Icona della Resurrezione di Lazzaro

Io ho perso mia sorella, ormai sono passati quasi 6 anni. Aveva quattordici anni… non capivo il senso di questa cosa che era capitata, e il mio dolore era grande, ma sapevo che un senso doveva averlo, che l’avrei capito, magari non subito. E ringraziavo il Signore, che nella sua immensa bontà mi aveva regalato per 14 anni la presenza di una persona così bella, lo ringraziavo per il tempo che mi aveva concesso di starle accanto e di imparare da lei la gioia dello stare al mondo … in un certo senso è come dice lei don Giovanni, ringraziai il Signore per la vita che Giulia mi aveva donato. La parte “carnale” di me, desidera ancora poterla vedere, sentirla parlare, abbracciarla, toccarla, ma il Signore, mi regala la sua Pace ogni giorno…perché la vita è meravigliosa, è un dono e proprio mia sorella che aveva solo 14 anni, in un tema di presentazione in prima superiore, in cui le si chiedeva di raccontarsi, dopo aver scritto di sé terminava scrivendo: “…adesso chiudo e sorrido perché sono al mondo”. Lettera firmata.

Questa cara amica si è unita a quello che dicevamo la scorsa domenica, portandoci il regalo della sua esperienza dolorosa e pacificata. Oggi è la Domenica di Lazzaro, e ci fa piacere arricchire la nostra liturgia con la preziosa liturgia di risurrezione che ci viene da questa vicenda. Ci troviamo nello spazio privilegiato e meraviglioso della fede, e mi sento invogliato ad aggiungere anch’io la mia piccola esperienza. Dicevo di mio padre e della voragine che mi si era aperta nel cuore il giorno della sua morte. Per fortuna mia mamma pensò bene di darmi una buona,affettuosa sgridata, dove saltava fuori come fosse vergognoso che un prete si comportasse tanto male. Ho cercato di ubbidirle, e quasi subito la pace mi ha visitato. E da allora il mio papà mi ha sempre accompagnato. Lo conosco oggi molto più di prima. Me lo trovo vicino e presente, nelle pagine e nelle parole del Vangelo, in modo sempre più luminoso. Lui, immerso nella vita divina, mi tiene per mano in un cammino ormai liberato dalle inevitabili contraddizioni e ombre dell’esodo terreno. Anche in queste meravigliose settimane verso la Pasqua. Era seduto al pozzo della Samaritana, mite e paziente acccanto a Gesù che mostrava a me come alla donna di Samaria quanto fosse conveniente trovare l’umiltà necessaria per potergli chiedere d’essere salvato dalle mie finte autosufficenze. E vedevo mio papà nelle parole semplici con le quali il cieco nato opponeva, al vuoto moralismo farisaico, la limpida bellezza della sua esperienza del dono di Dio. Oggi siamo a pranzo nella casa dei tre fratelli di Betania, e Maria mi ricorda, con il suo sperpero pieno d’amore, come mio padre fosse riuscito a morire povero dopo aver guadagnato un sacco di soldi. Nei dieci anni successivi alla sua morte è stata una fila interminabile di persone a dire alla mamma quanto il nostro papà le avesse segretamente aiutate non volendo mai essere risarcito. Sperperi che al Signore piacciono molto. Buona Domenica. d.Giovanni.