1 Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili… 2 penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: 3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente. 4 Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. 5 Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6 che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo, 7 del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell’efficacia della sua potenza.
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Il primo versetto del nostro testo, considerato interrotto nel seguito della frase, è in ogni modo molto significativo, perchè porta a pensare che Paolo non solo sia prigioniero a motivo della sua predicazione del Cristo alle genti, ma sia anche, e forse soprattutto, prigioniero del Cristo per la salvezza delle genti, da Lui requisito fino alla morte.
Riguardo al ver.2 ritengo che la libera traduzione del ver.2 nella versione italiana possa essere deviante. Mi sembra più semplice pensare che qui Paolo voglia insistere su quello che ha affermato nei primi due capitoli della Lettera. Egli chiede quindi ai suoi lettori se hanno veramente ascoltato quello che lui ha detto loro con le parole che anche noi abbiamo ascoltato nei giorni scorsi. Parole evidentemente così importanti che l’Apostolo ritiene opportuno sottolineare e portare a piena evidenza. Quello che lui ha già detto è, in modo assoluto, il “mistero” della salvezza universale. Si tratta infatti del progetto di esecuzione, dell’ “economia” della salvezza, si dice in termini più tecnici, che Dio ha stabilito e che a Paolo è stato affidato in modo particolare. Ed è proprio la sua missione apostolica verso le genti, verso i pagani, a costituire il cuore del mistero! Ecco dunque che quello che ha già detto viene ora ripreso: si tratta infatti “del mistero di cui sopra vi ho scitto brevemente”(ver.3).
Questo passaggio è molto delicato, e farete bene a controllare sia con la vostra preghiera sia con il confronto con altri pareri, quello che cercherò di dire. A me pare infatti che, diversamente da come si legge nella grande nota della TOB, il “mistero” non sia l’economia globale del Cristo, della predicazione, della Chiesa…ma propriamente uno solo, e cioè quello esposto, come vedremo, al ver.6 del nostro testo. Se vale la mia ipotesi, ci troviamo davanti ad un’affermazione sorprendente e, secondo me, densa di conseguenze straordinarie. Paolo sembra qui affermare che ora è stato rivelato il mistero che era rimasto nascosto alle generazioni precedenti, e che lo Spirito ha rivelato ai santi, cioè ai cristiani (!) apostoli e profeti (vuol dire che tutti i cristiani sono in certo modo apostoli e profeti? Non so).
Il ver.6 afferma con grande enfasi che questo è il contenuto specifico del mistero: i pagani sono, in Cristo, coeredi, coesistenti e compartecipi dei giudei a motivo del Vangelo! Non, come dice la versione italiana, “chiamati ad essere”(tale espressione non c’è!), come se dovessero diventarlo. Ma, secondo il Vangelo, lo sono! E’ quello che deve essere loro annunziato. E’ quello che in modo particolare costituisce la missione dell’Apostolo delle genti, cioè di Paolo. Di questo, Paolo è stato investito, divenendo quindi “ministro”, cioè a pieno servizio mediante “il dono della grazia di Dio” a lui concessa dall’efficacia della potenza divina.
Chiudo con una “battuta” sulla quale vi chiedo di riflettere e di dirmi qualcosa. Se non c’è tale abbattimento del muro di separazione, se sussiste l’inimicizia, se i “due” non si considerano un solo corpo…neppure è dato il Cristo, o meglio, non è ricevuto. La pace diventa in tal modo condizione assoluta della fede cristiana. Una concezione “di parte”, o addirittura avversa, confonde e cancella la persona stessa del Signore Gesù e la pienezza che Egli è venuto a portare. Aspetto le vostre correzioni e i vostri suggerimenti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
A me viene in mente Tonino Bello, con la sua idea di “Pace come convivialità delle differenze.”
E’ vero, se non c’è pace non ci possiamo neppure sentire inseriti nel disegno di salvezza che Dio ci dona attraverso il Figlio.
Ma io credo che è “proprio” attraverso questa Salvezza che possiamo aspirare alla Pace autentica, che non è ne appiattimento di idee,
ne uniformità di pensieri e fedi. E’ l’unione dei nostri singoli carismi, nell’Unità dello Spirito.
Cristo non è venuto per annullare le differenze, ma per portarci la Pace vera, quella del cuore, che può e deve sopravvivere anche nei momenti più duri della nostra vicenda umana, sia come singoli, che come popolo.
“Quanti hanno posto la speranza in Dio trovano ovunque il riposo in Dio, perché la grazia li rallegra nell’intimo dell’anima.”
Silvano del Monte Athos
Il mistero non è rivelato una volta per tutte, “non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni”. E’ rivelato a Paolo, e a ciascuno di noi, ogni giorno della sua vita, è qualcosa di completamente nuovo e imprevedibile, che irrompe nella nostra vita, al tempo giusto e al momento giusto. Mi sembra che la nostra realizzazione sta tutta nella progressiva comprensione del mistero: tutti sono chiamati a formare un solo corpo per mezzo del vangelo. Il vangelo, la buona notizia, è per tutti. Non ci sono appartenenze né di sangue, né di religione. Il vangelo è per tutti e la buona notizia è che ogni persona, nel sogno di Dio, ha il suo posto, io ho il mio posto, il mio vicino ha il suo posto, il mio “nemico” ha il suo posto. Il lontano è diventato vicino, grazie al sangue di Cristo, nostra pace. E’ questa la resurrezione a cui ogni giorno siamo chiamati.