Caro don Giovanni, ho visto per caso su un giornale le cifre dei matrimoni di Milano. Quelli religiosi sono molto meno di quelli civili, che a loro volta sono molto diminuiti, perchè viene sempre più avanti la sola convivenza. La sua rubrica che a me piace molto non è forse il posto giusto per parlare di una questione così grande. Le scrivo per domandarle solo un suo pensiero sul quale andare avanti a pensare. Io sono molto preoccupata anche poerchè una delle mie figlie convive senza matrimonio e l’altra mi dice che pensa di fare ka stessa cosa. Hanno conosciuto buoni ragazzi che anche loro hanno avuto una crescita nella chiesa cattolica, ma dicono che adesso per loro il matrimonio in chiesa sembra più una commedia inutile. Con stima. (il messaggio non è firmato)

Certo dobbiamo farci noi per primi molte domande e tentare un esame di coscienza attento e severo. Mi ferisce anche l’osservazione, di per sè secondaria, che lei Signora mi riferisce, sul pensiero che il matrimonio in chiesa sia una commedia. E’ cosa che da sempre mi fa soffrire in molte occasioni. Siccome credo che più che accusare altri o altro, è sempre meglio essere attenti con noi stessi, mi sembra che dobbiamo chiederci come mai il matrimonio cristiano non sia più “Buona Notizia” del Vangelo.

Non sembra dire qualcosa di nuovo e di bello ai giovani che formano una famiglia. E più attentamente dobbiamo domandarci se la crisi attuale non abbia delle origini anche lontane nel tempo. E delle ragioni più profonde di quello che esternamente si possono notare. Ma siccome, come Lei dice, in poche righe si può dire poco, preferisco fare riferimento diretto alla sua vicenda e a quello che Lei mi scrive.

La realtà e la forza del Vangelo si manifestano non quando rivendichiamo o denunciamo un mancato adempimento, ma quando per la potenza dell’annuncio evangelico proponiamo una prospettiva e una speranza nuova a chi si prepara al delicato passo di un vincolo affettivo stabile e fecondo. Inutile continuare a dire che questo o quello è sbagliato. Bisogna che in qualunque situazione e a qualunque vicenda possiamo annunciare una realtà nuova e luminosa. Sua figlia ha scelto insieme al suo compagno un certo volto della loro comunione d’amore.

E’ inutile ormai, e anche dannoso, contestare e rimproverare quello che vivono. Adesso è necessario proporre loro un passo, una strada, e un obiettivo molto più ricco, più affettuoso, più protetto e più lieto, di quello che hanno raggiunto con le scelte fatte fin’ora. Quando è difficile chiedere qualcosa attraverso la verità e la forza della Legge, anche la più giusta e la più razionale, è ora di ricordare che la potenza del Vangelo è la sua seducente bellezza.

La sua capacità di far visita anche alle situazioni più lontane, più ferite e più sbagliate, per aprire a tutti e a ciascuno la strada meravigliosa di Gesù. Per fare di Pietro un “pescatore di uomini”, Gesù gli ha chiesto un favore – quello di poter predicare dalla barca – che valorizzava il suo mestiere di pescatore di pesci. La convivenza dei suoi ragazzi che si vogliono bene è una barca con la quale, come suggeriva il Papa Giovanni Paolo, “prendere il largo”: per una pesca della vita insperata e meravigliosa.

Con affetto. d.Giovanni.