1 Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2 Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4 Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5 E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
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Tutto quello che Gesù ha detto viene ora, secondo il ver.1, raccolto nella sua preghiera al Padre. Gesù ha parlato con tutto quello che ha detto e ha fatto, e ha parlato a tutti noi. Quello che ascolteremo, se Dio vorrà, in questo capitolo, è il significato profondo di tutto il Vangelo, ed è l’annuncio del nostro ingresso nell’intimità di Dio. Questo è il fine di tutta la creazione e di tutta la storia. Il fine di tutto è la comunione d’amore che unisce a Dio gli uomini e le donne di tutte le generazioni. E’ la ragione e lo scopo di tutto. Lasciamoci mitemente e umilmente prendere per mano da Gesù che ci regala il mistero profondo della creazione e della storia facendoci entrare nella sua intima relazione con il Padre.
Abbiamo già più volte incontrato il verbo “glorificare”, un termine che, insieme al sostantivo “gloria”, è particolarmente caro al Quarto Evangelista. Sono termini che richiamano la luce: glorificare vuol dire illuminare. Il Padre e il Figlio si illuminano reciprocamente. Qui Gesù domanda: “glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”. Così il Figlio ci rivela il Padre e il Padre ci rivela il Figlio. La grande preghiera di Gv.17 ci introduce nella memoria della passione e della Risurrezione di Gesù, suprema rivelazione e manifestazione del Padre e del Figlio, perché suprema rivelazione di Dio e dono supremo di Dio all’umanità. Dio Amore è il dono di Dio. Abbiamo per la prima volta incontrato questo termine nel Prologo, al ver.14: “.. noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre”.
E ancora nel Prologo, al ver.12, abbiamo incontrato il termine “potere”: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, a quanti credono nel suo nome”. Qui è presente al ver.2 dove Gesù ricorda che il Padre ha dato al Figlio “potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato”. Un potere per “dare”! Il potere di dare la vita. Il potere di dare la vita eterna all’umanità. E’ il potere della Pasqua. Il potere della morte e della gloria di Gesù. “La vita eterna” nel linguaggio del Vangelo di Giovanni è la vita stessa di Dio. Il ver.3 ci parla per questo di “conoscenza”, dove la conoscenza non è un fatto intellettuale, ma è l’esperienza profonda di tutta la persona. E’ l’intimità con Dio: “Che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”.
Questa è l’opera che Gesù ha compiuto: “Ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare”. Ne abbiamo viste molte opere di Gesù. Ma tutte sono un’unica opera: l’Amore di Dio donato all’umanità. Così il ver.4. Siamo giunti quindi, secondo il ver.5, all’evento supremo dell’opera di Dio. La Pasqua non è evento speciale e particolare. E’ la rivelazione e il dono dell’eterno Amore che unisce il Padre e il Figlio e che ora viene donato all’intera umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.