12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13 lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
15 Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
16 Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
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Mi sembra di grande rilievo il volto che prende l’annuncio del Vangelo in questo inizio della predicazione di Gesù: siamo al termine della missione profetica di Giovanni, e con questo si conclude la grande attesa e la grande profezia di Israele (ver.12), e il Signore “si ritirò… lasciata Nazaret…
venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali… (ver.13): sembra voler sottolineare la “marginalità”, dalla Giudea alla Galilea, e “Galilea delle genti” come ascoltiamo al ver.15, e dunque in adempimento della profezia di Isaia. Gesù comincia non dal centro, non da casa sua… , ma dalla periferia! In ogni modo, fin dal principio sembra voler sottolineare la destinazione universale del suo Vangelo di salvezza e di vita nuova. E dunque un messaggio che anche i “lontani” – e forse loro per primi – possono ascoltare e ricevere. Il contrasto tenebre-luce della profezia di Isaia sembra voler sottolineare tutto questo!
Questo forse vuole sottolineare la radicale novità del Vangelo: Gesù inizia la sua predicazione con parole identiche a quelle che abbiamo ascoltato da Giovanni Battista in Giudea e rivolte ai figli di Israele (Mt.3,1). Qui siamo affacciati alle nazioni!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.