1 E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! 2 Le vostre ricchezze sono imputridite, 3 le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 4 Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. 5 Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. 6 Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza.
Seleziona Pagina
Ritengo che si debba tenere il nostro testo di oggi in stretto collegamento con quanto abbiamo ascoltato nei versetti precedenti. I “ricchi” cui Giacomo si rivolge sono certamente nella stessa comunità cristiana. Li abbiamo già incontrati in Gc.1,9-11. Questo non toglie che si esprima qui un giudizio globale sui detentori di ricchezza, ma, come cercheremo di cogliere, è all’interno della famiglia del Signore che questo giudizio si fa massimamente evidente e stringente.
Mi sembra importante analizzare quanto viene detto ai vers.1-3. A che cosa si riferisce Giacomo quando parla di “sciagure che vi sovrastano…ricchezze imputridite..vesti divorate dalle tarme..oro e argento consumati dalla ruggine..”? Evidentemente non si tratta di un assalto negativo che i “ricchi” hanno subìto o stanno subendo. Ma non sarebbe giusto neppure trasferire tutto sul piano di una “minaccia” della condanna finale. Questo severo giudizio è il Signore del Vangelo ad esprimerlo. E’ la testimonianza umile e mite dei discepoli e della stessa comunità credente a renderlo presente. Questi versetti cioè, mi fanno pensare alla seconda parte del Magnificat (Luca 1,46-55), dove Maria di Nazaret proclama il capovolgimento della storia umana provocato dall’annuncio del Signore. E’ il suo Vangelo a rovesciare i potenti dai troni e ad innalzare gli umili. Così è sempre il Vangelo a proclamare e ad evidenziare la fine di un mondo edificato sul potere delle ricchezze e sulla violenza dei rapporti tra le persone. Detto questo, bisogna poi precisare che quindi questi “ricchi” non sono solo coloro che dalla luce evangelica sono più fortemente raggiunti per la loro condizione scopertamente opulenta e magari anche ingiusta. Ma, in un modo o nell’altro, tutti veniamo raggiunti dalla denuncia evangelica di “ricchezze”(non solo materiali, ma anche morali, o intellettuali, o spirituali…) da noi carpite e trattenute ingiustamente.
L’espressione del ver.3 “Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni” mi sembra meglio esprimerla alla lettera con “‘negli’ ultimi giorni”, perchè questi, a motivo del Vangelo che si è fatto presente nella storia, sono veramente gli “ultimi giorni”, il tempo finale, l’ultima Parola di Dio nella storia dell’umanità e nella vita di ciascuno. Così, aver accumulato ricchezze è evidentemente in totale contraddizione con il tempo evangelico che mostra la fragilità e la vanità di ogni ricchezza di fronte alla sublime grandezza, verità e fecondità del Vangelo di Gesù. Allo stesso modo si deve rendere il ver.5: l’affermazione “vi siete ingrassati ‘per’ il giorno della strage” è meglio tenerla, alla lettera, “‘nel’ giorno della strage”, cioè in questo “giorno ultimo” decretato dal Vangelo, giorno nel quale viene posta fine a tutte le ingiustizie e le violenze della storia ferita dell’umanità. Questo è il giorno nel quale, finalmente, “..le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore”(ver.4).
Il bellissimo ver.6 lo ascolterei in questo modo: la Pasqua del Signore Gesù, il Giusto che noi stessi abbiamo condannato e ucciso, svela e giudica tutte le violenze e le uccisioni subìte da tanti poveri di tutte le generazioni e di tutti luoghi della terra. Violenze e uccisioni delle quali è forse bene che nessuno si senta incolpevole.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Questo brano descrive la realtà attuale (e non un castigo futuro) di chi ha ricchezze, campi, lavoratori, ecc. Tutto questo è dedicato a perdersi. I verbi sono al passato per descrivere che sono azioni già avvenute (p.es. le ricchezze sono imputridite). “la loro carne sarà rovinata”: tutti questi inquinamenti (di queste ricchezze, di queste cose cjhe non durano) si attaccheranno alle loro carni. E’ la voce del profeta di Dio che dice le cose così come stanno, perchè gli uomini non le vedono. “Signore degli eserciti”: questo titolo indica il suo dominio, la potenza del Signore, davanti al quale tutte le cose di questo mondo periscono. L’ultima frase “Avete condannato e ucciso il giusto”, forse vuol dire che questo attaccamento del cuore alle ricchezze, pone tutto il tesoro e le attenzioni in esse, e lega il cuore lontano dal Dio onnipotente. Amare e attaccare il cuore alle ricchezze “uccide” il Signore Gesù, il “giusto”, e non lo fa vivere nella realtà della propria vita. C’è anche un problema di interpretazione del tempo. Giacomo vuole far notare che si fanno azioni non corrispondenti ai tempi. Avete tesaurizzato negli ultimi tempi; vi siete nutriti nel giorno del macello. C’è qui un invito a rispettare i tempi. E il giudizio è anche un giudizio relativo al tempo. Si accumula negli ultimi giorni (che non sono fatti per accumulare) e ci si nutre nel “giorno del macello” : cioè il giorno in cui sarete macellati, il giudizio; e anche avete continuato la vostra vita come niente fosse, invece è il tempo dell’Agnello immolato. Il popolo è sempre stato chiamato a vivere in riferimento agli ultimi tempi e non è più possibile vivere così: accumulando e facendo ingiustizia. E il giusto non vi può resistere, opp. non vi resiste: è il segno dell’alternativa e della proclamazione di questi tempi che fronteggiamo. L’alternativa c’è: questo giusto che assalito e giudicato non resiste: questo fa sbigottire. Anche in Apoc. c’è questo: i santi non resistono, e Dio interviene nell’ “ultimo giorno”.,E’ un richiamo a vedere, a rendersi conto, sia rispetto alla ricchezza e ai beni, che rispetto ai tempi. Tesaurizzare negli ultimi giorni viene giudicato dal fatto che Dio nel suo Cristo non ha tesaurizzato negli ultimi giorni, ma si è speso tutto. Sap 2 cita alcuni di questi atteggiamenti attribuiti qui ai ricchi e li riferisce all’empio: accumulare ricchezze, usarle male, approfittarsi dei poveri, fino ad arrivare ad uccidere il giusto. L’indicazione che viene è quella di una grande occasione persa: avere dei beni che si lasciano imputridire. Se invece sono spesi, tutto può essere buono. Questo atteggiamento di uso cattivo è svelato come empietà. Esso si nasconde e insidia in questi possessi
Ho cercato di mettermi anche io tra i “ricchi” presi di mira nella esortazione di Giacomo. Mi colpisce pensare che tutto quello che mi rende ricco agli occhi miei e del mondo ha un aspetto orrendo, che si va rovinando e una consistenza totalmente effimera. Il testo di oggi forse serve proprio ad aprirci gli occhi e a farci vedere tutto quello che si sta arrugginendo nella nostra vita per spingerci con forza ad abbandonarci, piccoli e miti, nelle sue mani e a confidare solo in lui.
Dal commento del card. Lercaro:
“Ecco la mercede degli operai che hanno mietuto i vostri campi – rimprovera Giacomo -, la quale voi avete frodato, leva la sua voce; e il loro grido è penetrato nelle orecchie del Signore degli eserciti!” (v. 4). – Con quella concisa arditezza di frase, che ormai gli conosciamo familiare, l’Apostolo ci pone dinanzi la mercede frodata che leva la sua voce a gridare vendetta al cospetto di Dio. Ed è frodata la mercede che non vien corrisposta; e lo è quella che vien negata in forza d’un contratto iniquo, che, sfruttando condizioni disagiate, impone un compenso inadeguato… Ma non v’ha dubbio che l’Apostolo colpisce qui, colla mercede ingiustamente frodata al lavoratore, tutte le ingiustizie e i mezzi iniqui, onde l’uomo, dominato dalla cupidigia, cerca il denaro. E chi può dire quali mezzi, quali astuzie, quali raffinatezze non abbia insegnato l’avidità del denaro, dal miserabile imbroglio del truffatore, che spoglia un meschino par suo, alle grandi incette che affamano intere popolazioni, dalla impugnazione sofistica di un testamento conosciuto valido alla vendita del proprio onore, della propria fede, della propria coscienza? …
Pure vi è un uso più tristo ancora dei beni di Dio! – “Avete condannato e ucciso il giusto, senza ch’egli potesse farvi resistenza” (v. 6). – Purtroppo il denaro rappresenta nel mondo una terribile potenza; e questa bene spesso è posta ai servizi dell’iniquità e diviene un’arma terribile contro i fratelli. – Avete usato del vostro denaro per corrompere i giudici e i testimoni, per condannare l’innocente, poiché egli era povero né avea mezzo di opporvi resistenza… Storia ben triste questa, che le brevi parole di Giacomo accennano, insieme, e condannano; e, per quanto antica, – il Vecchio Testamento è tutto in esecrare i giudici le cui mani raccolgono regali, – è d’oggi ancora!
“Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.” (Mt 6,19-21). Quello che accumulo per me, ricchezza di qualunque tipo, non solo materiale, se è per me, imputridisce, va in rovina, perché è tolta agli altri, è quindi frutto di ingiustizia.