Rev.do don Nicolini, molti sono gli attori, gli artisti, gli scienziati che dicono "sì, sono cattolico, ma la Chiesa dovrebbe essere meno dogmatica e più vicina alla gente"….Ma, come per la montagna a Maometto, se si ritiene che la Chiesa non si avvicini a Maurizio, veda Maurizio di avvicinarsi alla Chiesa e, armato di umiltà, capirà quanto è vicina. Chi "pretende" l’autorizzazione a peccare o che il peccato non sia un peccato, potrebbe rivolgersi ai luterani (crede fortiter et pecca fortius). E infatti temo che molti siano protestanti senza saperlo. Grazie se vorrà commentare questi miei poveri pensieri. Cordiali saluti, sia lodato Gesù Cristo. Maurizio.

Questa volta devo mettere il nome di chi mi ha scritto, perchè si possa capire la faccenda di Maurizio che va alla montagna. Carissimo amico, grazie per quello che mi ha scritto. Mi sembra di vedere bene che lei non pensa di dover sgridare nessuno, e nelle sue parole non colgo un giudizio di condanna per nessuno. Avverto la protesta di una fede forte e buona che si addolora davanti ad ogni rischio di banalizzazione e addirittura di liquidazione della vita cristiana. Lei ha ragione: chi pretende "sconti" vuol dire che poco ha ricevuto. Persone fortunate, come me e come lei, sanno bene che tutto il bene che abbiamo ricevuto aspetta da noi una "restituzione" di fedeltà e di offerta che sarà sempre inadeguata al dono immenso che ci è stato fatto. Non solo non ci stupiamo di tutto quello che la nostra fede ci chiede, ma concludiamo ogni giornata nella certezza di dover domandare perdono per il niente che il "talento" che ci è stato affidato ha fruttificato. Abbiamo quindi il sospetto che lo stato d’animo più istintivo – perdoni il linguaggio – sia, per il Buon Dio, la delusione: ha seminato molto, anzi, tutto, e pochissimo rende il nostro avaro campicello! Dunque, siamo ben consapevoli della grazia ricevuta. E’ allora però, che guardandoci attorno, siamo dolorosamente colpiti dalla povertà della gente che ci circonda. E qui non si tratta solo e tanto di una clamorosa e visibile povertà di mezzi e di soccorsi. Non penso neppure a quella drammatica povertà che domina la vita di moltissimi, nel pezzo di mondo in cui viviamo, che è la solitudine. Al limite, non penso neppure alla povertà morale. Penso alla povertà ultima, a quella che nessun sforzo umano potrebbe mai abbattere. Ed è la povertà di chi non ha avuto il nostro stesso dono di fede, la nostra meravigliosa storia della salvezza, la grazia ineffabile dell’amore di Dio, che ci ha cercati e ci ha trovati, ci ha strappati dal male e ci tiene per mano nella strada vertiginosa della vita in Dio. Di fronte a questa povera gente – ricca o povera che sia di quattrini e di garanzie – sono certo che anche lei, caro Maurizio, sente il desiderio che possa ricevere innanzitutto la suprema buona notizia della fede e la grazia della vita nuova. Perchè, come lei sa, senza questo, a che vale vivere secondo le "regole"? Se fossimo del tutto "atei", perchè dovremmo essere "devoti"? Nei ricordi di scuola c’è ancora la poesiola di Lorenzo il Magnifico che consigliava di cercare ogni piacere se è vero che stiamo inevitabilmente camminando verso il muro della morte. E come lei sa bene, e come S.Agostino ci insegna, nessun Maometto o Maurizio può andare verso la Montagna, se la Montagna non è già arrivata da lui. Con amicizia. d.Giovanni.