Caro Giovanni, sono uno scout di Bologna. Ero Capo Clan quando ormai molti anni fa tu eri Assistente della nostra Zona. Leggo volentieri le tue osservazioni sulla rubrica che curi per il Carlino…. Metto avanti una protesta che vuole tenersi nei confini della correttezza e della comprensione, ma che sente il dovere di segnalare il grande disagio in cui vengono a trovarsi molte persone che, come me, hanno avuto la possibilità di una crescita nella fede (per la mia vita l’occasione è stata lo scautismo), pur appartenendo a famiglie non religiose. Questo è anche il mio caso. Siamo due figli, un maschio e una femmina, di genitori che non si sono sposati neppure civilmente, vivono insieme da trentacinque anni, sono stati per me e mia sorella persone meravigliose, e continuano a esserlo. A me non hanno mai proibito di frequentare la chiesa, e anzi mi hanno sempre aiutato in tutti i modi a stare dentro l’associazione, nella quale ho incontrato la donna che ho sposato religiosamente e con la quale cerco di far crescere bene i nostri tre figli. Mio babbo e mia mamma però sono adesso molto tristi, e anche un po’ arrabbiati per tutte le polemiche che la chiesa cattolica sta facendo per la questione dei matrimoni. Mia mamma mi ha detto la settimana scorsa: "per fortuna il nostro vecchio parroco continua a volerci bene, e anche lui ci ha detto di essere stufo di questa vicenda". Non è rischioso portare avanti una polemica in questo modo? Ormai la chiesa ha detto il suo pensiero. Adesso è meglio smettere. Tu che cosa ne pensi? Ti ricordo con amicizia…. Lettera firmata.

Caro amico, ovviamente sono passati troppi anni perchè io ti possa ricordare. La tua lettera mi è piaciuta, non solo nella parte che ho riportata, ma anche in quello che precede e segue le frasi di qui sopra. Anch’io spero che questa vicenda si concluda. Anche a me sono venute persone a chiedermi se non stiamo entrando nel rischio che molti si sentano emarginati o addirittura esclusi dall’affetto della comunità ecclesiale. I toni sono stati indubbiamente molto forti, e qualche volta anche imprudenti. Ed è vero anche quello che fai implicitamente notare circa un legame di affetto come quello tra i tuoi genitori e il loro "vecchio parroco" (che, detto tra noi, è un vecchio molto speciale!), e quindi una realtà di appartenenza "allargata" che sempre ha caratterizzato la vita ecclesiale. Ho in mente un carissimo amico, dal quale ho ricevuto grande bene, stimatissimo nella chiesa per le sue iniziative di carità sapiente, in situazione diciamo non-in-regola, e sempre accolto e trattato con molto affetto e riconoscenza dall’intera comunità diocesana. Ma soprattutto ho ben presenti parole ascoltate dal nostro Arcivescovo nelle molte ore trascorse insieme durante il viaggio in Africa delle settimane scorse. Mi raccontava del suo incontro con persone in condizione irregolare per la disciplina ecclesiale, e del bene che ne aveva riportato. E Lui stesso mi mostrava tutto l’interessamento affettuoso per loro, e il suo desiderio di continuare ad incontrarli. Forse questo serve per ricordare che ci sono due piani in cui ci si muove. E come forse anche tu ti muovi nella tua famiglia, con i tuoi tre figli: da una parte bisogna ogni tanto ricordare le "regole" della buona creanza e della convivenza, dall’altra bisogna, in queste occasioni, ancor più rassicurare tutti sull’affetto indiscutibile che ci lega insieme. E forse non solo: quando i figli sono cresciuti, e ognuno ha fatto le sue scelte, e magari noi non possiamo tutto condividere, tuttavia per noi, babbi e mamme, resta assoluta l’esigenza di accogliere tutti con lo stesso affetto. Era quello che mi dicevano anche recentemente alcune coppie di sposi anziani, impegnatissimi a mostrare tutto il loro affetto ai loro figli, pur nella diversità delle loro scelte di vita. Solo chi vuole molto bene, può essere molto autorevole. Con amicizia. d.Giovanni.