Da “Bologna 7” del 19 Agosto 2012

In uscita, per Aliberti Editore, al prezzo di 18 euro, il volume «Giuseppe Dossetti. La Storia, la Croce e la Shoah», di Giambattista Zampieri, con prefazione di don Athos Righi. Giuseppe Dossetti trascorse gli ultimi anni della sua vita a Monte Sole, luogo degli eccidi nazisti dell’autunno 1944, e proprio al cospetto di tali eventi si interrogò profondamente sulla Shoah, sul silenzio di Dio ad Auschwitz, sulla presenza del Cristo crocifisso nella storia. Giambattista Zampieri, giornalista professionista, è nato nel 1978 a Belluno dove vive e lavora.

l lavoro di Zampieri ha colto con lucidità e spessore il valore dell’offerta che don Giuseppe ha fatto della sua vita alla Grazia di Dio, confidando unicamente nell’azione preveniente dello Spirito. Il pregio dell’autore è quello di esprimersi in modo chiaro così da valorizzare il pensiero dossettiano pur nella sua complessità.

Certo Zampieri si cimenta con un testo complesso, articolato, ponderato, che don Giuseppe scrisse come introduzione al volume di monsignor Gherardi («Le querce di Monte Sole») solo qualche tempo dopo che ci eravamo stabiliti a Monte Sole (il luogo delle stragi di Marzabotto), che lui stesso volle fosse la sua «ultima» dimora, proprio prima di salire al Padre, con la sua tomba posta all’interno del cimitero di Casaglia. Si può dire, però, che Zampieri riesca in un intento non facile, rendere fruibile ai più un pensiero denso e profondo come quello di don Giuseppe.

La nostra presenza a Monte Sole è fondamentalmente orante, caratterizzata dal silenzio e dall’ascolto che ci mette in comunione con le tragedie che questo luogo conserva nella sua anima più profonda, che noi cerchiamo in qualche modo di rispettare e conservare nella preghiera e nella ricerca di una vita sempre più vicina ai minimi, a quelli che lo stesso Dossetti definì i «senza storia».

Nella consapevolezza che le tragedie di questo luogo si inseriscono all’interno della vicenda «ardente» e piena di sofferenze della Seconda guerra mondiale e dell’evento unico, nella sua «follia pianificata» di distruzione, della Shoah. Avvenimento che ci pone sempre più in comunione con il popolo di Israele, con il suo compito, il suo ruolo storico e spirituale nel cammino e nella vita della Chiesa.

Don Giuseppe coglie, con la finezza del suo pensiero e con la profondità del suo animo, il nesso profondo degli accadimenti di Monte Sole nella definizione di «delitto castale» (riferendosi alla divisione fra caste presente in India), quando nell’introduzione al volume di Gherardi scrive: «Per una prima approssimazione direi che il delitto può qualificarsi castale quando è motivato su un piano che non è più quello delle differenze biologiche o anche etniche, ma piuttosto su quello propriamente metafisico: cioè suppone un sistema o una gerarchia di distinzioni non solo sociologicamente ma metafisicamente rigido».

Da ciò Dossetti sviluppa tutta una serie di riflessioni sui limiti del pensiero teologico e della Chiesa del tempo di fronte a drammi tanto profondi che lasciano cicatrici non solo nel cuore delle persone che ne sono state dirette protagoniste ma anche in chi vi rifletta con un minimo di animo aperto alla Parola di Dio. Il tutto si sviluppa a compendio di una vita religiosa, come quella di don Giuseppe, che non è stata mai un «ritiro» dalle cose del mondo ma che si pone all’interno di un «continuum» importante del rapporto tra fede e storia con la ricerca tenace dell’amore di Dio per sé, per gli altri e per noi, suoi figli, con cui ha condiviso un ricco e intenso vissuto quotidiano e con il quale abbiamo assaporato insieme sensazioni, gioie, dolori.

Detto questo mi preme ringraziare di nuovo Zampieri per il suo sforzo di scrivere e riflettere sul pensiero di Dossetti, considerando una risorsa preziosa che sempre più dei giovani si avvicinino alla sua figura e alla sua intelligenza con l’intento di farlo conoscere a chi ne ignora la presenza nella storia del nostro Paese, o che spesso ne ha tracciato un profilo fuorviante e pieno di pregiudizi, con la speranza che anch’essi siano toccati dalla sua figura e possano abbeverarsi alla sua grande «paternità» avendolo come guida nell’amore di Dio e nella ricerca della via, della verità e della vita.

Don Athos Righi, superiore della Piccola Famiglia dell’Annunziata – ramo maschile