22 Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, 23 consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. 24 Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
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Iniziando a parlare con parole sue, dopo l’esordio e la lunga citazione profetica, Pietro chiama per nome i suoi interlocutori: “Uomini d’Israele”, un titolo certamente più nobile ed impegnativo di quell’ “uomini di Galilea” con cui l’angelo aveva richiamato gli Undici sul Monte dell’Ascensione in Atti 1,11. E la “sproporzione” tra gli annunciatori e gli ascoltatori si accentua se si considera l’ampiezza geografica delle “provenienze” di questi uomini d’Israele coinvolti nel miracolo di Pentecoste. Ma il dono dello Spirito sembra aver tolto ogni timidezza e senso di inferiorità a Pietro e ai suoi amici che, ricordiamolo, per quello che ci ha detto il ver.14, si sono alzati con lui per il discorso che Pietro terrà e ora ha iniziato. Certo, Israele è il grande primo interlocutore dell’annuncio cristiano; e questo è importante per noi che ascoltiamo tutte le Parole donate da Dio alla Prima Alleanza come itinerario perennemente necessario per giungere al Cristo del Signore, e per coglierlo nella pienezza del suo compimento di tutte le Scritture.
Le Parole che oggi ascoltiamo da Pietro sulla Persona del Signore Gesù mi sembrano molto importanti per l’ “itinerario” che ci fanno percorrere, a partire dall’ “uomo” Gesù, e dalla “testimonianza” che Dio stesso dà di Lui attraverso di Lui (alla lettera il testo sembra dire che “Dio operò con miracoli, prodigi e segni attraverso di Lui”). E’ molto bello che noi possiamo cogliere in Lui l’itinerario dello Spirito che, in Lui, Dio ha disposto per noi! La glorificazione della nostra povera umanità di peccatori. E’ una sottolineatura fortissima che le opere di Gesù sono opere di Dio stesso!
E al ver.23 l’annuncio drammatico dell’uccisione di Gesù da parte di questi uomini di Israele! Veramente bisogna subito precisare che la gravità e la pesantezza del giudizio nei loro confronti è attenuata dalla forza con la quale Pietro dice che in realtà tutto è avvenuto “secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio”, anche se questo nulla toglie alla crudezza delle sue parole verso di loro. E qui mi sembra importante fare una considerazione che coinvolge alla fine noi! Si può pensare che diversi tra quegli ascoltatori avrebbero potuto dire di non essere stati presenti al processo-farsa del Signore, e addirittura di non averlo mai visto in vita loro. Ma questo ci porta all’esigente e inevitabile domanda su chi siano dunque gli “uccisori” di Gesù secondo il nostro testo. E credo che bisognerà arrivare all’affermazione che Gesù è morto per tutti noi, è morto per i nostri peccati, “ucciso” da noi, e che questa consapevolezza profonda non riguarda alcune determinate persone o una certa epoca della storia, e nemmeno quella parte di Israele che non riconosce in Lui il Messia.
Mi sembra che quindi, alla fine, ognuno di noi, oggi, abbia la grazia e la responsabilità di ascoltare le parole di Pietro come rivolte a ciascuno di noi che ascoltiamo nella fede.
Il senso pieno del ver.24 potremo forse coglierlo meglio attraverso il testo successivo. Resta qui importante affermare e riconoscere che Gesù Cristo è veramente entrato nella morte! Lui, l’Innocente. E che dalla morte è stato liberato dal Padre.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.