Caro don Giovanni, da qualche radio locale e da qualche notizia di stampa vengo a sapere che anche qui a Bologna si fanno preferenze per i locali ripetto agli stranieri, per quello che riguarda i servizi di cui possono aver bisogno le persone più svantaggiate. Mi sembra ancor più strano che queste scelte non vengano solo da pubblici amministratori ma anche da uomini della Chiesa. Spero di essermi sbagliato.
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Caro amico, purtroppo non si è sbagliato. Ieri sera nella mia Parrocchia abbiamo ospitato il nostro Sindaco che ha preso la parola nel primo di una serie di incontri tutti dedicati allo stesso tema: "Ricchi e Poveri", e, dopo la sua relazione molto chiara e molto concreta, io gli ho rivolto la stessa domanda. Nella sua risposta il prof.Del Bono sottolineava la differente possibilità di intervento di un pubblico amministratore rispetto ad un cittadino comune, come sono io. Io non devo rendere conto a nessuno su come spendo risorse di cui posso diporre. Un amministratore deve tener conto del fatto che le sue possibilità di spesa vengono da riserve ricevute dai contributi dei cittadini, che potrebbero rivendicare di non ricevere niente per quello che pagano, anche perchè molto spesso le condizioni disagiate delle popolazioni provenienti da paesi stranieri alzano il loro punteggio nelle liste di attesa. E’ un argomento importante. Tuttavia mi veniva da osservare che se razionalmente è comprensibile che un amministratore non possa non dare attenzione particolare ai suoi amministrati, certe affermazioni potrebbero avere un peso molto negativo sulla formazione della mentalità civica soprattutto dei cittadini più giovani. In questi giorni nel nostro paese si stanno compiendo passi molto gravi di tradimento delle istituzioni democratiche. Mi stupisce la passività con la quale viene visto e accettato questo sfascio. Ma purtroppo non ne sono poi così stupito perchè da anni viviamo con disattenzione un grande degrado culturale e spirituale senza avere capacità di reagire e di controbattere. Per noi cristiani non ci sono dubbi. Ogni persona, anche la più lontana e degradata, qualunque sia la sua provenienza, è prima di tutto semplicemente una persona. Anzi, un fratello. E se le cose stanno così, la tensione emergente è ancora quella dell’abisso che separa i ricchi e i poveri. La cosa vale anche per la Costituzione italiana, che non consente ci siano nel nostro paese discriminazioni che attentino al primato della dignità di ogni persona. Ma dove sta finendo la nostra grande tradizione culturale e spirituale? Stiamo distruggendo la fatica dei padri costituenti che ci avevano consegnati ai tesori della tradizione cristiana espressi in termini e linguaggi di assoluta laicità, e come tali accolti unanimamente dalle diverse culture e ideologie del nostro paese. E’ urgente mettere in atto ogni resistenza sapiente e pacifica. Buona Domenica. d. Giovanni