(foto da www.avvenire.it)

Quando ormai trent’anni fa lei venne nella nostra parrocchia a parlare di don Lorenzo Milani, io non avevo mai sentito niente di lui, ma per quello che lei ci ha detto, ho incominciato a leggere i suoi libri e mi sono appassionato alla sua persona di prete e di maestro. Da allora tante volte l’ho sentito ricordare, fino al meraviglioso ricordo che di lui ha fatto recentemente Papa Francesco. Anche la “scuolina” che lei ha promosso sulle orme di don Lorenzo, prima a Sammartini e poi alla Dozza, l’ho seguita con passione, perché mi affascinava vedere come una vicenda ormai lontana fosse ancora capace di suggerire iniziative importanti per luoghi e tempi molto diversi e lontani. L’elogio che di Milani ha fatto Papa Francesco mi ha mosso a chiederle se sulla sua persona e la sua vicenda lei pensa sarebbe importante ancora qualcosa riflettere e far sapere. Per questo le scrivo, certo che il tema sia interessante e importante per molti dei suoi lettori domenicali. Tra loro ci sono Anch’io, che la stimo e la ringrazio.

Penso che lei avrà letto anche il bel libro di Michele Gesualdi che ci regala una memoria viva e ricca come può essere in una persona che gli è stato scolaro e figlio spirituale. Oggi esce su Avvenire un bell’articolo di Francesco Gesualdi. Penso molto ci sia ancora da scoprire di don Lorenzo. In questi anni è maturata in me un’idea cui forse sarebbe difficile dare spazio, ma che mi sono convinto potrebbe essere molto importante. Nei tempi in cui ho più frequentato Barbiana, era la stagione della lettera a una professoressa. Quello che allora mi affascinava era la sua passione attenta ed esigente per la “parola”! Sulla “parola” don Lorenzo aveva molte volte parlato nella sua scuola e per il suo insegnamento, fin da quando diceva essere ormai l’ora di non solo parlare dei poveri, ma di “dare la parola ai poveri”! Per questo la “parola” era continuamente a tema: o perché bisognava cercare e trovare la “parola” più esatta e più adatta, o perché bisognava scegliere la “parola” più semplice e più facilmente comprensibile da tutti. Il mio modesto rapporto quotidiano con il testo biblico, e la mia ancora più modesta conoscenza dell’ebraico della Bibbia, mi porta continuamente alla “Parola” come elemento dominante della comunicazione di Dio, fino a Gesù, quando la parola “divenne carne” in Lui, fonte della suprema comunione con Dio. Lei sa che Milani ha nei suoi genitori una doppia ascendenza, cristiana ed ebraica. Penso sarebbe importante trovare una strada di approfondimento dell’essere “ebreo” di don Lorenzo. Anche la “severità” della sua scuola, severità tutta tesa e protesa al bene dei suoi piccoli scolari, una scuola che oggi sento vicina anche al rigore e all’austera “fatica” delle scuole dove i bambini ebrei imparano a leggere, mi porta a pensare che forse una riflessione su “Lorenzo Ebreo-Cristiano” potrebbe regalarci frutti preziosi. Ma io certamente non ne sarei capace. Buona Domenica a lei e ai miei cari amici lettori.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 11 Giugno 2017 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.