Posso pensare che lei, don Giovanni, sia molto arrabbiato per i prevvedimenti del governo nei confronti degli stranieri clandestini… (messaggio firmato)

Non sono arrabbiato. Sono preoccupato, questo si. Ma non preoccupato "in grande", per la civiltà e le cultura del nostro paese. Fin da piccolo mi hanno insegnato che bisogna essere rispettosi nei confronti dello Stato anche quando non approviamo disposizioni e norme emanate dal governo. Ho sempre sentito dire in casa mia che per cambiare le leggi sbagliate bisogna cominciare con il rispettarle. Dunque, non sono arrabbiato, come le dicevo. Certo, la mia vita è affollata di questi fratelli e sorelle che vengono da terre lontane. La mia casa da anni è abitata da persone straniere che mangiano alla nostra tavola e dalle quali abbiamo ricevuto sempre e solo del grande bene. Anche adesso ci sono questi ospiti con noi. Per loro sono preoccupato. E anche addolorato. La clandestinità non l’hanno certo voluta . L’hanno subìta da una legislazione che non apre più le porte del nostro paese. Giovanni Battista, Marcello, Murad, Antonio, Teresa, Daniela…quanti ne sono passati, con lunghi percorsi di attesa per ottenere – ma non sempre ci sono riusciti – permessi difficili da raggiungere e da mantenere. Senza la nostra ospitalità sarebbe stato arduo resistere. Ospitandoli, tante cose sono state possibili per noi verso tanti altri che hanno potuto avere il loro affetto e il loro umile servizio. Voglio bene a queste persone. Nessuno di loro, qualunque fosse la sua tradizione spirituale e culturale, è rimasto chiuso e indifferente davanti alla nostra piccola vita di preghiera e di carità. Per me sono veramente dei fratelli e delle sorelle. Sono parte integrante di quella famiglia che il Signore mi ha regalato con generosa sovrabbondanza. Il mio Vescovo mi ha sempre aiutato a tenere alto il primato di una fratellanza che attraverso Gesù consegna Dio come Padre all’intera umanità. Non so di altri. O lo so dalle notizie del giornale. I miei sono tutti innocenti. Qualcuno ha attraversato il grande deserto africano a piedi. Arrivato in riva al Mediterraneo è salito su una barca che è affondata. Ha salvato persone che stavano per annegare. Arrivato da noi, non l’abbiamo neppure potuto assumere come lavoratore. Lui o lei lavorano per noi. Diamo loro un compenso che è pochissimo rispetto al bene che da loro riceviamo. Da anni sono un fuori legge. Una ragazza dolcissima che ha accompagnato la mia mamma sino alla fine è rimasta amica preziosa di tutto la mia famiglia d’origine. Quando tempo fa siamo riusciti a fare un pellegrinaggio di famiglia in Terra Santa, i miei fratelli l’hanno invitata a venire con noi, perchè lei è una di noi. Capisco che mi si potrà dire che quindi mi contradico, perchè non è vero che rispetto le leggi. Rispondo dicendo che mio padre mi ha insegnato che un cristiano può – e magari deve – disobbedire ad una legge che in coscienza ritiene contraria al Vangelo, se è pronto a pagare fino in fondo la sua inadempienza. Non ho però fatto un pensiero così impegnativo. Ho ritenuto soltanto che l’unico Padre di tutti mi chiedesse di far prevalere prima di tutto il dovere di celebrare la sua meravigliosa famiglia, quella che è più vasta di ogni cultura, e nazione, e fede religiosa, e interpretazione etica…più grande di ogni giurisprudenza. Su questo non mi ricordo che mio papà mi avesse dato disposizioni precise. Quando alla fine c’incontreremo, saprò se questo vecchio notaio di campagna , ma soprattutto se il Padre che il mio papà ha celebrato così bene nella sua vita, dovranno tirarmi le orecchie prima di farmi accomodare tra loro.
Buona Domenica a tutti. Giovanni della Dozza.