14 Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d’Israele. 15 Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. 16 Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo d’Israele. 17 I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. 18 Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. 19 Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti; 20 perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele.
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Il “redentore” del v.14 traduce l’ebraico “go’el”: colui che vendica il sangue versato del parente ucciso (Nm 35,19), il difensore della vedova (Rt 2,20). Qui è Dio stesso che rivendica questo ruolo nei confronti del suo popolo. Tutto questo verrà illuminato dalla Pasqua: sarà Dio stesso, in qualità di “parente più prossimo” a risuscitare il Figlio ucciso, inaugurando un “ritorno dell’umanità” dalla morte alla vita (da Babilonia a Gerusalemme). Sarà storicamente il re persiano Ciro il liberatore di Israele dalla cattività babilonese, ma il popolo di Dio deve “vedere, conoscere, porre nel cuore (così in ebraico)e infine comprendere” (v.20) che la realtà è più profonda delle apparenze, e che sotto a tutti gli strati della storia c’è la volontà di Dio per la sua salvezza. I vv.15-16 riprendono 40,3-5, si tratta di “preparare la via e renderla piana” affinché il ritorno a Gerusalemme sia agevole; questo ci porta a Giovanni Battista, che con il suo battesimo aprirà e spianerà la strada alla conversione dei cuori e alla Pasqua (Lc 3,4-6). I vv.17-19 anticipano la stupenda profezia di 55,1-3 (“O voi tutti assetati, venite all’acqua…), ripresa da Gesù alla fine della Festa delle Capanne nel tempio di Gerusalemme: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura (Is 55,1-3): Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-38). Il “go’el” dell’umanità può quindi dire: “È compiuto” (Gv 19,30) quando queste sue parole troveranno compimento sulla croce: “…ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19,34).