1 Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; 2 pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3 Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! 4 Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. 5 Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, 6 cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono. 7 Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. 8 Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. 9 Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni 10 e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. 11 Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.
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Ogni giorno la Parola di Dio è il grande regalo quotidiano che conferma e nutre in noi il fondamentale dono della fede e del battesimo. E’ la memoria più forte della nostra esistenza rinata a nuova vita nella Pasqua di Gesù. In questi ultimi tempi si è diffusa nella nostra società una certa riflessione e un certo dibattito sulla risurrezione. Ma è disquisizione inutile se non la si fa partire da queste parole e quindi dall’esperienza fondamentale di risurrezione che è la vita cristiana stessa. Solo questa esperienza forte della vita nuova in Gesù può portarci ad una riflessione seria, umile e serena sulla nostra sorte dopo la morte. Solo attraverso l’esperienza fondamentale della Pasqua del Signore nella nostra umile persona possiamo attingere al mistero della vittoria definitiva del Signore sul Male e sulla Morte.
Non oso commentare questi versetti che mi sembrano, più li ascolto, troppo grandi per la mia poca fede e la mia poca testa. Faccio una considerazione di carattere generale circa l’umiltà della vita del cristiano. I vers.1-2 sono il grande annuncio della nostra vita di “risorti con Cristo”, ma il ver.3 precisa che, proprio per questo, noi siamo “morti” e la nostra vita è “nascosta con Cristo in Dio”. Non c’è niente di trionfalistico nè di orgoglioso nell’esistenza cristiana, e i due attributi, “morti” e “vita nascosta”, promuovono due considerazioni: la prima è che si tratta appunto di una vita molto umile, che non ci appartiene, che non possiamo in nessun modo “possedere”; la seconda è che questa nuova vita da una parte è il dono di Dio che oggettivamente abbiamo ricevuto, ma dall’altra è l’evento quotidiano e il compito quotidiano che ci è richiesto, sintetizzato nei due verbi che qualificano la nuova “etica” che scaturisce dalla Pasqua del Signore:”mortificate” al ver.5, e “deponete” al ver.8. Questi due supremi precetti sono poi arricchiti con il “non mentitevi gli uni gli altri” del ver.9.
Dunque la Pasqua e la vita nuova sono il dono di Dio che incessantemente deve attualizzarsi nella nostra concreta esperienza personale e comunitaria. Dobbiamo quindi “diventare quello che siamo”. Risorti da morte per il dono della fede e del battesimo, dobbiamo ogni giorno celebrare questa risurrezione. E’ il nostro unico vero compito: celebrare ogni giorno il nostro “morire” ed essere nascosti con Cristo in Dio”, e lottare per “mortificare”(che vuol dire “mettere a morte”) tutto ciò che di negativo ancora rimane in noi e che “appartiene alla terra”(ver.5), e caratterizza “l’uomo vecchio con le sue azioni”(ver.9). In questo modo confermiamo quello che Paolo ci ricorda:”Vi siete spogliati dell’uomo vecchio…e avete rivestito il nuovo”; per questo ci viene detto “deponete..”tutto quello che caratterizza negativamente l’esistenza umana prigioniera del male e della morte.
Tutto questo diventa sostanza anche delle relazioni interpersonali:”Non mentitevi gli uni gli altri”. Lo facciamo se ci dimentichiamo di cercare ogni giorno questa vita nuova sia per la nostra persona che per quella dei nostri fratelli. E’ affascinante accorgersi che tutto questo non proietta la vita cristiana fuori dalla storia e dai suoi problemi. Al contrario, la immerge appassionatamente nella storia, nell’incessante ricerca della luce pasquale in ogni persona e in ogni vicenda. E ancora: il dono è universale, e coinvolge tutta l’umanità e tutte le condizioni della vita, nel superamento di tutte le barriere e le differenze che segnano e feriscono l’umanità prigioniera. “Cristo è tutto in tutti”(ver.11): è ormai l’immagine segreta ed evidente di ogni umana esistenza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi ha colpito ancora l’attenzione sulla nostra resurrezione insieme a Cristo. Mi sembra diventi il motivo ‘se dunque’ (v.1.) per cercare e pensare le cose di lassù, dove si trova Cristo.
Al v.5 la parola ‘mortificate’ mi aveva inizialmente un po’ suggerito l’idea di un nostro percorso più autonomo verso le cose di lassù che forse però non è necessario.
Tito 3,5-6 : ‘egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro.’.
Forse a noi non resta altro da fare che custodire amorevolmente il dono dello Spirito che ci fa continuamente morire e risorgere con Cristo.
v. 1.2 “cercate le cose di lassù”… “pensate alle cose di lassù”. Cosa intende Paolo? A cosa vuole riferirsi dicendo “lassù”? Noi non sappiamo cosa c’è “lassù”; nè sappiamo cosa sono le cose che stanno “in alto”. Forse Paolo intende le cose del cielo, quello presso Dio. Perchè ci è stato rivelato che se la nostra vita passa, c’è un luogo dove noi siamo attesi, un luogo preparato per noi, per essere sempre nella gioia con il Signore Dio.
Paolo ci stimola a pensare a ciò che c’è presso Dio, la vita con Lui e in lui, la comunione d’amore con Lui, dove Lui stesso ci vuole introdurre. Gesù è sceso dal cielo per preparare un posto anche per noi “lassù” con Lui, perchè possiamo condividere la Sua stessa gloria.
E i vv. successivi dicono che dunque, di conseguenza, le cose del mondo vanno lasciate, non possiamo più pensare alle cose del mondo.
v. 3 “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”. Si può pensare ancora alla parabola del tesoro “nascosto” nel campo. Qui abbiamo una nuova possibile interpretazione di quella parabola: il “tesoro” è la nostra stessa vita. Nel “campo” che è Dio, noi troviamo la nostra stessa vita, la verità del nostro vivere. E la nostra vita è una cosa sola con Cristo. “Quando Cristo sarà rivelato, allora anche la nostra vita sarà rivelata” (v.3).
In quella parabola c’è anche un altro dato: quell’uomo che trova il tesoro “va e vende tutto ciò che ha per comprare quel campo”. Sebbene sia vero che noi non possiamo comprare Dio e il Cristo – infatti Dio ci vuole dare gratuitamente il suo dono di vita, per sola sua grazia – è vero che noi possiamo “dare” qualcosa. Le parole che seguono nel brano di oggi ci dicono forse come deve essere la nostra gratitudine per Dio che ci ha dato tutto in Cristo, e sono forse la spiegazione di come “vendere tutto e comprare quel campo”: possiamo mostrare a Dio la gioia e la gratitudine per il Suo dono, e lasciare le cose mondane (vv. 5-9).
“Non mentitevi gli uni gli altri” (v.9): forse – oltre al suo immediato significato di non dire il falso – vuole anche dire che se noi abbiamo “ira, passione, malizia, ecc.”, se non gettiamo via lontano da noi tutte le cose mondane (v. 5) nè svestiamo l’uomo vecchio (v.9) noi così “mentiamo agli altri” perchè neghiamo la realtà dell’opera di Dio in noi.
A proposito di questo comportamento nuovo corrispondente all’ “uomo nuovo” creato in noi nel battesimo, possiamo legge il salmo 100 (101): “Agirò con saggezza nella via dell’innocenza. …Lontano da me il cuore perverso, il malvagio (che sono io) non lo voglio conoscere…”: possiamo fare prevalere i pensieri buoni se ci esercitiamo nella preghiera di lode a Dio: “Amore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te o Signore”.
Paolo mette a confronto nei vv. di oggi due ipotesi di vita: una umana, carnale, mondana, le cui caratteristiche sono espresse dei vv. 5-9 (e che conosciamo bene), che si sintetizza nella “avarizia”, cioè la “brama di prendere per sè più del necessario” e nell’ “idolatria”, che è asservirsi a cose per averne dei vantaggi in questa vita.
Al contrario, nel battesimo e nel Vangelo, cioè in Gesù, ci è data “la vita di Dio”: “Cristo in noi”: Cristo “la nostra vita” (v.4) che è “tutto in tutti” (v. 11). Non siamo più nella prospettiva di “afferrare e dominare per dimostrarci vivi”, che è mondana, ma di “ricevere tutto in dono da Dio, e di vivere in Lui e per Lui, che è la nostra vita”.
Forte è l’aspetto cristologico del testo odierno: si comincia con “Cristo assiso alla destra di Dio”, cioè pienamente vivente nella sfera di Dio, e si conclude con “Cristo (che) è tutto in tutti”, espressione riferita a Dio in 1 Cor. Al v.4, poi, Paolo con una delle sue straordinarie “invenzioni”, definisce “Cristo, la vostra vita”! – Mi sembra utile anche richiamare che “le cose della terra”, a cui non dobbiamo pensare (v.2), non sono quelle che noi intendiamo con “realtà terrene”, ma quegli atteggiamenti e comportamenti negativi che poi vengono indicati: dalla fornicazione… a quella “avarizia insaziabile che è idolatria” (è proprio uno dei grandi idoli della storia umana e delle singole menti). Sono questi atteggiamenti che devono essere “mortificati”, come pure “ira, passione, malizia, maldicenze…” (v.8): tutto ciò che facciamo contro gli altri, contro i fratelli. Queste sono le cose che dobbiamo “deporre” o, con l’altra bella immagine paolina, “l’uomo vecchio” di cui dobbiamo spogliarci. Così, come Cristo è la perfetta immagine del Padre, anche in noi ci sarà un piccolo riflesso dell’immagine del nostro Creatore.
“Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù” (v.1). Cercare le cose di lassù è una necessaria conseguenza del nostro essere morti e risorti con Cristo. Ma cosa significa? Non certo stare a “guardare il cielo”, come gli apostoli il giorno dell’ascensione (At 1,11). Mi sembra che la spiegazione sia data al v.3 “Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!” Ecco, cercare le cose di lassù è vivere nascosti in Dio. Vivere in Dio nell’intimo di noi stessi, nella nostra interiorità più profonda, non un Dio da sbandierare, da nominare invano, magari da contrapporre ad altri dei o all’ateismo. Ma un Dio da incontrare nel segreto. Qui si dice che la vita “è ormai nascosta”(kékryptai) in Dio. Come non pensare al discorso della montagna a proposito dell’elemosina, della preghiera e del digiuno? tutto deve avvenire “nel segreto” (en to kryptò). Per primo, Dio si è nascosto, si è incarnato, in Gesù. E anche noi, con Cristo, abbiamo Dio incarnato dentro di noi, nascosto in noi. E noi siamo nascosti in Lui. Siamo invitati a morire a noi stessi , al nostro io, al nostro egoismo, tutto quello che appartiene alla terra, a spogliarci dell’uomo vecchio e rivestire il nuovo. E questo è l’incessante processo della nostra vita. L’uomo nuovo “si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore.”. Dio dentro di noi, e sempre in divenire, a seconda di quello che la vita richiede. E il bello è che questo è già avvenuto, ci è stato già totalmente donato, anche se noi ne prendiamo coscienza ogni giorno.
Ma cosa c’è “lassù”? Lassù c’è il Cristo assiso alla destra di Dio (3,1) in comunione con lo Spirito Santo.
“Lassù” è Il paradiso, il giardino perduto che ci è stato ridonato, è il luogo della relazione piena, della danza leggera e perfetta, dell’essere se stessi nel riconoscimento dell’altro.
Se siamo risorti in Cristo (3,1) possiamo riappropriarci di questa danza, tuffarci in una nuova rigenerante relazione con chi incontriamo nel nostro cammino.
Cercare le cose di lassù e vivere da risorti in Cristo è, ad esempio, rinnovare quotidianamente il rapporto col proprio partner, accostarsi al bisogno dell’altro in una condivisione vera, perdonare per recuperare la relazione, curare le ferite fisiche e morali dei tanti “Cristi” che si trascinano per le strade del mondo.
Le cose della “terra” al contrario sono tutto ciò che rompe e offusca la relazione: “fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria” (3,5)…”ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene” (3,8).
Cercare le cose di lassù è quindi impegnarsi nel mondo a costruire comunione con chiunque si imbatte in noi lottando contro l’istintività creaturale che è IO-latria.