1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
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Accogliamo con riconoscenza e con attenzione profonda il breve testo di oggi, molto prezioso per cogliere l’annuncio evangelico sul mistero del femminile e sulla presenza delle donne nella vita cristiana. Diversamente dagli altri Vangeli, Giovanni coglie Maria di Magdala da sola al sepolcro di Gesù. E aggiunge un’osservazione di grande importanza: ella vi si reca “di mattino, quando era ancora buio”. Le “tenebre”, termine qui reso con la parola “buio” hanno un posto di grande rilievo nel Quarto Evangelo perché non significano solo una condizione temporale, come si potrebbe pensare in questo versetto. Si allude sempre alla condizione profonda del mondo e dell’umanità. Le tenebre sono in radicale opposizione al mistero di Dio, che è luce. E questo fin dai primi versetti del testo evangelico: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv.1,5). E per citare un altro testo: “Gesù disse: Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv.8,12). E molti altri luoghi sia del Vangelo secondo Giovanni, sia nella Prima Lettera di Giovanni. Questo recarsi nel buio al sepolcro di Gesù, e da sola, sembra voler sottolineare con intensità l’affrontamento del volto negativo della storia, alla ricerca della luce del Signore. Questo versetto mi riporta a Cana e al “non hanno vino” della Madre di Gesù. Dice la determinazione a “non passar sopra” alle povertà, alle assenze, alle povertà della storia, e alla necessità di trovare la luce che vinca tali tenebre.
A conferma , mi sembra, di questo, la pietra “tolta dal sepolcro” non è accompagnata come negli altri Vangeli da apparizioni angeliche, ma suscita nella Maddalena una reazione di allarme e di denuncia: “Corse allora … e disse loro: hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”. Stupefacente! Per lei la mattina di Pasqua incomincia con la scoperta e la denuncia di un’assenza! Poi tutto si illuminerà, ma la condizione di partenza è il coraggio di un cammino nel buio, la corsa dai due amici importanti di Gesù, e la denuncia della sua assenza. E di più ancora! Dice loro: “ …e non sappiamo dove l’hanno posto”. Questo è importantissimo per non omologare e ridurre l’evento della fede a una dottrina. Noi, anche noi amici e discepoli di Lui, “non sappiamo”! La fede è sempre un avvenimento. Un avvenimento di salvezza, un dono divino alla nostra povertà, al nostro buio. Non si può cogliere la presenza e la potenza del Signore, se non a partire dalla sua assenza e dal nostro “non sapere”. E quello che Maria di Magdala oggi ci comunica è già, splendida, la fede. Averlo conosciuto ci porta incessantemente e inevitabilmente a coglierne l’assenza nella nostra povera storia, e a cercare e a chiedere la sua presenza. Credere, infatti, è sempre risorgere dalla “morte” della nostra condizione. Nella fede non si è mai “esperti”, ma sempre novizi. La fede non é una scienza, ma un’esperienza. E quanto è più profondo il cammino della fede, tanto più è forte l’esperienza del passaggio – e “passaggio” è il significato possibile della parola “Pasqua” – dal buio alla luce, dalla morte alla vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Giuseppe di Arimatea e Nicodemo si sono occupati del cadavere di Gesù: deposizione e sepoltura. Un discepolo “con paura” e un – potremmo dire – simpatizzante non possono che fermarsi davanti al dramma ineluttabile della morte. Non così i discepoli: Maria di Magdala e il discepolo amato, ma anche il fragile Pietro, pur nelle “tenebre” e in stato di angoscia (“corse”), muovono i primi passi alla scoperta di Colui che è il Vivente. Raggiungeranno piena fede nel Signore risorto.