IMG_0121Prosegue c/o la parrocchia di S. Antonio alla Dozza (Bologna) il ciclo di incontri per un “cammino di introduzione al Corano ed all’Islam”

Relatore:
fratel Ignazio De Francesco della comunità di Monte Sole.

Quì il collegamento al programma degli incontri con i rimandi alle registrazioni degli incontri svolti fino ad ora.

Di seguito pubblichiamo la registrazione audio ed un resoconto sintetico del quinto incontro di mercoledì 27 maggio 2015.

Registrazione audio (file mp3)

Piccola sintesi degli interventi a cura di Francesco Scimè:

L’ISIS, la violenza, la guerra santa (Jihad)

Un manuale serio: Bonner, “Jihad, teoria e pratica”.

La Jihad non è riconducibile solo a fatti politici-economici contemporanei, ma è un discorso interno ad un dibattito emerso nel mondo islamico soprattutto negli ultimi 150 anni.

All’inizio Mohammed e i suoi seguaci subiscono persecuzioni, ma non si difendono con le armi. “Nessun combattimento se non con l’ordine di Dio” (primi 12 anni, alla Mecca). Ad un certo punto, però, nei primi 10 anni di Medina, arriva per rivelazione di Dio il permesso di combattere, ma non contro le donne, i bambini e coloro che attendono al loro lavoro (“civili”).

Questione: le sure antiche, pacifiste, sono superate da quelle successive?

Sura 9, 4-5 (versetto della spada): uccidete gli idolatri, ma, se si pentiranno, li lascerete, perché Dio è indulgente e compassionevole.

Il commentario sunnita di Jala al Din (del 1505) sostiene che questo versetto abroga i precedenti. C’è una Jihad di difesa e una di attacco,  una armata e una spirituale, interiore, di lotta contro le passioni.

Questioni dibattute:

– È un obbligo,  individuale,  di tutti,  oppure di alcuni per tutti (soldati)?

– Chi può dichiarare la guerra santa, lo Stato o anche un singolo, o un gruppo?

– Chi è lecito colpire? Solo combattenti o anche donne e bambini? Solo i non credenti o anche i musulmani accusati di eresia, di apostasia?

– La sorte dei nemici vinti. Il problema del pagamento della tassa di protezione per coloro che si trovano in territorio occupato dai musulmani.

Altri fattori recenti che hanno inciso sul dibattito:

– il colonialismo europeo

– la caduta dell’impero ottomano

– la nascita dello Stato di Israele e l’occupazione della Palestina

– l’invasione sovietica dell’Afghanistan e le successive guerre in tutta l’area.

Correnti recenti:

– Ramadan (m. 2013)

– Jawat al Said(n. 1931): Jihad difensivo; usare la violenza è un segno di debolezza dell’islam,  perché non si crede alla forza della verità.

– “fatwa”: pronunciamento di un maestro o di un gruppo,  che si presenta come normativo per tutti i musulmani. Ci sono fatwe che dicono di uccidere tutti gli americani, finchè occupano militarmente territori islamici.

L’ISIS

Scopo dello Stato islamico (da un documento del sito dell’Isis):

–         Stabilire la religione e diffondere il monoteismo.

–         Trattare i miscredenti secondo quanto Dio e il suo profeta hanno stabilito.

–         Stabilire il califfato e la Legge di Dio nella società. Realizzare la fraternità islamica superando il sistema tribale. Distribuire le ricchezze e offrirle ai bisognosi.

–         Liberare le terre dalla presenza dei miscredenti.

–         La guerra come strumento per realizzare tutto questo.

Mons. Stefano Ottani

Breve resoconto storico del cammino di questi anni di coinvolgimento a Bologna di ebrei e musulmani. Si incominciò l’11 ottobre 2001, per interessamento dell’allora Presidente della Provincia di Bologna, a Montesole.

Abbiamo in un primo tempo cercato di mettere in evidenza gli elementi comuni alle diverse tradizioni,  poi anche gli elementi che ci distinguono. È ormai un dato di fatto che siamo in un mondo di pluralità di presenze.

Non un dialogo interreligioso, ma un incontro tra credenti delle diverse religioni. Ogni religione ha la pretesa di essere la migliore, ha una pretesa di assolutezza. Il vero tema che ci accomuna invece è Dio, la fede; quindi l’incontro tra credenti, tra uomini in un itinerario verso Dio. Questa è l’impostazione dei nostri incontri. Avvicinandoci a Dio ci avviciniamo tra noi. Non dico “smetti di essere musulmano”, “convertiti da questa religione a un’altra”, ma di fare un cammino comune di ricerca della verità.

Siamo andati insieme in Terra Santa e lì abbiamo vissuto una giornata dell’ebreo, del musulmano e del cristiano nei luoghi santi di ciascuno.

Tutto questo avviene a Bologna. I musulmani sono i compagni di classe dei nostri bambini,  i vicini del nostro pianerottolo,  quelli che incontriamo in autobus. La pace non la si può più pensare se non in termini interreligiosi.