12 Scrivo a voi, figlioli,
perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.
13 Scrivo a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Scrivo a voi, giovani,
perché avete vinto il Maligno.
14 Ho scritto a voi, figlioli,
perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti
e la parola di Dio rimane in voi
e avete vinto il Maligno.
15 Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; 16 perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. 17 E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
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Anche se mi sembra di essere lontano dal cogliere veramente il suo significato più profondo, credo sia bene sottolineare la grande importanza che Giovanni attribuisce allo “scrivere”. La Lettera non ha lo scopo di dare notizia e di comunicare novità e cose che non si sanno. Anzi, il nostro brano sembra compiacersi del fatto che ciò che viene scritto è già conosciuto. Tuttavia il fatto stesso di “ricordare” attraverso il genera epistolare conferma la perenne novità del mistero nella vita del credente. Il Grande Gregorio dice che la Scrittura cresce con chi la legge, e quindi la Lettera giunge sempre come buona notizia, con nulla di ripetitivo. Del resto, per analogia, si può osservare che anche nelle ordinarie relazioni umane, la lettera non è importante solo e tanto perchè comunica notizie sconosciute, ma perchè se mai conferma e rinnova pensieri e sentimenti riportandoli ad una preziosa attualità! Quanto più questo avverrà per la Parola di Dio che è infinitamente ricca! Al ver.21, che vi sarà utile considerare da oggi, tutto questo viene affermato con molta chiarezza! Dunque, anche nel nostro brano la Scrittura viene ripresa nella relazione epistolare tra Giovanni e i suoi fratelli, perchè così facendo tutto si rinnova. Il ricordo attualizza gli eventi!
Il ver.12 ricorda l’evento salvifico che ci ha liberati dalla prigionìa del male e della morte, che è avvenuto per ciascuno e per tutti: “vi sono stati perdonati i peccati”. Il ver.13 ricorda la Persona e l’avvenimento che è la sorgente della fede cristiana, e che è stata la prima parola della Lettera (Gv.1,1): “avete conosciuto colui che è da principio”. E dallo stesso ver.13 ascoltiamo la memoria di quello che hanno operato la liberazione dal male e la potenza del Vangelo di Gesù: “avete vinto il Maligno”, cioè quel Male di cui la vita umana è prigioniera finchè Dio stesso non la libera e la rinnova.
Fin qui Giovanni si è espresso con il termine “scrivo”, al presente. Ora, al ver.14, fa uso del passato: “ho scritto”. Mi pare si possa considerare come un implicito invito a “ritornare”, cioè a riprendere, a riflettere, su quello che Giovanni ha scritto e che i suoi interlocutori hanno già ascoltato. La ri-lettura e il ri-ascolto aprono sempre a nuove luci! Ed ecco allora la conferma e l’ampliamento della Buona Notizia, cioè del “Vangelo”: I “figlioli”, che qui, alla lettera, sono addirittura “bambini”, hanno conosciuto il Padre. I Padri hanno conosciuto il Figlio, “Colui che è da principio”. I giovani, qualificati come “forti”, hanno vinto il Maligno per la potenza della Parola di Dio. Di questa si dice che “rimane in voi”, come per affermare che la Parola di Dio diventa la “nostra” stessa Parola! Tale sembra essere la presenza e l’opera dello Spirito.
Vi consiglio di pregare i vers.15-17 del nostro brano collegandoli strettamente con le parole del Vangelo secondo Giovanni in Giovanni 3,16-19, di cui ricordo l’inizio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito…”. Così potremo ammirare l’intreccio divino tra amore del mondo e “odio” per tutto quello che lo inganna e lo tiene prigioniero. L’ “amore del Padre” di cui si dice al ver.15 chiede anche a noi di “non amare il mondo nè le cose del mondo”! E’ quello che la tradizione cristiana ha colto con la famosa distinzione – non sempre osservata anche tra noi! – tra amore per il peccatore e odio per il peccato. Il potere seduttivo del mondo prigioniero è negativo e per fortuna non definitivo: ” il mondo passa con la sua concupiscenza”. Liberato da questa prigionìa mortale, “chi fa la volontà di Dio rimane in eterno”. Pensate ad un malato grave che viene guarito e ad un prigioniero che viene liberato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Queste “generazioni” a cui Giovanni scrive (padri, figli, giovani) sono tutte riassunte nell’ “uomo nuovo” chiamato a vivere secondo lo Spirito (vedi Rom 8). La vita nuova secondo lo Spirito è la possibilità di sconfiggere le forze del mondo per la fede: “Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la vostra fede!”. E’ un richiamo forte a indossare le armi per combattere quella forza negativa che è nel mondo. Riconoscere che tutto passa. Vivere come se le cose non ci fossero, non per indifferenza, ma perché la nostra patria è nel cielo. Nei Salmi delle ascensioni che abbiamo letto dopo Pasqua abbiamo visto molte volte che l’orante chiede a Dio di venire da lui protetto da ogni male. Giovanni oggi ci dice che “i giovani hanno vinto il maligno”. Secondo la lettera ai Romani, noi vinciamo in virtù di Colui che ci ha amati; cioè partecipiamo della vittoria di Gesù sul male e sulla morte. Dire che abbiamo già vinto, corrisponde a quello che notavamo commentando quei Salmi: quando chiediamo a Dio qualcosa, sappiamo per fede di avere già ricevuto ciò cha stiamo chiedendo, perché “colui che è in noi, è più forte di colui che è nel mondo” (4:4). E’ importante l’accostamento tra i destinatari di queste parole e il comando di non amare né il mondo, né le cose del mondo. Giovanni infatti non si sta rivolgendo a chi è perso nel mondo, a chi è immerso nei peccati, ma a chi è stato perdonato e ha conosciuto Dio Padre. Proprio a questi! E a loro viene detto di non amare il mondo, cioè di dedicarsi totalmente a fare la volontà di Dio, senza cedere neanche un momento a pensare che queste cose del mondo sono meritevoli di impegno affettivo, perché “chi ama Dio, rimane in eterno”. “Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui (v.15). E’ importante ricordare che Dio è nostro Padre e accogliere la sua volontà: “Nessuno può servire due padroni, o amerà l’uno e odierà l’altro; o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro” (Mt 6:5). “L’amore del Padre non è in lui”, perché non accoglie l’amore del Padre, e non ha l’amore per il Padre; e invece cerca e ama mamona, cioè il denaro, la gloria, le cose e la superbia del mondo. Molto bello il primo v. di oggi che chiama “figli” coloro a cui sono stati rimessi i peccati: “Scrivo a voi, figli, perché vi sono stati perdonati i peccati a causa del Suo nome”. Dio, come il padre della parabola che accoglie con un abbraccio di gioia e di festa il figlio perduto che ritorna, e non accetta di trattarlo come “uno dei suoi garzoni” (come il figliolo penserebbe giusto), perdonandoci i peccati in virtù del nome di Gesù (Dio salva) ci stabilisce, per amore, nella dignità di figli suoi: figli di Dio e peccatori perdonati è la nostra condizione pasquale, in cui l’amore di Dio ci ha posti.