Caro Giovanni, per quello che tu da anni ci scrivi e ci dici, non si può pensare che, alla fine, ogni problema ci riporta al semplice argomento comandamento dell’amore per il nostro prossimo?

Sì, penso che tu, alla fine,  abbia ragione. Ma, “in mezzo”, non ci stanno anche tanti argomenti e temi di giustizia, di diritto, di pensiero, di speranza? Avverto il fascino di una proposta che si appelli al semplice comandamento dell’amore! Ma è possibile? E, persino, è giusto appellarci direttamente al comandamento dell’amore? In questi ormai lunghi anni della mia vita su questa terra, ho verificato che l’amore, prima di essere un comandamento divino e umano, è un’esperienza! Provo a spiegarmi! Ho visto che l’amore non è una dote della natura! E non è neanche una legge della natura. L’amore è un’esperienza! Se tu sei stato amato, sei capace di amare! Se sei stato molto amato, puoi e vuoi amare molto! Percepisci di avere un grande debito, e non solo lo vuoi pagare, ma lo paghi anche volentieri! Amare, cioè, è bello, e  lo si fa volentieri. Ma chi non è stato amato, non sa  e non vuole amare!
Quando vado a trovare i miei amici in carcere, non vado a trovare seicento malfattori, o presunti tali, ma vado a trovare seicento persone, che nella loro vita sono state molto meno amate di me! E vedo che quello che per me è un comandamento, e anche un desiderio, in loro è soffocato e sommerso da grandi mancanze e grandi tristezze. Che cosa possiamo aspettarci ed esigere da vite così ferite? Che stiano alle leggi e alle regole? Anche questo può essere impossibile e addirittura crudele! Dio ogni giorno mi insegna che per correggere ciò che è sbagliato, e per eliminare quello che è male, c’è una sola strada: voler bene! A me, prete peccatore, Dio dà sempre questa risposta! Al mio male Lui risponde sempre volendomi bene! È quello che io, fortunatissimo, ho vissuto e sperimentato nella mia vita! Non mi sembra ci sia qualcuno che non mi abbia voluto bene! Questo è dono! Non è merito o virtù! Vedi, caro amico, anche quello che noi chiamiamo “peccato”, è così! È povertà o mancanza di amore. È essere troppo poco amati. Per cui, prima di essere colpevole di un peccato, quasi sempre si è “vittima” dei propri peccati, perché il male trova facili ingressi e possibilità di dominio in chi è povero d’amore! Cioè, appunto, è stato poco amato. Forse, quindi, io e te, più che bravi, siamo beati! E cioè, molto amati!
Buona Domenica a te e ai miei cari lettori del Carlino.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 6 Agosto 2017 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.