17 Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18 Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19 I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20 Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21 Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23 Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25 Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
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Al ver.17 i discepoli domandano a Gesù dove vuole che preparino “perché tu possa mangiare la Pasqua”, e Lui risponde “farò la Pasqua con i miei discepoli” (ver.18). La Pasqua è innanzi tutto la Pasqua del Signore: l’espressione “mangiare la Pasqua” significa mangiare l’agnello pasquale. Lui è il vero protagonista della Pasqua, e la Pasqua è principalmente la sua Pasqua! Ma a questa Pasqua veniamo convocati anche noi suoi discepoli. L’ospite anonimo che li accoglie rappresenta tutto il Popolo della Prima Alleanza che per secoli ha celebrato la Pasqua come preparazione e profezia di questa Pasqua!
Prima della liturgia pasquale entra ancora il tema del tradimento. Questo mi pare molto importante, e in certo senso “corregge” una nostro infelice atteggiamento interiore che pensa questo banchetto come possibile solo ai degni-sicuri. Qui, invece, e salutarmente, l’affermazione di Gesù circa il tradimento di uno coinvolge tutti! In quell’ambito nessuno può essere certo di essere esente dal pericolo del Male!
Dunque, “profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: ‘Sono forse io, Signore?’”, ed è una domanda del tutto vera e sincera! Qui la sicurezza sarebbe sicumera, stupida certezza. La risposta drammatica di Gesù indica la massima confidenza con Lui – “colui che ha messo con me la mano nel piatto”, una assoluta confidenza e condivisione! – come identificazione di chi lo sta tradendo! Che voglia dirci uno speciale vincolo di comunione tre Lui e Giuda?
Mi sembrano indicazioni straordinarie importanti circa l’ “animo” con il quale si può e si deve partecipare alla “Cena”! Infatti tutti sono sospesi a quella domanda: “Sono forse io?”. E dunque a tutti giunge il monito drammaticamente severo: “l’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito, meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (ver.24).
Il ver.25 è l’apice drammatico di questo colloquio! Perché anche Giuda pone al Signore la stessa domanda, lui che per quanto abbiamo già ascoltato, dovrebbe essere evidentemente informato di quello che egli stesso sta tramando. Eppure, anche lui pone la domanda! Perchè? Tento una risposta! Perché il male e il peccato che il male genera in noi è sempre molto più grande di noi. Giuda non potrà liquidarlo con il cinico compenso da parte dei sacerdoti di quei trenta denari! Il male che lo ha invaso e imprigionato è molto più grande di lui! La nota di una bibbia dice che in questo momento Giuda “si scopre”, ma non mi sembra un’osservazione soddisfacente. Io ritengo che, malgrado il suo progetto e la sua responsabilità, anche Giuda in questo momento sia pieno di tremante tristezza. Non vi sembra così? Devo dirvi che io conosco questo. Così avete capito di che razza io sono. E anche perché sono inquieto per Giuda e per la sua vicenda. Un’altra nota dice che Gesù “non lo maledice e non lo condanna”. Concedetemi che anche Gesù nei confronti di Giuda è inquieto e turbato. Perché lo ama!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.