36 Ad ogni tappa, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l’accampamento. 37 Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. 38 Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.
Seleziona Pagina
Siamo al sigillo finale e conclusivo del nostro viaggio iniziato il 2 gennaio, e portato a termine oggi, quando con i Primi Vespri domenicali entriamo nella Santa Settimana della nostra salvezza.
Tappe preziose del nostro Esodo dietro al Buon Pastore Gesù Cristo che ci conduce verso la Terra Promessa della Risurrezione, verso la Casa di nostro Padre. Viaggio meraviglioso nel quale abbiamo celebrato come in un’unica grande parabola il mistero della nostra vita di figli di Dio. Insieme ai nostri padri e ai nostri figli. Con tutto il carico dei nostri peccati e la grazia sorprendente della infinita misericordia di Dio.
Il dolce e potente magistero dello Spirito e persino tutti gli errori del nostro cammino ci hanno convinto che solo dietro a Lui possiamo camminare in pace, nella luce della Parola. Non sappiamo “perchè” la nube s’innalza o non s’innalza dalla Tenda. Sappiamo che leviamo l’accampamento, oppure non partiamo, a seconda che la nube s’innalzi e lasci la Dimora, oppure non s’innalzi da essa. Abbiamo lasciato da parte tutti i nostri criteri di analisi della situazione. Abbiamo imparato che anche il fermarsi della nube, anche a lungo (Numeri 9 arriva a dire che la sosta può essere di due giorni o di un mese, ma anche di un anno!), non è un “non-viaggiare”, perchè la realtà e la condizione del viaggio vero è quella di “restare in Lui”. Altrimenti è solo agitazione.
Siamo testimoni che la presenza del Signore è fedele e continua: è nube di giorno e fuoco durante la notte. E questo non solo nell’alternanza del tempo, ma anche nella drammatica vicenda del nostro spirito, con i suoi giorni e le sue lunghe notti. Anche quando in noi tutto è tenebre, la sua luce non cessa di vegliare su di noi.
Questa presenza del Signore nella nube e nel fuoco è “visibile a tutta la casa d’Israele”, sia perchè “insieme” la vediamo, sia perchè è manifesta ad ogni anima, ad ogni coscienza, ad ogni storia. E lo è perchè ognuno, nell’inevitabile solitudine dell’esistenza, è sempre tra le braccia di Dio; e perchè la grazia della nostra comunione fraterna fa sì che il nostro occhio spento sia illuminato dall’amore di chi cammina al nostro fianco.
E così è “per tutto il tempo del viaggio”. Perchè tutto è questo viaggio. Perchè il viaggio è tutto illuminato e guidato da Lui. Anche il viaggio di noi cattivi, e increduli, e stanchi e affaticati.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
P.S. Buona e Santa Pasqua! Il nostro cammino riprenderà – a meno che non arriviamo prima alla mèta – il 9 aprile, Lunedì di Pasqua. Ci prenderà per mano il profeta Giona.
Dopo tutti i capitoli sulla dimora, gli arredi, i tendaggi, le vesti, le liturgie, i servizi oggi ci viene ricordato che siamo in viaggio e che tutto questo deve essere pronto a muoversi.
Mi è piaciuto molto il v.37 “Se la nube non si innalzava, essi non partivano”. Stiamo attenti alla nube, e ci spostiamo con lei. Non la abbandoniamo e nè ci abbandona. E’ lei che decide i nostri spostamenti. Vorremmo forse stare buoni e tranquilli in un bel posto (come il monte Tabor) ma quando lei si alza anche noi dobbiamo alzarci. E’ la nostra stella luminosa che ci guida alla casa del Padre, come i magi verso Gesù appena nato.
In vista della Pasqua potremmo dire in altre parole: “se lui non si alza neanche noi ci alziamo”. Aspettiamo fiduciosi la sua resurrezione per risorgere con lui!
L’annotazione del testo greco del v. 36 che levavano le tende “con il loro bagaglio”, sottolinea una totalità dell’obbedienza che si estende a tutto ciò che, esternamente e forse ancor di più interiormente, è specifico della vita di ciascuno, e che anche esso deve essere indirizzato a questo viaggio.Nella tenda vi è la testimonianza; e Dio, come oggi è messo in una luce particolare, è fedele a questa testimonianza, e dunque al suo popolo. In questi vv. conclusivi dell’esodo c’è un’interpretazione sorprendente della storia di Israele “in tutti i loro viaggi”. Altri testi metteranno in evidenza i peccati del popolo, la loro infedeltà. Il testo di oggi si lega alla supplica di Mosè del cap. 33 che il Signore cammini con loro, e al suo esaudimento, a cui il Signore rimane fedele comunque. In quest’ottica anche il ricordo essenziale del viaggio del popolo si condensa nel suo seguire la nube. La nube l’avevamo già incontrata alla testa del popolo quando era uscito dall’Egitto (13,21 e altri). Poi c’era stata la “crisi” del peccato. Ma da questa crisi è conseguita, da una parte un’obbedienza umile e silenziosa del popolo, già rilevata a proposito della edificazione della Dimora, e dall’altra la presenza permanente della nube alla guida del popolo. La nube di oggi rimanda alla stella dei magi; è questo testo finale dell’esodo assume una importanza tutta speciale per noi che tutti i giorni domandiamo al Signore di prevenirci col suo lume celeste “sempre e dovunque”.