…sono disperata. Il mio parroco mi spinge a consultare il tribunale della chiesa per vedere se il mio matrimonio è veramente un matrimonio. Quello che ho dovuto scoprire in questi primi mesi mi mette dentro una cosa che non è quella che pensavo. Lui non è quello che credevo di avere sposato. Io però non voglio andare contro la volontà di Dio. Quando leggo le sue lettere sul giornale mi sembra di vedere che lei capisce i fatti delle persone. Mi aiuti a capire se posso fare qualche tentativo per aggiustare la mia vita. Non stiamo più insieme, ma io non voglio fargli del male… Lettera firmata

Cito solo qualche riga della sua lettera alla quale ho provato a rispondere, mandando a Lei una risposta. Tutto è troppo delicato perchè possa diventare discorso comunicato in una rubrica del giornale. Riporto però queste sue parole, perchè mi sembra offrano l’occasione per dare qualche chiarimento di interesse generale. Se Lei è bolognese, le dico di ricorrere con grande fiducia al nostro Tribunale. Troverà persone straordinarie sia per la loro competenza ,sia per la loro carità affettuosa. In molti anni di ministero ho visto come ogni vicenda venga ascoltata e trattata con attenzione e competenza. Non pensi di trovarsi davanti ad una pura procedura giuridica. L’attenzione alle persone e al loro bene è la guida di tutto il lavoro di questi nostri fratelli che fanno della loro competenza l’occasione della loro carità pastorale. Il Vangelo di Gesù e della sua Chiesa concordano nel voler partire sempre dalla concretezza del fatto umano. E’ meraviglioso e commovente che la stessa celebrazione del Sacramento accetti ed esiga di essere verificata dalle intenzioni profonde della mente e del cuore. Diversamente dalla severa spietatezza delle regole del mondo, la Madre Chiesa vuole tenere in assoluto valore il pensiero e l’intenzione di ogni atto umano, sino ad essere pronta a dichiarare che anche in un atto già compiuto, e compiuto con tutti gli adempimenti richiesti, possono essere trovate carenze di consapevolezza e di volontà che rivelano la nullità persino di un evento celebrato in assoluta buona fede. E arrivo a dire che anche nel caso in cui l’autorità competente non potesse riconoscere la nullità di un evento già celebrato, anche in questo caso l’aiuto che verrebbe alla coscienza e al cuore di chi ne è coinvolto sarebbe di grande spessore. Mi ricordo a questo proposito il commento meraviglioso del Manzoni alla vicenda drammatica della povera Gertrude, dove dichiara con pacata sicurezza che anche vicende nate da condizioni gravemente negative possono essere riscattate da un animo mite e umile. Uno dei più gravi degradi della sottocultura in cui viviamo è quello che fa del matrimonio una realtà sottoposta alla regola assoluta del suo buon funzionamento. Il che è vero, a patto che sia considerato buon funzionamento quello che ritiene l’amore tra due persone come la protezione reciproca che gli sposi si donano nell’accogliere e nel coprire con amore le ferite l’uno dell’altro. d.Giovanni.