Caro don Giovanni…..ma come andrà a finire la grande tradizione che a tutto il mondo ha saputo comunicare la nostra fede cristiana? So bene che non possiamo pretendere di avere il "brevetto" della famiglia, che ha tutta una sua realtà e verità nella natura e nella storia. Ma quale forza spirituale e culturale ha, più del cristianesimo, illuminato e addirittura "santificato" la realtà della famiglia? Sono consapevole sia dei drammi della storia di questa istituzione, sia del grande travaglio che la famiglia soffre nella cultura contemporanea….tuttavia, come possiamo pensare che simile perla vada smarrita?….Lettera firmata

Mi piace, caro amico, partecipare in grande concordia alle preoccupazioni che tantosapientemente Lei espone nella sua lunga lettera della quale mi perdonerà se cito solo qualche frase particolarmente chiara e significativa.Certo che ci troviamo come esposti su un orizzonte sconosciuto e, bisogna dirlo, del tutto ignoto anche a chi con molta sicurezza annuncia la fine della famiglia tradizionale. Mi sembra incoscienza fino alla criminalità liquidare una realtà sostanziale senza minimamente prospettare un’ipotesi plausibile e altrettanto capace di coprire lo spazio essenziale della vita e dell’esperienza dell’uomo. E’ vero che anche la famiglia è un memoriale non solo dei suoi straordinari doni, ma anche dei suoi limiti dolorosi nella storia delle culture. La stessa parola "famiglia" che noi pronunciamo con affetto evoca situazioni e regimi che non sempre hanno respirato l’elemento essenziale della libertà. E probabilmente bisogna accettare che anche la storia della comunità cristiana non sempre abbia saputo liberarsi da scorie di altre culture e non sempre abbia voluto accogliere lo splendore della rivelazione ebraico-cristiana nella sua interezza. Detto questo, però, le devo dire la mia serena fiducia circa quello che aspetta la comunità ecclesiale. Come alla caduta dell’impero romano, nella totale incertezza del futuro, piccole comunità cristiane, spesso piccole comunità monastiche, hanno saputo conservare tesori di sapienza e di cultura cui poi i barbari si sarebbero convertiti, con ben altro splendore i cristiani avranno il compito di custodire i grandi tesori che non saranno più omogenei alle culture o sottoculture dominanti, ma che continueranno ad essere le fonti profonde di un’umanità nuova, secondo l’amore e la pace. Questi tesori non si custodiranno nelle biblioteche dei monasteri, ma nell’umile vita e nella testimonianza lieta dei cristiani stessi. Saremo costretti a renderci conto di luci che oggi noi stessi non siamo capaci di cogliere e di accogliere compiutamente, e che saranno affidate a noi per il bene di tutta l’umanità. E noi avremo due vie per esprimerle. La prima, quella essenziale e irrinunciabile dell’annuncio e della testimonianza evangelica. L’altra, quella umile e quotidiana di una testimonianza "laicale" dove sapremo alla fine trovare termini e modi comprensibili anche a chi cristiano non si considera e cerca con passione e attenzione ciò che è vero e buono per ogni uomo e donna della terra. E’ Pentecoste, la Festa suprema dell’universalismo cristiano.Un universalismo che ci è chiesto con crescente insistenza di non identificare con le adesioni numeriche e i successi plebiscitari, ma con quello che sembra essere il vero bene che tutta l’umanità attende e sospira. Buona Pentecoste. d.Giovanni.