19 Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20 Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22 Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23 Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24 Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Seleziona Pagina
Solo il Quarto Evangelista pone in termini così forti il tema dell’autenticità e della forza dell’insegnamento evangelico. E nello stesso tempo il tema della responsabilità dei discepoli in ordine a questo stesso insegnamento. Gesù rivendica di non aver consegnato dottrine segrete ed estranee alla concreta realtà storica. Una Parola per tutti e quindi non una dottrina settaria. Non un cammino per alcuni, ma un bene per tutti. Una Parola intimamente connessa con tutta la profezia e la tradizione religiosa di Israele: “nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono” (ver.20). Egli dunque invita a verificare la sostanza del suo insegnamento nel volto concreto della storia che da esso nasce. Sono i discepoli a dover ora rendere ragione e mostrare in se stessi l’autenticità della sua Parola.
L’intermezzo dello schiaffo (ver.22) merita ed esige un’attenzione particolare in un mondo come il nostro dove si continua a dare posto alla giustificazione della violenza e del sopruso da parte delle forze del potere. Una specie di “religione” del potere, una sua divinizzazione. E Gesù, sempre nella linea della verifica storica del suo insegnamento, chiede ragione di tale violenza, esigendo l’assunzione della responsabilità morale da parte di chi ha il potere di colpire: bene o male? E dunque: perché? La divinizzazione del potere arriva fino a giustificare anche l’arbitrio e la sopraffazione.
Tutto questo mi porta al desiderio di una “demitizzazione” della fede e ad una sua totale semplificazione: chiediamoci se il Vangelo e che cosa il Vangelo ha da dire alla concreta vicenda dell’umanità, della creazione e della storia. Mi sembra che dal nostro brano emerga un invito alla “laicità” della cristiana, spessa ridotta ad una dottrina come ce ne sono tante altre e ad un codice etico accanto ad altre proposte e ad altre interpretazioni della realtà e della storia. A noi, “quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco essi sanno che cosa ho detto” (ver.21), la responsabilità di dare con la nostra vita e con la nostra parola una risposta a questi interrogativi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono importanti due atteggiamenti dell’uomo Gesù, che ci fanno intravvedere tratti della sua personalità. In primo luogo, risponde al sommo sacerdote senza alcun timore reverenziale. Ed era davanti alla massima autorità religiosa di Israele. Secondo: risponde alla guardia che lo schiaffeggia. Il “dare l’altra guancia” non significa passività, subire la violenza e basta. Egli invita a riflettere, a rendersi conto di un comportamento ingiusto e sbagliato.