Caro don Giovanni, ci siamo conosciuti quindici anni fa quando le ho portato la mia vicenda famigliare, straziata dalla sieropositività di un piccolo che avevamo adottato aggiungendolo ai nostri figli. Lei mi ha aiutato in tutti i modi, e, come l’ho informata di tanto in tanto, il mio ragazzo è cresciuto bene. Oggi ha vent’anni, ha fatto buoni studi, e lavora. Come sapevo, come temevo ma anche desideravo, si è incontrato con un affetto importante. Alla ragazza lui stesso ha messo davanti tutto il problema, e quindi la delicatezza della sua salute, la fede cristiana che in lui è profonda, gli interrogativi che si pongono nella sua vita. Quando me ne ha parlato, io mi sono messa a piangere e lui mi ha consolata con la dolcezza che gli è propria… Lettera firmata
 
Grazie, cara amica, della sua lunga bellissima lettera di cui riporto solo l’inizio. Mi colpisce il fatto di ricevere le sue parole, mentre sono vicino alla partenza per la nostra Missione Diocesana di Usokami, in Tanzania, dove le mie sorelle sono da qualche anno immerse, e si può dire sommerse, nel dramma della malattia che là non perdona, anche perchè mancano completamente tutti i rimedi che da noi hanno dato un volto meno drammatico a questo male severo. Ricordo sempre con affetto e riconoscenza la vostra famiglia e in particolare il vostro ragazzo che ogni tanto trovo per motivi ecclesiali, e che sempre mi gratifica del suo affetto, e del suo desiderio di tenermi informato della pace che continua ad accompagnare la sua bella vita. Il Signore ci ha tanto aiutati fino ad oggi. Continuerà a farlo! Intanto mi pare di capire che ha voluto mettere sulla strada di vostro figlio un vero angelo. Quello che della ragazza lei mi racconta nel seguito della lettera mi ha molto commosso e rassicurato. Certo, informare la sua famiglia è importante, ed è bello che lei ne sia consapevole e si prepari a parlarne. Ma non trovo temerario, come lei  mamma teme, che intanto abbia fatto conoscere il ragazzo ai suoi. Ho visto che in queste vicende procedere in modo aperto e indifeso è sempre meglio. Certo sono molto preso dal fatto che di per sè, pur molto giovani, non ci siano motivi esterni che impediscano di pensare, come  loro fanno, ad un eventuale volto pieno e definitivo del loro legame d’amore. E’ ovvio che bisogna molto chiedere al Signore di indicare strade di luce e di pace per loro. Però sento qui di doverle dire che dobbiamo tutto considerare e sperare con molta serenità e gratitudine. Pensi se ci fossero altri problemi: se fossero meno buoni e miti…se guardassero con disprezzo e sufficienza a passi e passaggi che la loro fede e la loro sapienza suggeriscono al loro cuore….Sarebbe molto peggio. Oso dire, anche se non ci fosse il problema  molto delicato di una malattia. Mi commuove che il ragazzo abbia letto la lettera che lei mi ha scritto, prima che fosse inviata, e che si sia detto d’accordo con una comunicazione "pubblica" che potesse raggiungere altri che vivono lo stesso problema, ma non sempre hanno gli stessi sostegni. Prendiamoci per mano, e il Signore ci aiuterà. Con molto affetto.  d.Giovanni.