Il 22 novembre 2012 è improvvisamente tornata al Padre Jachinta, la figlia maggiore di Makarius e Regina, una delle nostre famiglie della Regola che abita in Tanzania. Aveva 34 anni. Diversi di noi l’hanno conosciuta quanto è venuta per tre mesi in Italia nel 2010. Riportiamo qui di seguito la lettera che ci hanno scritto i fratelli e le sorelle di Mapanda e qualche foto di Jachinta scattata durante il suo soggiorno al Panaro.

Carissimi, ieri siamo stati al saluto a Jachinta a Mgagao.
Con noi c’erano anche Emanueli e Victoria, Anges e Mathayo, l’amico di Kizito. Arrivati siamo entrate, noi donne, nella stanza in cui la mamma, le sorelle, le parenti e le amiche si erano raccolte per vegliare la salma. Al lamento triste, delle sue sorelle soprattutto, si è sostituito pian piano il canto dolce e consolante delle anziane prima e poi di tutte: “io vado in cielo…. io vado incontro al Signore…. Dio è amore e ama gli uomini… alleluia… Gesù accoglimi”.

Verso le 11 la salma è stata portata in chiesa e si è celebrata la messa; la mamma con le sorelle e le parenti più strette sedeva per terra vicina alla bara, scalza, con il capo scoperto, in segno di lutto, e lì è rimasta tutto il tempo. Il babbo stava seduto sulla prima panchina e piangeva spesso, in silenzio. I tre fratelli di Jachinta non erano presenti perché non ancora arrivati dai luoghi in cui si trovano per lavoro e studio.

Padre Romanus ha ricordato a tutti che “il Padre che l’ha chiamata l’ha anche accolta” e “lei siede ora nella gloria vicino a Gesù e accanto al Padre”, e “anche se sembra che se ne sia andata, in realtà è ancora anche con noi perché continua ad accompagnarci e custodirci con la sua preghiera”. Il coro ha accompagnato tutta la liturgia con il canto e piccoli movimenti di danza. Usciti di chiesa c’è stato un ultimo saluto alla salma, e le siamo passati vicino e abbiamo visto il suo visetto, bello, avvolto in un kitenge colorato. Poi ci siamo avviati al cimitero, sempre cantando, e lì, dopo una benedizione, è stata sepolta, con tanta gente che partecipava in un silenzio rispettoso o seguendo il canto.

Alla fine, come è tradizione, una persona a nome della famiglia ha ringraziato tutti per i tanti segni di affetto e condivisione ed ha ricostruito un po’ la sua storia (a partire dalla nascita avvenuta il 13 ottobre del 1978) e la causa del decesso, parlando della sua fatica fin da bambina e citando poi apertamente e pacatamente la sua condizione precaria di salute e la sua frequentazione, da alcuni mesi, del centro per la cura delle persone sieropositive (CTC) a Usokami. E’ stato un atto di coraggio e dignità veramente grande, bello e importante perché è la prima volta in assoluto che abbiamo sentito parlare in modo diretto di questo problema in occasioni come questa. Speriamo che possa essere un incoraggiamento anche per molti altri a non perdersi d’animo, a non tenersi nascosti e ad aiutarsi reciprocamente.

La famiglia ha accolto tutte persone presenti (moltissime) per un pasto insieme, chi nel cortile intorno a casa, chi in qualche stanza; noi, con alcuni altri, in sacrestia. Siamo poi andati a congedarci da Makarius, Rejina e le figlie, tutti molto provati, portando anche i vostri saluti e i segni del vostro affetto e della vostra partecipazione. Nei prossimi giorni pensiamo di tornare a trovarli e portare loro anche il testo tradotto dei messaggi che avete mandati. Sicuramente il vostro ricordo e la vostra preghiera sono per tutti loro e per noi di grande conforto. Grazie. Un saluto ed abbraccio carissimi.

I fratelli e le sorelle di Mapanda, 24 novembre 2012

Il 23 dicembre 2012, durante una visita di qualche giorno a Mapanda, Makarius e Regina ci hanno scritto questa bella lettera:

Carissimi Padre Giovanni, mamma Anastasia, fratelli e sorelle e amici tutti delle famiglie della Visitazione, vi salutiamo nel Signore. E’ nostra speranza che tutti stiate bene e nella gioia mentre vi preparate alla celebrazione della solennità del Natale ormai prossimo, quando contempleremo l’amore di Dio per noi, incomprensibile alle nostre intelligenze umane, per il quale si è fatto uomo e ha abitato in mezzo a noi miseri e peccatori.

Carissimi, vi scriviamo questa lettera da Mapanda essendo presso i fratelli e le sorelle, i quali ci hanno accolto con gioia e grande affetto fraterno, e con i quali abbiamo celebrato la Messa quotidiana, con condivisione della  Parola di Dio; e prima, come sua preparazione, il mattutino.

Oggi 22 dicembre, giorno in cui vi scriviamo questa lettera, ricordiamo un mese da quando la nostra amata figlia Giacinta ci ha lasciato ed è tornata al nostro Padre nei cieli; ed è ora unita ai nostri fratelli che là ci hanno preceduto.

Vogliamo ringraziare tutti per il loro essersi uniti a noi in tanti modi in questo nostro lutto, davvero come essendo una unica famiglia. Le vostre preghiere e offerte sono state a noi di consolazione per tutto questo tempo di pianto. E la Parola di Dio che leggevamo e meditavamo in quel tempo a riguardo la passione del Signore, la sua morte e risurrezione, ci ha aiutato a comprendere che dopo le sofferenze e la nostra morte non c’è la fine della vita, ma c’è la resurrezione; e perciò la morte non ha piu’ forza.

Vogliamo anche dirvi che tra i molti che hanno partecipato alle esequie, c’erano i nostri fratelli e le nostre sorelle di Mapanda, dal primo giorno a quello successivo. Sono venuti anche Baba na Mama Claudia insieme ai loro due figli Abeli e Claudia; che pure hanno dato un contributo in denaro e alimenti per l’accoglienza di coloro che hanno partecipato alle esequie di questa nostra figlia.

Vogliamo anche farvi sapere che il 22, un’ ora prima della sua morte Giacinta ha ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi. Il giorno dopo abbiamo celebrato la Messa per la sepoltura; e voi fratelli nostri, sia in Europa che in Terra Santa, in luoghi diversi, l’avete ricordata e avete pregato per lei. Abbiamo così speranza che Dio ha ascoltato tutte le preghiere e la ha accolta nelle sue dimore eterne.

Se non vi sono contrattempi, il 10 gennaio verrà posta la croce alla sua tomba.

Infine ancora vi facciamo gli auguri per le feste di Natale e dell’anno nuovo, perché siano di gioia e di pace per i cuori, nonostante il grave fatto del terremoto verificatosi quest’anno e che ha provocato così tanti danni.

Vi abbracciamo tutti e vi mandiamo u n bacio con affetto

Makarius e Regina