1 Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2 Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3 Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4 Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6 Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8 Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9 perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
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Nelle note delle bibbie trovate un’indicazione molto importante, utile per orientare la nostra attenzione verso l’assoluta originalità e diversità del racconto del Quarto Evangelo rispetto agli altri tre, riguardo alla Pasqua di Gesù in questi ultimi quattro capitoli. Quando potremo e quando potrete, cercate di verificare appunto tale originalità, che si può definire come la meraviglia letteraria della Passione secondo Giovanni, che narra gli stessi eventi dando ad essi un tono di assoluta signoria. Proprio nella Passione e nella morte Gesù si rivela come il Signore, il Figlio di Dio, in tutta la sua potenza.
Giuda è “il traditore” (ver.2). Ma non dimentichiamo che questo verbo significa anche “consegnare”, e che Giuda, tradendo Gesù, in realtà lo consegna al Padre e lo consegna a noi. Notiamo che in Giovanni manca la preghiera sofferente ricordata dagli altri Vangeli. Il luogo viene descritto al ver.1 come un “giardino”: E’ un termine importante che si presenterà ancora, e che noi possiamo silenziosamente collegare ad un altro giardino, quello di Genesi 3 dove si è consumato il peccato delle origini. In questo giardino si celebra invece il riscatto e la salvezza universale per la Pasqua di Gesù. Ma questo lo vedremo meglio, se Dio vorrà, più avanti. Il ver.3 enfatizza l’armamentario con il quale Giuda si reca nel giardino, del tutto inutile e del resto del tutto debole davanti alla potenza del Figlio di Dio.
I vers.4-11 mettono in evidenza non la sofferenza, ma la potenza di Gesù, il Figlio di Dio. Gesù sa tutto quello che gli deve accadere, ed è Lui che li interroga: “Chi cercate?”. La sua risposta “Sono io “, che si potrebbe rendere anche con “Io sono”, è “il Nome” di Dio che viene rivelato a Mosè in Esodo 3 ,13-15 nella vicenda del roveto ardente. Il ver.6 mette in evidenza lo spessore della Parola di Gesù con l’indietreggiare e il cadere per terra di coloro che sono venuti a prenderlo.
Alla seconda volta della domanda di Gesù e della loro risposta, Gesù proclama che la sua consegna è la via per la quale si salveranno tutti coloro che il Padre gli ha dato. Tutti! Così i vers.7-9.
La reazione di Pietro, ai vers.10-11, è tipicamente “mondana”, e reagisce non solo e non tanto agli aggressori, quanto a Gesù stesso e alla sua volontà di consegnarsi agli uccisori. Pietro reagisce con la spada. Gesù gli ordina di rimettere la spada nel fodero: l’ingiunzione ha il valore di una definitiva condanna di ogni violenza. Ma è diversa da quella che potete trovare in Matteo 26,52-54. Qui Gesù collega il suo ammonimento a Pietro con la volontà di bere il calice che il Padre gli ha dato. E’ la sua obbedienza d’amore al Padre, obbedienza radicale e insieme liberissima.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.