..mi demoralizza molto, e soprattutto mi offende intellettualmente e culturalmente questo segno di degrado della nostra società civile! Bastano alcune decine di lavavetri stranieri per togliere ai cittadini di Firenze e di molte altre città italiane il senso della sicurezza? Io non appartengo alla sua stessa prospettiva di pensiero e di fede, ma apprezzo la difesa della Chiesa Cattolica nei confronti delle persone più deboli, e stimo molto i suoi interventi sia negli scritti sia nelle esposizioni pubbliche. Le chiedo come ci si può spiegare che atteggiamenti di questo tipo vengano spesso anche da persone appartenenti a ideologie che si dicono progressiste….. Lettera firmata

Caro signore, in questi giorni non ho letto i giornali, ma ho ricevuto il suo messaggio dopo aver avuto notizie di questo fatto da un’amica che mi ha cercato per telefono. Non ho la pretesa di saper leggere dentro a fenomeni culturali – o sottoculturali – che forse sono punte di aisberg molto profondi. Per quello che riguarda la cultura della sinistra le posso solo dire di un pensiero che da molti anni mi accompagna, nel quale sono stato molte volte smentito da amici che mi hanno saputo mostrare nei fatti la grande coerenza delle loro scelte di solidarietà, e che tuttavia continua a ripresentarsi. Il sospetto nasce in me da qualche considerazione sul mistero del Povero. C’è un Salmo della Bibbia che si apre dicendo:"Beato l’uomo che ha sapienza del povero…" , dove questa sapienza è, nella versione greca, un verbo che dice la volontà e la capacita di "stare con". La nostra cultura di sinistra, al di là di quello che di essa si possa o no condividere, ha sempre manifestato una grande attenzione per le fasce deboli della popolazione. La sua attenzione è stata tuttavia dedicata, come è nelle sue radici di pensiero, al mondo del lavoro e dalle condizioni dei lavoratori. Questo grande impegno penso abbia dato i suoi frutti. Ora però ci troviamo in una situazione nella quale è difficile dire che al centro della questione sociale ci sono i lavoratori. Oggi chi lavora è, grazie a Dio, circondato di garanzie e di difese. Certo, in mezzo a mille ingiustizie. Ma non si può dire che oggi il lavoratore è "il povero". Il povero è una categoria molto più ampia, trasversale,e assume fisionomie sempre diverse e complesse. Il mio timore è che la concentrazione della sinistra sul problema dei lavoratori non abbia sempre promosso una larghezza culturale e una passione di ricerca e di attenzione che aprisse all’attenzione sapiente verso povertà nuove e in certo senso più drammatiche. A me dispiace sentire persone, che si dichiarano sensibili alle ferite della società, essere così pronte a chiudersi in rivendicazioni e proteste che denunciano un orizzonte egoista e impaurito. Tra l’altro, il mondo è sempre più piccolo, e sempre più si vede che non si può pretendere di agire sapientemente in ambito locale se non ci si abitua sempre più ad un pensare mondiale. Anche i diritti dei lavoratori non possono rifiutare il confronto con emergenze drammatiche che esigono nuove risposte. La sua stima per la presenza e l’azione della Chiesa verso i poveri mi consola e mi rallegra. A me sembra che la comunità credente abbia il grande vantaggio culturale e psicologico – ovviamente legato alla dimensione spirituale – di vivere sempre in contatto con la categoria del Povero che per la nostra fede è stata assunta in modo pieno e definitivo da Dio stesso, che, come scrive l’apostolo Paolo, da ricco che era si fece povero. Al punto che solo facendoci poveri possiamo sperare di poter conoscere il Signore della nostra vita. Con tutto questo, non voglio pretendere esclusive di conoscenza e di sapienza, ma solo dire qualcosa del regalo che Dio mi ha fatto. Cordialmente. d.Giovanni.