1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3 Ed egli disse loro questa parabola:
4 «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5 Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6 va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7 Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
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Nel nostro cammino lungo il Vangelo di Luca, entriamo oggi in una sezione ricca di parabole, molte delle quali proprie del solo terzo Vangelo, in cui si esalta il tema della misericordia. Così ritroviamo ancora, come occasione e fonte dell’insegnamento di Gesù, “i pubblicani e i peccatori”: qui sono addirittura diventati “tutti” i pubblicani e i peccatori. Spero possiamo oggi avere un po’ di tempo per ritornare con insistente attenzione su questo semplice fatto: tutti i pubblicani e i peccatori “si avvicinavano a lui per ascoltarlo”! Gesù è veramente il loro Signore! E’ questo fatto a muovere ancora una volta – l’avevamo già incontrata nella casa di Levi il pubblicano – l’obiezione dei farisei e degli scribi e la loro mormorazione: “accoglie i peccatori e mangia con loro”. Non dice che mangia con loro perché si sono convertiti, o “se” si sono convertiti, ma semplicemente che mangia con loro.
Ed ecco allora la prima, importantissima parabola, che mi capita spesso di citare, perché con poche parole ha la potenza di esprimere tutto il senso dell’intera storia della salvezza, e di essere quindi un prezioso piccolo paradigma di tutto il testo biblico della Prima come della Seconda Alleanza. La parabola consta di tre “straordinarie” affermazioni.
Prima affermazione. Al ver.4. E’ una domanda volutamente grottesca e ironica. Nessuno lascerebbe novantanove pecore nel deserto per andare a cercare la centesima che è perduta. Ma Dio, sì! Non che “si è perduta”, ma che Lui, il Pastore, “ha perduta”! Non stanchiamoci di riflettere su questa prima affermazione, che dice tutta la partecipazione di Dio al dramma dell’umana miseria, fino al suo coinvolgersi nel mistero e nel dramma del male: Dio ha perduto la sua creatura amata. L’umanità è la creatura di Dio amata e perduta.
Seconda affermazione. Il pastore cerca la pecora. Se la pecora troverà il pastore è solo perché il pastore la cerca. E il pastore cerca la pecora “finchè non la trova”! Affermazione straordinaria, quanto lontana e tendenzialmente opposta a quello che istintivamente e razionalmente si pensa del rapporto tra Dio e il peccatore.
Terza affermazione. Ai vers.5-6. La gioia del pastore che ritrova la sua pecora, e la festa di tutti, di tutti “gli amici e i vicini”, di tutto il cielo (ver.7), per questo ritrovamento. Non un tribunale, ma una festa. Non un’eventuale “sanzione”, ma, come precisa il ver.7, la gioia di tutto il cielo. E anche qui con una precisazione ironica di grande forza: la festa è per questo “solo peccatore” che si pente – ma in realtà, se si può dire così, è in certo modo il pastore che si è “convertito” alla pecora cercandola e trovandola! – e non per i “novantanove giusti, i quali non hanno bisogno di conversione”!! E dove sono, e chi sono questi?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007 (Lc 15,1-10):
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-151-10.html
Al versetto 1 dice che tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinano per ascoltarlo. Solo dall’obiezione di farisei e scribi impariamo che c’è anche questo mangiare insieme. Mi sembra bello che le due cose si illuminino a vicenda: l’ascolto e la mensa, la condivisione della parola e del pane.
Ho anche notato l’insistenza dell’uso di verbi arricchiti nel testo originale dalla preposizione “con”: mangiare con (al v.2), chiamare (al v.6), rallegrarsi con (al v.6). La bellissima vicenda di oggi il SIgnore la vuole condividere, vivere “con”, dalla condivisione del pane alla condivisione della gioia. In particolare ho visto che il verbo del “rallegrarsi con”, nei Vangeli, è proprio del Vangelo di Luca che lo usa qui, nel testo successivo (dove sarà una donna a gioire insieme a vicine e amiche) e nel testo della nascita di Giovanni Battista:”I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.” (Lc 1,58) Bella la gioia per un bambino che nasce accanto alla gioia di oggi. La gioia in cielo per il peccatore riportato a casa, è gioia per una vita nuova, sempre rigenerata dal Suo Amore e dalla Sua misericordia.
E’ proprio difficile per noi capire questo feeling che si stabilisce tra i peccatori e Gesù, tra questa categoria di uomini e Dio. Diciamo la verità: noi i ladri, i corrotti, i pedofili ecc. li condanniamo e basta; facciamo fatica ad immaginare che Dio si metta sulle loro tracce…, fino a trovarli e portarli a far festa in casa sua. – “Sì – diciamo noi – Dio è buono, ma è anche giusto!” E gli occhi luccicano per la prevista, meritata vendetta divina. Ma il Dio che Gesù ci fa conoscere non è così. – Anche il buon pastore non è quell’immagine un po’ sdolcinata che abbiamo assimilato in passato: è uno che, con un comportamento irrazionale, (da folle innamorato?),abbandona il gregge nel deserto e va alla ricerca di quella che ha perso… E vaga senza limiti di tempo e di energie finché non l’ha vista e recuperata. Grande poi la festa finale…