24 Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. 25 Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, 26 il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. 27 A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. 28 È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. 29 Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.
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Desidero fare una premessa alle povere parole che proverò a scrivervi, certamente come sempre inadeguate alla meraviglia della Parola che il Signore ogni giorno ci regala.
Mi riferisco dunque al termine “ministro” (alla lettera: “diacono”) del ver.25. Certamente questo titolo è proprio dell’Apostolo, e in particolare dice la missione di Paolo che ha avuto una vicenda del tutto particolare circa l’annuncio del Signore a tutte le genti.
Tuttavia penso che ognuno di noi sia chiamato ad essere “ministro” del vangelo: una mamma ed un papà, uno di noi tra i suoi amici, o i suoi compagni di lavoro, o chi di noi si trovasse all’ospedale o in carcere, o in una classe di scuola come insegnante o come alunno, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione della vita … ogni cristiano è chiamato ad essere ministro della parola e quindi ministro del Signore Gesù!
E’ bellissimo che il primo termine e attributo di tale compito Paolo lo citi gioiosamente: “Ora io sono lieto…”.
Ed è meraviglioso che Paolo colleghi tale letizia “alle sofferenze che sopporto per voi”: questo evidentemente unisce l’esperienza di ogni “ministro della Parola” alla Passione stessa del Signore Gesù, che lo porta a dire: “Do compimento a ciò che dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa”.
L’annuncio del Vangelo, anche nella sua realizzazione più piccola e semplice, è sempre una “celebrazione” della Persona e del Mistero del Signore Gesù. Non è un semplice “insegnamento”, ma è la comunicazione profonda del mistero e della Persona del Signore!
Tutti quelli che mi hanno annunciato e testimoniato il Signore non sono stati solo dei “trasmettitori di una notizia”, ma mi hanno veramente presentato e comunicato in sè stessi la Persona di Gesù!
Dunque, oggi noi siamo invitati a cogliere anche la nostra personale convocazione e partecipazione al ministero di Paolo!
Tale è infatti la missione di tutta la Chiesa, ed è anche quello che è chiesto a ciascuno di noi!
Tale missione consiste nel “portare a compimento la Parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi”: “Cristo in voi , speranza delle genti”!! (vers.25-27).
Dunque, dice Paolo “E’ lui che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo” (ver.28), dove questo “perfetto” deve essere inteso non solo e non tanto come una “perfezione morale”, quanto come la nuova creatura e la nuova umanità che in Gesù Cristo Dio vuole portare e donare a tutti!
Tale è lo scopo e il totale impegno dell’Apostolo, la sua fatica e la sua lotta: “… con la forza che viene da Lui, dal Signore stesso, e che agisce in me con potenza” (ver.29).
Possa veramente questa Parola diventare ed essere oggi il senso e lo scopo della nostra giornata e di tutta la nostra vita!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sono sempre piaciuti la chiarezza, ma anche il ritmo, la musicalità del v.24 nella traduzione latina: “Adimpleo ea quae desunt passionum Christi / in carne mea / pro corpore eius / quod est Ecclesia”. Per due volte l’Apostolo dice che deve “portare a compimento”: dunque all’opera grande di Gesù manca qualcosa che l’Apostolo e tutti noi possiamo fare. Un contributo piccolo ma utile, necessario. – Quali sono “i patimenti” che siamo chiamati a completare? Non penserei al sacrificio della passione e della croce di Gesù, ma semplicemente alle fatiche e alle sofferenze connesse con la vita normale e anche con la testimonianza del Vangelo. (Tra parentesi: non direi mai a una persona che soffre: “Offri a Dio le tue sofferenze”. Che se ne farebbe Dio di tali sofferenze? Egli non vuole che soffriamo, ma che stiamo bene e siamo felici…). – Al v.27 un’altra perla: in quattro parole l’autore ci sintetizza quello che è “il mistero… nascosto da secoli, … ora manifestato”: “Cristo in voi, speranza di gloria”!