25 Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
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Molti di voi sanno che queste Parole sono per me uno dei passaggi più preziosi, più delicati e più misteriosi di tutta la Bibbia!
Mi affascina molto anche la tradizione ikonografica di questo testo, e sono grato alle mie sorelle e ai miei fratelli ikonografi che hanno scritto l’ikona centrale di alcune nostre chiese ispirandosi alla Croce custodita nella Cattedrale di Bologna, dove appunto sotto la Croce del Signore stanno la Madre e il discepolo amato!
Ci sono non poche persone sotto la Croce, ma Gesù individua ed esalta con il suo sguardo queste due figure.
Sembra che di loro Egli voglia fare una realtà e un incontro di primaria assoluta importanza, la realtà che nasce nella nuova creazione che scaturisce dal suo sacrificio d’amore.
Ricordiamo che in Gv.2, alle nozze di Cana, ci aveva colpito l’appellativo “Donna”, con il quale Gesù si rivolgeva a sua Madre. Ora l’appellativo è ripreso!
E’ inevitabile e meraviglioso cogliere oggi il riferimento alle nozze di Cana dove l’Evangelista diceva essere il miracolo dell’acqua diventata vino “il primo dei segni”.
Avvertivamo allora il necessario meraviglioso riferimento all’ultimo dei segni.
Ed è questo l’ultimo, dove nasce la nuova umanità rappresentata da questa “coppia strana” della Madre e del Discepolo.
E’ evidente in questa “ikona” il riferimento e la polarità rispetto all’albero di Genesi e al suo frutto proibito dal quale è venuta la separazione e la privazione della comunione tra Dio e la sua creatura prediletta.
Ora, sotto questo albero della Croce, dal quale pende il divino “frutto” che dona la vita e non provoca la morte, il Cristo del Signore, nasce la nuova umanità riconciliata e restituita in Gesù alla paternità di Dio.
E si evidenzia dunque il mistero per il quale l’uomo è “il discepolo amato” e la donna è “la Madre”! Ogni anno, la sera del Venerdì Santo dopo aver celebrato la liturgia della Passione di Gesù, nella quale viene proclamata la Passione secondo Giovanni – Gv.18-19 – mi trovo con le sorelle e le amiche che lo desiderano, a considerare la divina stranezza di questo testo dove lo sposo è discepolo e la sposa è Madre.
Credo che qui stia un grande segreto e mistero della fede cristiana. Lo lascio oggi anche voi che riceverete questo foglietto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ bello vedere che alcuni, nonostante tutto, hanno seguito il Maestro fino al patibolo e ora sono con Lui sulla croce. Ci sono le donne (forse solo due, la madre e Maria di Magdala; o forse tre o anche quattro, come spiegano le note). Esse qui rappresentano la nuova comunità credente (Maria Maddalena), che dà continuità e nuova vita alla comunità fedele di Israele, riassunta in Maria di Nazaret. Ma c’è anche un discepolo, “il discepolo che Egli amava”: amato, ma non non nel senso di preferito, poiché ogni discepolo è così, amato dal Signore. E infatti è un discepolo anonimo, in modo che ognuno di noi possa identificarsi con lui. Da questo momento – l’ora di Gesù – il discepolo accoglie la madre “tra le sue cose proprie”, stabilisce un rapporto di intimità nella fede e nell’amore.