27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. 28 Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
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L’incontro con il Signore ha una sua essenziale radicalità, che possiamo incontrare riportandoci sempre all’evento fondamentale della salvezza: la Pasqua del Signore!
E’ proprio l’evento pasquale a rivelare e a comunicare la novità assoluta della vicenda cristiana: un evento di tale rilievo che esige e implica la morte e la risurrezione di chi ne viene visitato!
Il dono di Dio nella persona e nell’opera pasquale del Signore Gesù non può non essere in modo assoluto la morte – la fine! – di un’esistenza e la nascita della vita nuova!
Solo questo consente di liberare l’evento da ogni limite, da ogni ipocrisia e da ogni equivocità!
Ed è questa “assolutezza” dell’evento pasquale della salvezza che impedisce ogni mediocrità e finzione, e peraltro è capace di portare a salvezza ogni vicenda e condizione umana, anche la più violenta e negativa!
E questa potenza respinge ogni limite e ogni ipocrisia!
Non si tratta di un semplice “progresso etico” e non sopporta nessuna finzione e mediocrità!
Anche chi volesse impegnarsi in uno sforzo di semplice “progresso etico” sarebbe fuori dalla verità dell’evento!
La cura scrupolosa del farisaismo che pretende di saper eliminare ogni limite e ogni infrazione è illusorio e inevitabilmente ipocrita!
“Scribi e farisei ipocriti” sono irrimediabilmente coloro che identificano l’evento della salvezza e della vita nuova con uno sforzo o peggio con l’apparenza di una vera conversione etica!
L’evento non può essere che dono divino!
Chi pretende di operare con le sue forze e con la sua volontà è destinato all’ipocrisia e al fallimento!
E questo, al di là e ben più profondamente di ogni apparenza!
Il dramma “farisaico” è più profondo e grave di ogni tentativo e di ogni apparenza!
I vers.27-28 sono l’esplicitazione forte e radicale di questo limite! Non è solo “ipocrisia”! E’ impossibilità! La presunta “conversione” è irrimediabilmente apparenza e quindi “ipocrisia e iniquità”! (ver.28).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le tombe erano situate per lo più in terra e si imbiancavano con la calce perché la gente le vedesse e non le calpestasse. Calpestandole si diventava “impuri”! In Palestina, nei mesi invernali, cadono grandi quantità di pioggia e la calce si dissolve; per questo prima di Pasqua si usava darne una nuova mano per imbiancare di nuovo i sepolcri. Gesù, che ricorre spesso a immagini sorprendenti, si rifà qui ai “sepolcri imbiancati”: belli fuori, “ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume”. E l’immagine non è esagerata, poiché egli vede nel cuore, nella mente dei suoi interlocutori “ipocrisia e iniquità”. Quest’ultimo termine mi sembra particolarmente grave; in greco è “anomìa”: la condizione di chi è “senza legge” e la viola regolarmente. Proprio coloro che si vantavano di essere i perfetti osservanti della legge (non 300 precetti, come avevo scritto qualche giorno fa, ma più di 600), Gesù li vede e li qualifica come dei “senza legge” e trasgressori. E noi? Il Signore vede nei nostri cuori e conosce la nostra “anomìa”, la nostra difficoltà a seguire le regole dell’amore, dell’accoglienza, della fraternità, della misericordia… Il suo richiamo, anche brutale e severo nei termini, è per il cambiamento e la conversione.