Le letture di domenica 12 Giugno 2011, Pentecoste (Anno A), sono:
Atti 2,1-11
1Corinzi 12,3b-7.12-13
Giovanni 20,19-23
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Questo è l’ultimo foglietto prima delle vacanze estive. Se Dio vuole, ci ritroveremo tutti in autunno dopo un felice riposo.
Buona Pentecoste, buone vacanze, un saluto affettuoso da tutti noi.

Giovanni 20,19-23

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

1) La sera di quel giorno, il primo della settimana: in Gv il dono dello Spirito viene dato durante la pasqua, prima dalla Croce (Gv 19,30) e poi nella sera della Resurrezione.

2) Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei: Pietro e il discepolo amato hanno visto il sepolcro vuoto (Gv 20,7-8). C’è ancora però un clima di paura, le porte sono chiuse: Gesù non è più con loro, i capi dei Giudei, dopo aver tolto di mezzo Gesù, potrebbero minacciare i suoi seguaci. Al di là delle motivazioni contingenti, la comunità dei discepoli rappresenta una situazione di fondo del cuore dell’uomo, che a seguito del peccato e della separazione dal suo creatore sente tanti aspetti della realtà che lo circonda come minacciosi: ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto (Gen 3,10).

3) Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro «Pace a voi!»: il racconto dell’apparizione è molto breve. Ci sono i dati essenziali: la venuta di Gesù, il suo stare in piedi in mezzo a loro (una presenza di “risurrezione” che allontana la paura) e il dono della pace promesso a suo tempo.

4) Mostrò loro le mani e il fianco: colui che è risorto è il crocifisso, dal cui fianco sono sgorgati sangue ed acqua (Gv 19,34). La sua morte è stata la causa della salvezza di tutta l’umanità, la resurrezione è la conferma che quell’atto supremo di amore (dare la vita fino a morire) è l’unica realtà che va oltre la morte.

5) E i discepoli gioirono al vedere il Signore: la tristezza dei discepoli immediatamente si trasforma in gioia, si compie la parola di Gesù: ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete (Gv 14,19).

6) Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi: l’invio dei discepoli è un elemento presente anche nelle apparizioni del Risorto di Mt, Mc e Lc. La caratteristica di Gv è questo rimando al Padre: c’è un unico invio da parte del Padre, che dopo la risurrezione, viene esteso ai discepoli.

7) Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo»: il riferimento al racconto della creazione è evidente. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente (Gen 2,7). Come il Creatore comunicò il suo alito di vita all’uomo plasmato dalla polvere, così Gesù con il dono dello Spirito Santo fa rinascere l’uomo alla vita nuova, non più soggetta alla schiavitù del peccato e della morte.

8) A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati: sicuramente si può vedere in queste parole il sacramento della penitenza che accompagnerà la vita della chiesa. Ma questa frase messa dopo la comunicazione dello Spirito Santo ha sicuramente un senso più vasto: la missione della comunità dei discepoli è l’annuncio del Vangelo, un annuncio che libera dal peccato e comunica una vita nuova.

Atti degli Apostoli 2,1-11

1Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, 4e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

5Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. 6A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 7Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? 8E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? 9Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, 11Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

1) Il giorno della pentecoste volgeva al suo termine: la Pentecoste è una delle feste ebraiche in cui si compiva il pellegrinaggio del popolo al tempio di Gerusalemme. Chiamata nella Bibbia festa delle settimane (Es 34,22), si celebrava sette settimane dopo la pasqua, il cinquantesimo giorno. In epoca più tarda divenne la festa del ricordo del dono della legge al popolo d’Israele ed è, nella liturgia di questa Domenica, l’evento della rinnovata effusione dello Spirito, che dirige i cuori nella nuova “legge dell’amore”.

2) Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi di vento: il vento accompagna l’apparire di Dio nel dono della legge ad Israele (Es 19,16) ed in altri luoghi della Scrittura (1Re 19,11-12; 2Re 2,11). Questo vento ricorda il “soffio” di Dio che aleggiava sulle acque nella creazione (Gen 1,1). Secondo la Tradizione Cristiana la Persona dello Spirito Santo, inviata dal Padre per mezzo del Figlio (Gv 15,26), scende in questo giorno nel mondo per compiervi una nuova creazione, di cui la Chiesa è la primizia (Rm 8,23; Ap 21,1-5).

3) Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano (lett.: lingue divise come di fuoco) e si posarono su ciascuno di loro: anche in altre apparizioni di Dio nella Bibbia è presente il fuoco (Es 3,2; Dt 4,12). Le lingue qui possono rappresentare la molteplicità delle forme che assume in ciascuno il dono dello Spirito di Dio. Questo dividersi delle lingue non è una opposizione, come avviene in un regno diviso (Lc 11,17), ma è comunione che unisce nella diversità del dono ricevuto: e ricevuto un calice, rese grazie e disse: «prendetelo e fatelo passare (lett.: dividetelo) tra voi» (Lc 22,17). La Pentecoste è il fine cui tende tutta l’economia divina: sono venuto a gettare fuoco sulla terra e quanto vorrei che fosse già acceso (Lc 12,49). Questo fuoco è il fuoco dell’amore divino: l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5). Attraverso il dono dello Spirito l’uomo diventa partecipe della natura divina (2Pt 1,4).

4) Tutti furono pieni di Spirito Santo: questa effusione dello Spirito su tutti, senza i limiti della prima alleanza (Nm 11,24-30), è universale: investe la Chiesa per raggiungere tutta l’umanità, tutte le genti (Is 66,18-23; Ap 22).

5) Abitavano a Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo… La folla si radunò e rimase turbata perché ognuno li udiva parlare nella propria lingua… Erano stupiti. È lo stesso Pietro che prendendo la parola spiega alla folla cosa sta avvenendo: accade quello che fu detto per mezzo del profeta Gioele: Avverrà negli ultimi giorni… su tutti effonderò il mio spirito… Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue prima che giunga il giorno del Signore… Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo (At 2,17-21). Quello che sta avvenendo in questo giorno di Pentecoste è dunque il compiersi di tutte le promesse di Dio, è l’avvento del giorno del Signore, è la salvezza donata a tutta l’umanità in una creazione rinnovata. Tutto questo è espresso nel segno decisivo delle lingue (che racchiudono ogni umana diversità), rese “traducibili” dallo Spirito nella lingua materna di ciascuno. Questa “traduzione” si realizza nell’atto del fare la pace che finalmente può unire tutte le genti (Is 2,4-5), superando l’incomunicabilità, frutto amaro di ogni tentativo di dominio babelico (Gen 11).

1Corinzi 12,3b-7.12-13

3bFratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.

4Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.

12Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

1) Nessuno può dire: Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo: solo nello Spirito santo è possibile la confessione di fede e la lode: “… in questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio” (1Gv 4,1-3): se con la bocca proclamerai: “Gesù è Signore” e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo (Rm 10,9).

2) Vi sono diversi carismi… ministeri… attività ma uno solo è lo Spirito… il Signore… Dio: proprio a partire da tanta diversità di grazie e di doni ricevuto ognuno è chiamato a non vivere più per se stesso affinché tutti insieme, per l’unico Spirito che abita in noi edifichiamo il corpo del quale Cristo è il capo: abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi (Rm 12,6). Dio ha dato ad alcuni di essere evangelisti… ad altri… allo scopo di edificare il corpo di Cristo (Ef 4,11-12).

3) A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: nella vita il dono proprio di ciascuno, ricevuto gratuitamente, diventa comune a tutti. Non si può vivere più per se stessi e rendere così inutile ed infruttuoso il talento ricevuto: la carità non cerca il proprio interesse (1Cor 13,5). Tutto avvenga per l’edificazione (1Cor 14,5).

4) Tutti siamo stati dissetati da uno solo Spirito: come Babilonia aveva dissetato tutti i popoli con il vino della sua prostituzione (Cfr. Ap 14,8) ora su tutti i popoli Dio ha versato il suo spirito come acqua viva che disseta ogni uomo: …io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo… (Gl 3,1). Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo… voi tutti siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,27-28).

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

La sapienza dello Spirito è sapienza della comunione delle diversità. È abbattimento del muro di separazione che difendeva la profezia di Israele dalla contaminazione con i popoli idolatri. Il miracolo delle lingue proclama ed esige una Parola e una Sapienza capaci di andare sino ai confini della terra. Questo è il miracolo della pace! Un volto inedito della pace. Nelle logiche mondane la pace spesso rappresenta il dominio incontrastato dei grandi fino a quando un altro “grande” vorrà il dominio per sé. La pace dello Spirito, quella che Gesù proclama e dona la sera stessa di Pasqua, è pace di relazione e di comunione. Non una pace imperiale, dunque, ma la pace della relatività: nessuno è detentore di una verità unica e assoluta, ma ognuno ne porta un riflesso, una manifestazione e una fecondità per la sua relazione con la fonte assoluta della comunione e della comunicazione che è il Dio di Israele finalmente del tutto rivelato e consegnato alla storia umana nella Persona e nella vicenda di Gesù di Nazareth.

Se il cristianesimo è fedele a se stesso è veramente l’ambito che consente ed esige che ogni “verità” sia tale per la sua relazione con l’insieme. Un fuoco che si divide. Un unico Spirito che si manifesta nell’infinita varietà e ricchezza dei suoi doni e delle sue manifestazioni. È la sapienza per la quale nessuno deve più “difendersi dall’altro”, ma deve cercare e trovare nell’altro la luce e la fecondità che nessuno ha se non nella relazione-comunione con il diverso da sé. In questo orizzonte nessuno deve essere eliminato come nessuno deve essere assolutizzato. O meglio, si autoelimina solo chi pretende di attribuire a se stesso per far valere e imporre se stesso come l’assoluto.

La nuova sapienza dello Spirito viene proclamata da Gesù come “Pace”, in contrapposizione agli assolutismi idolatrici che sono inevitabilmente causa del conflitto. Queste timide osservazioni diventano facilmente scandalo se sono considerate secondo i parametri del pensiero mondano, ma si illuminano ben più di quello che io timidamente provo a dire per la straordinaria potenza del pensiero biblico. Se il peccato delle origini è stato il drammatico fallimentare tentativo dell’uomo di impadronirsi di Dio e di autodivinizzarsi, tutta la storia della salvezza è il lungo cammino percorso da Dio per consegnarsi all’umano, per illuminarlo e per trasformarlo. Il dono dello Spirito è l’ultimo atto di questa consegna-dono che Dio fa di Sé.

Ma consegnando se stesso Dio consegna all’uomo il mistero di comunione che lo svela in Gesù come Comunione delle Persone trinitarie. Comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’umanità, una creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio, viene definitivamente e totalmente invasa dalla potenza dello Spirito del Padre e del Figlio. È un’umanità radicalmente “nuova”! Ci chiediamo: perché allora tutto il travaglio – che sembra invincibile – di un mondo diviso e sconvolto? Per l’inganno degli “assoluti”, cioè dei pensieri, delle ideologie, dei furti e dei possessi che pretendono di dominare su tutto e su tutti. È interessante osservare come le “religioni” mettano in evidenza il loro rischio di “fondamentalismo”, che è l’amaro e disperato frutto della loro devianza dalle loro stesse fonti.

A questo proposito chi è più attento a questi fenomeni, sa bene che le forme di fondamentalismo cui sono esposte le grandi religioni monoteiste dell’occidente sono da considerare con attenzione, ma anche con uno sguardo attento e disincantato verso le grandi spiritualità dell’oriente, apparentemente portate a sincretismi e pacifismi, ma forse più esposte a non sopportare quello che il Dio di Israele e il Padre di Gesù, e forse anche il Dio dell’Islam, annunciano quello che la fede cristiana enfatizza a livello supremo, e cioè l’elezione dei piccoli e dei poveri. Tale elezione fonda la nuova “aristocrazia” dello Spirito, nella fede di Dio che si raccoglie, si cela e si rivela prima nell’elezione del piccolo popolo d’Israele, e infine nell’elezione di Gesù di Nazareth, il più piccolo degli uomini, il Figlio di Dio, il Signore dei piccoli e dei poveri.

Dopo simili elucubrazioni, è bene capire che è ora anche per il foglietto di andare in vacanza. Arrivederci a dopo l’estate. Grazie ai fedeli estensori dei commenti di ogni settimana. E grazie per la pazienza di tutti voi.