Cara Leonia, la Messa per il tuo congedo da noi e il tuo ingresso nel giardino di Dio l’ho vissuta un po’ come la morte della Sposa. C’è l’inizio di queste nozze, quella domenica ormai lontana nel tempo.

Era il tre settembre del millenovecentosettantadue. Io dicevo Messa per la prima volta e tu ti consegnavi al dolce vincolo della tua professione religiosa. Dolce e piccolina: la giovane troppo giovane, la Dosolina del "Mulino del Po" di cui si innamora con un certo imbarazzo il maturo mugnaio del romanzo di Bacchelli. Ma come la sposa del romanzo, anche tu a mostrare, nella dolcezza, la forza del tuo carattere, e nella gentilezza dello sguardo la profondità della tua fede e del tuo amore.

E poi tutti questi anni, che hai vissuti come figlia amata di tante comunità cristiane, sorella di tante mamme e tanti papà, e sopratutto angelo vigile e affettuoso di legioni di piccoli, che nella tua carezza hanno conosciuto la carezza di Dio. Praticamente senza vederci mai, abbiamo camminato sempre insieme: uscendo ogni mattina nel deserto della nostra vita per trovarvi sulla superficie il Pane della Vita del Vangelo di Gesù. Pane che negli ultimi anni abbiamo spezzato più intimamente insieme per quel piccolo messaggio che ogni mattina ci univa, perchè il Pane di Dio, spezzato insieme, più profondamente ci nutrisse e ci tenesse uniti.

La tua passione di questi ultimi mesi, celebrata nella mitezza e nell’obbedienza del Signore, ha portato a supremo splendore la tua piccola vita, nascosta a questo mondo e amatissima dallo Sposo del cielo. Ieri, nella chiesa delle Budrie, mi sembrava di vederti come distesa e riposata sul prato fiorito che copriva il tuo corpo. Quando più tardi qualcuno mi ha chiesto:"che dici di una vita come questa?", mi è stato facile rispondere: "una grande storia d’amore, un innamoramento che rapisce il cuore, un fuoco che non si spegne".

Mi ricordavo di una conversazione con i miei bambini , seduti sull’argine del Panaro, una sera d’estate. E uno di loro, forse già affacciato al mondo dei sentimenti amorosi, che domandava se è possibile innamorarsi per sempre. E mi stupiva che diversi di loro dicessero che magari ci si vuole sempre bene, ma sempre innamorati è difficile. Ma a lui piaceva pensare che l’innamoramento possa essere per sempre. Quel ragazzino, oggi uomo maturo, è entrato in chiesa mentre ci si congedava. Mi ha riconosciuto, e anch’io l’ho riconosciuto. "Le volevo bene" mi ha detto, "e anch’io le ho voluto bene. Ma adesso…". "Adesso puoi volergliene molto di più" gli ho risposto. "lei è stata veramente innamorata per sempre". Ha sorriso. Spero che abbia capito. Tu, in ogni modo, tienilo vicino. Un caro bacio. Giovanni.