E’ stato bello conoscere la Signora Welbi. Sapete come capita talvolta quando una persona non l’avete mai vista, ma sentendone parlare, e pensandola spesso, ce se ne fa un’immagine. Anche perchè la fotografia di suo marito l’avevo vista. E così succede: visto lui, ti immagini lei. Niente vero! Tutta diversa da come l’avevo creata. Una persona non alta, con un volto molto simpatico, forse più giovane di come appare. Subito gentilissima, come se ci conoscessimo da tanto tempo. Sediamo vicini a parlare di "declinare laico" insieme ad altri due oratori. Sala incredibilmente piena; e pensare che è sabato pomeriggio. Questi sabati che sono stati più da mare che da tavola rotonda. Parla lei. Le valli del Trentino dove è nata e cresciuta, la sua mamma e quello che le ha insegnato. La casa e la Chiesa. Un incrocio affascinante tra un’esposizione semplice e fine, e il sapore di una cultura popolare. Per lei l’esperienza della laicità si raccoglie tutta nella memoria amata di suo marito. L’incontro con una cultura diversa, e la grande fecondità di questo incontro, dove ognuno dà e ognuno riceve. "Sono certa che anche lui ha avuto un’esperienza profonda della fede!", là dove la fede nasce, fiorisce e si manifesta non con i linguaggi dovuti e consueti, ma con i pensieri e le azioni che manifestano la vita nuova, quella che non si può non collegare con gli assi portanti del mistero e del dono. Donna di pace, ignora le punte polemiche che inevitabilmente spuntano negli altri discorsi. Mi racconta che dopo la morte del marito molti amici preti si offrono di dare una benedizione alla salma in piazza. Ma lei rifiuta:"Abbiate pazienza. Ci sono già tante polemiche e divisioni. Lasciamo tutto così, e poi diciamo una bella Messa". E così succede. Le resta dentro una domanda difficile. L’autopsia ha rivelato che non c’era più muscolatura e ogni respiro era una sofferenza enorme. E lui le diceva: "Non ce la faccio più a sopportare il dolore". Devo scappare a casa e saluto tutti in fretta. Con lei ci scambiamo un bacio: è certamente più giovane di me, ma in quel momento la sento come mia mamma. Un ultimo scambio rapido di pensieri:"I progressi della tecnologia sono molto più rapidi della nostra possibilità culturale e spirituale di usarli senza esserne usati". Ci ripromettiamo di non perderci di vista. Buona Domenica. d.Giovanni