36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
39 Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? 40 Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. 41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
43 Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45 L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
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Propongo per il brano di oggi una lettura unitaria, raccolta intorno al ver. 36, e quindi al primato assoluto della misericordia. Mi induce a questo l’osservare come Luca raccolga insieme le parole che oggi ascoltiamo, e che nel testo di Marco e soprattutto in Matteo sono sparse e separate. Questo mi ha portato a pensare che tutti i frammenti raccolti qui – se ne possono individuare fino a sette! – vogliano essere commento e sviluppo di quanto Gesù appunto afferma al ver. 36, e cioè di quel primato della misericordia affermato perentoriamente come il cuore del mistero stesso di Dio Padre: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”. Ci è concesso, donato e richiesto l’agire stesso di Dio! E viene concesso l’esercizio della misericordia a noi che per primi ne abbiamo bisogno!
Così ai vers. 37-38 il non giudicare e il non condannare, e l’esercizio attivo del perdono, sono messi in stretta relazione con la nostra condizione di peccatori bisognosi dello stesso perdono. L’immagine potente di questa “buona misura, pigiata, scossa e traboccante” si riferisce proprio a quella misura di perdono che noi stessi aspettiamo e che è legata al perdono che noi eserciteremo. Ricordiamo come il rimettere agli altri il debito sia, nella preghiera del Padre Nostro, condizione per essere a nostra volta sciolti dal nostro debito.
C’è dunque una solidarietà tra i peccatori che non è omertà ma appunto misericordia. La misericordia va dunque considerata come il grande regalo che Dio ha fatto all’umanità, un’umanità che razionalmente non avrebbe il diritto di esercitarla in quanto è un’umanità tutta peccatrice!. Ma così Egli ha fatto! Un cieco non può “guidare” un altro cieco. Uno che ha una trave nell’occhio non può pensare di vedere e addirittura di togliere la pagliuzza che è nell’occhio del fratello. Così i vers. 39-42. Quindi nessuno è legittimato a giudicare nessun altro! Né a scomunicarlo! Ogni giudizio, in questo modo, è definitivamente bandito.
Ma è proprio in questo orizzonte di severa umiltà che Dio Padre affida ai suoi figli il compito primario del perdono. E’ per questa via che possiamo conciliare i vers. 39-42 che universalizzano la condizione del peccatore, con i vers. 43-45 che ci parlano di alberi buoni e di uomini buoni. Chi sono questi alberi e questi uomini? Sono coloro che, bisognosi di misericordia, la esercitano verso gli altri. Forse qualcuno ricorderà il dibattito intorno alla chiesa santa e peccatrice. La chiesa è fatta tutta di peccatori ed è santa perché in essa si esercita con assoluto rigore la misericordia divina che ai peccatori è stata affidata. La misericordia sono quei “frutti buoni” fatti dall’albero buono. Al contrario, sono frutti cattivi quelli che l’uomo produce quando non perdona, ma giudica e condanna. Per questo Gesù può arrivare all’audacia di dire che ci sono “uomini buoni che hanno un buon tesoro nel cuore”. Sono appunto coloro che ricevono misericordia e la comunicano. Chiunque li avvicina, o è da loro avvicinato, trova in se stesso un frutto buono di perdono e di pace.
E’ chiaro che tutto questo è possibile a motivo del Signore Gesù, e della assolutezza della sua volontà di perdono e di riscatto di ogni uomo e ogni donna della terra.
L’ipotesi che ci sia qualcuno che, essendo giusto, possa giudicare gli altri, appare a questo punto mostruosamente stucchevole. Di più: demoniaca. L’uomo misericordioso è un esperto di misericordia sia perché ne ha bisogno sia perché molta ne ha ricevuta.
Mi colpisce questa “reciprocità a tre”, che il Signore ci invita a praticare, tra Lui stesso, noi e gli altri. Dio ci tratta con una misericordia viscerale, illimitata, se solo noi usiamo un po’ di misericordia verso gli altri; ci perdona e ci dona in sovrabbondanza, se solo assumiamo un atteggiamento di dono e perdono, superando rancori e risentimenti… Diversamente dalle divinità delle religioni “normali”, Dio non ci chiede “oblazioni e sacrifici”, nè le altre cose che spesso ci sentiamo in dovere di fare per Lui…, ma solo di aprirci a questa “vita di grazia” come ci viene presentata in questi capitoli. Possiamo ormai accantonare la “categoria del merito” e stabilirci con fiducia in quella del dono gratuito da parte di Dio.
cosa commentare dobbiamo solo tacere ed ascoltare, ascoltare Cristo fin quando non capiremo le sue parole. Tacciamo tutti perchè non sappiamo ancora parlare.