituzione religiosa di Israele ormai è secca. E’ il tempo di aprirsi alla salvezza donata gratuitamente da Dio in Gesù a tutti i popoli della terra.