Da casa mia fino al comune, alla provincia, alla regione, allo stato, e persino alla chiesa, non funziona. Come mai non funziona? Che cosa si può fare per far funzionare la macchina? Provi a dire in due parole quello che ha detto all’università. Mi piacerebbe lavorare sulla sua proposta, ma ho paura che richieda troppo. Allora preferisco due righe sul Carlino dove la leggo da anni. Un appassionato studente fuoricorso.

Sono giustamente sotto-mitra perchè la tiro troppo in lunga e la rubrica ha il suo spazio e non di più. Provo a dire proprio due parole. Noi istintivamente pensiamo “alla greca”, secondo i grandi creatori del pensiero classico. Per questo pensiero, se si pensa giusto, si fa anche giusto e le cose vanno per il loro verso. Come mai non riesce? Il pensiero della Bibbia, cioè di questi pastori erranti della penisola del Sinai, cioè gli ebrei – e Gesù è un ebreo! – è che la creatura umana, pur meravigliosa, è malata. E’ ferita. E’ prigioniera di un male più grande di lei.

Una piccola parabola di Gesù arriva a dire che è prigioniera di un “forte” che non la molla a meno che non arrivi uno più forte di lui. Per la nostra fede Gesù è questo più forte. E’ venuto per liberarci e per darci una vita diversa. Nuova. Si è appassionatamente immerso nella ferita umana fino a morire d’amore per noi. Ci ha fatto il regalo sublime di questa vita nuova. Chi l’accoglie cordialmente entra in una vicenda meravigliosa.

Un rapido viaggetto ieri e oggi ad Assisi mi conferma che un tipo come S.Francesco ha fatto di questo regalo di Dio la fonte della sua vita breve e stupenda. In me lo stesso regalo ha fatto poca strada. Non credo sia questione di paradiso o inferno. Credo sia questione di vita bella più o meno. Se pensiamo poi a tutti quelli che il regalo non l’hanno ancora ricevuto e ne cercano i segni e i “cartelli indicatori”, sono spaventato di fronte a tutti quelli che da me hanno ricevuto indicazioni sbagliate. Con tutto questo non sono pessimista. Anzi! Sono sicuro che per tutti la meta finale sarà ancora più bella!

Perchè quanto più noi, come discepoli del Signore, saremo stati scarsini, tanto più Lui, il Signore, risplenderà in tutta il suo infinito voler bene a tutti. Intanto, come possiamo, cerchiamo di vivere al meglio questa vita meravigliosa, cercando di non rovinarla ad altri, e magari con qualche buona cosa, quasi per caso.

E tu mettiti a studiare. Giovanni. 3 giugno 2011

Potete leggere qui di seguito un articolo della medesima rubrica “Cose di questo mondo” di Giovanni Nicolini, non ancora pubblicato nel nostro sito.

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Caro don Giovanni, si sente molto parlare in questi giorni di persone “evaquate”, di capannetti distrutti, di disordini, insomma. Lei si è sempre occupato di questi problemi e so che anche adesso è impegnato. Noi, come chiesa cattolica, abbiamo un compito speciale in queste vicende? (messaggio firmato)

Caro amico, le rispondo premettendo che io non ho nessun incarico particolare per questi problemi. Faccio qualcosa, pochissimo, come cristiano, come prete, e come parroco della Dozza dove i miei parrocchiani sopportano con molto affetto il loro prete un po’ matto. La domanda che lei pone è molto importante. S’incrocia con quella che qualcuno mi ha rivolto a proposito di quel ragazzo trovato morto per Pasqua. Si potrebbe far meglio e di più ? E chi deve fare? Si risponde che sono le istituzioni a dover provvedere a questo in una società come la nostra. E credo anch’io che sia così.

Proprio per questo, però, bisogna sapere che in una città come Bologna, non troppo grande, ma già del tutto simile, come problemi e come cultura, ad una qualsiasi grande città, certi drammi, certe ferite, sono destinati a rimanere nella solitudine e nel buio. Le istituzioni possono certo funzionare sempre meglio, ma…non sono la mamma! E’ la mamma che cerca i suoi figli con una marcia inevitabilmente superiore perchè li ama. Perchè sono i suoi figli. Questa mi pare essere la “parte” che la comunità cristiana, e forse solo lei, potrebbe e dovrebbe sostenere.

Compito immane, perchè per la Chiesa ogni uomo e donna della terra è figlio suo. Mi permetto di dire che quando la Chiesa può giocare questa parte, anche le istituzioni funzionano meglio. Io non ho la soluzione dei problemi. E in certo senso non voglio avere neppure i problemi. So però che le persone, in quanto figli di Dio, sono figli miei. E allora? Che cosa credi di poter fare? Ci prego e ci crepo.

Ai bambini e ai ragazzi cerco di spiegare e di mostrare perchè questi figli feriti sono i più importanti nel cuore del Padre. E poi…faccio poco. Quasi niente. Ma dei segni ci sono. Una ventina di spazi famigliari mi hanno scritto per dirmi che se c’è una mamma e magari anche il suo bambino che non hanno riparo, queste famiglie desiderano pensare come aprire la casa e il cuore. Non è poco. Mi sembra importante dare una mano a chi è messo male. Ma è ugualmente importante essere vicini e solidali con chi, stando bene, vorrebbe allargare la tenda del suo cuore, per stare meglio.

Buona Domenica d.Giovanni. 29 aprile 2011