28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Seleziona Pagina
Fino all’ultimo istante della sua esistenza terrena Gesù governa e guida Sé e la sua vita. Ed è Lui a determinare il compimento della Scrittura! In certo modo, la Scrittura stessa dipende da Lui. Egli “sa” che tutto è compiuto, perché è in Lui e per Lui che tutto si compie. Mentre in molti altri luoghi evangelici le cose accadono perché nella Scrittura così è scritto, qui è Gesù che guida la storia nel compimento della Scrittura. E il “tutto è compiuto” dei vers.28 e 29 è nella sua persona e nella sua comunione con il Padre che si è compiuto. Ed è quindi Lui che opera “affinchè si compisse la Scrittura”.
Per questo anche l’evento stesso della sua morte è potenza della sua regalità. Dunque la sua morte è in realtà “consegna dello Spirito”. E’ Pentecoste. E’ atto con il quale Gesù consegna all’umanità la sua vita. Nei testi successivi questo dono sarà confermato e approfondito. Qui in ogni modo la morte è affermata come pienamente riscattata nell’orizzonte del dono. E si può pensare tutto questo in due direzioni: Gesù consegna il suo Spirito al Padre, e insieme lo dona all’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Oggi sarebbe meglio tacere… Riprendo un solo particolare: l’aceto che accostano alla bocca di Gesù morente. Mentre il vino è il simbolo dell’amore sponsale e della gioia, l’aceto è simbolo di odio. Nemmeno l’ultimo gesto dei soldati o dei Giudei presenti è ispirato a compassione, a pietà. Ma ecco che anche in questo episodio l’autore vede qualcosa di bello e di grande. La spugna piena d’aceto viene elevata con un ramo di issopo: impossibile, poiché l’issopo è una pianticella piccola e inadatta allo scopo. Ma l’issopo era servito per spruzzare il sangue dell’agnello pasquale nella notte dell’esodo. Quello di Gesù, in conclusione, è il sangue che ci libera dalla schiavitù e dalla morte…, come la sua carne è il cibo che ci nutre nel grande cammino.