24 Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. 25 Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26 E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
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La conclusione della grande preghiera di Gesù si caratterizza con la presenza di tre verbi molto forti: “volere” (ver.24), “conoscere” (vers.25-26) e amare (ver.26).
“Voglio” dice Gesù al ver.24, e con questo sembra esprimere l’intenzione profonda che lo ha guidato e portato fino all’evento supremo della sua Pasqua. Sembra che in questa sua volontà voglia rivelarsi il fine profondo della sua venuta nel mondo e della sua azione in esso.
Inoltre possiamo notare che l’espressione resa in italiano con “quelli che mi hai dato”, alla lettera dice “quello che mi hai dato”, che esprime più profondamente la totalità del progetto divino che Gesù ha attuato: tutto quello che il Padre gli ha domandato, Egli l’ha compiuto!
Allora Gesù dice: “Voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io”. Pensate: siamo dentro a questa volontà fortissima del Figlio di Dio.
Ed Egli vuole questo, perché contemplino la mia gloria. Questa gloria è, come già più volte abbiamo ascoltato, la sua Pasqua d’Amore!
Prosegue infatti dicendo “poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo”: questa affermazione mi sembra di altissimo rilievo, perché dicendo che l’amore precede la creazione, ci fa pensare che tutta la creazione sia governata e illuminata dall’amore con la quale Dio l’ha creata! E’ quello che anche il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi annuncia!
Il verbo “conoscere” inonda i vers.25-26: a partire dall’affermazione che “il mondo non ti ha conosciuto”, dice “ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato”. Forse ricordate che a proposito di questo “conoscere” abbiamo precisato che non si tratta di una conoscenza solo intellettuale, ma di una esperienza profonda di comunione e di intimità profonda.
E con un altro verbo di uguale significato e di grande forza, al ver.26 dice: “E io ho fatto conoscere loro il tuo nome – quindi il nome di “Padre”! – e lo farò conoscere”.
La vita cristiana è questa esperienza sempre più profonda della conoscenza di Dio!
E qual è l’oggetto privilegiato di tale conoscenza? E’ l’Amore!
E così si conclude la grande preghiera di Gesù per tutti noi: “… perché l’Amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”!
Il fine di tutto è l’Amore nell’evento supremo della presenza amante del Signore in noi: dice “e Io un loro”!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Giustamente Giovanni sottolinea il ricco significato di quei tre verbi. Mi sembra bello e forte, in particolare, quel “voglio”: Gesù qui non chiede, ma vuole, pretende: come Figlio, se lo può permettere, avendo la certezza dell’amore e dell’accondiscendenza del Padre. (E non è forse un esempio che anche noi, figli di adozione stimati e amati, possiamo seguire?). – C’è anche un aggettivo che attira la nostra attenzione: Padre “giusto”. Come è noto, “giusto” non è tanto una qualità di Dio che esercita la giustizia, ma significa piuttosto “fedele”: Egli è coerente e fedele e, qualunque sia il nostro comportamento, ci darà quello che Gesù ha chiesto per i suoi e adempirà appieno le promesse di bene in loro favore.