31 Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: 32 verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi 33 e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà». 34 Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.
35 Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36 Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37 Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38 Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39 Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40 Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41 «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». 42 E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43 Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
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Questo ulteriore annuncio della sua passione, morte e risurrezione da parte di Gesù ai Dodici resta “oscuro per loro e non capivano ciò che Egli aveva detto”(ver.34). Questa oscurità mi sembra introduca e conduca efficacemente all’incontro di Gesù con quell’uomo cieco. E’ un cieco mendicante lungo la strada. L’immagine è forte e suggestiva: una strada che egli non può percorrere perché non ci vede. Questo interpreta molto bene la situazione in cui sono i Dodici rispetto al cammino di Gesù verso la sua Pasqua.
E’ importante la presenza di un verbo che propriamente non significa “vedere”, ma “alzare lo sguardo”, che mette in evidenza come non si tratti genericamente di cecità, ma dell’impossibilità di un particolare modo di vedere! I Dodici non sono fisicamente ciechi, ma non sono ini grado di alzare il loro sguardo per cogliere il significato profondo di quello che annuncia loro il Signore. Le parole dell’annuncio della passione non sembrano in sé incomprensibili, ma tuttavia “quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che Egli aveva detto”. Così, la concreta cecità del mendicante di Gerico interpreta in modo profondo la “cecità” dei Dodici. La fede è infatti un “vedere” quello che materialmente con gli occhi non si vede. La fede è il dono e la possibilità di “alzare lo sguardo”. Per questo, resterebbe poco significativo quel “vederci di nuovo” scelto dalla versione italiana. La fede è un venire alla luce, è un vedere finalmente quello che il mendicante chiede sulla strada della sua vita. Anzi, bisogna dire che è fede già il suo essere mendicante sulla strada, il suo bisogno di poter “alzare lo sguardo”. La fede non è solo quindi un dono ricevuto, ma la percezione della propria povertà e il bisogno di esserne salvati.
Così le “figure” incontrate lungo questo capitolo oggi si raccolgono nella sua mirabile conclusione. Anche l’uomo ricco percepiva di cercare qualcosa che non aveva e non era. Ma accanto a lui ci sono anche i bambini portato da Gesù perché il tocchi. E ci sono il pubblicano e la vedova delle due parabole. Tutto si raccoglie per prendere l’ultimo tratto di strada che conduce alla Gerusalemme della Pasqua di Gesù. Prima della Messa Gabriele Vaccari è venuto a dirmi che il Signore questa notte ha chiamato a sé il grande diacono Albino, anche lui finalmente immerso nella Pasqua del Signore. Anche il piccolo bambino ferito che era nel grembo di Sara ci ha lasciati, e il nonno mi dice che ognuno nascostamente piange per colui che era atteso e amato come il prediletto. Tutta la storia dell’umanità è invitata all’ultimo cammino che dalla Gerico del cieco sale in ripida ascesa verso Gerusalemme. Questa è la salvezza e la pace.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-1831-43.html
Beato il cieco che si rende conto di aver bisogno di Gesù per il cammino della sua vita.
E’ la fede che compie i miracoli, Gesù ce lo ha chiaramente detto quando era a Nazaret dove ” a causa della loro incredulità non potè compiere miracoli”.
Quindi anche il Signore non rivoluziona la nostra vita senza la nostra collaborazione e ne avrebbe il potere.
Anche noi siamo ciechi Signore donaci quella fede!