8 Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9 Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10 Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati.
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Dalle parole che oggi riceviamo dalla bontà del Signore sembra di cogliere che quando si perde la nota fondamentale della vita cristiana che è la croce di Gesù è inevitabile entrare nell’orizzonte delle sapienze mondane dove il criterio portante è quello della conquista, della crescita, del possesso e del potere. Ci si pone allora in alternativa radicale al mistero della povertà del Cristo come fonte della nuova sapienza e della salvezza. La comunità cristiana è esposta a questo pericolo sia nella sua vita interna sia nel suo rapporto con la storia e con il mondo.
Questo è espresso, con una nota di forte ironia, nei termini “sazi…ricchi…re”. Paolo enfatizza la situazione della Chiesa di Corinto per ammonire i suoi fratelli. Il pericolo è quello di “mondanizzare” la vita personale e comunitaria assumendo i criteri delle “grandezze” del mondo come criteri di comportamento e di giudizio sia per i rapporti interpersonali sia per per la relazione con il mondo nel quale la comunità ecclesia è immersa. Ma nello stesso ver.8 l’Apostolo contrappone questi atteggiamenti con l’atteggiamento suo e degli altri “apostoli”: da qui l’amarezza severa, quasi una derisione, circa l’ipotesi che “noi potremmo regnare con voi”.
L’espressione del ver.9 – “che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte” – alla lettera dice “che Dio mostra noi apostoli ultimi, come destinati alla morte”. E’ interessante che questo debba avvenire anche all’interno della stessa comunità ecclesiale come volto, modo e stile proprio di chi ha responsabilità di guida, evidentemente per mostrare quello che è chiesto ad ogni discepolo di Gesù, di essere cioè “spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini”. Questa testimonianza così radicalmente “universale” esprime con efficacia lo “scandalo” della signoria di Gesù, uno “scandalo” che dunque il Signore attraverso i suoi testimoni dà all’interno e all’esterno della comunità credente. Questo viene sottolineato al ver.10 con la contrapposizione dei termini stolti-sapienti, deboli-forti, onorati-disprezzati: è la liquidazione di ogni clericalismo e di ogni sua giustificazione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come gli autori dei Vangeli, così anche Paolo è un grande scrittore; qui colpisce la sferzante ironia con cui si rivolge ai suoi lettori: “Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi”. – Mi colpisce la frase che don Giovanni traduce con “Dio mostra noi apostoli ultimi, come destinati alla morte”. Proprio come Gesù, fatto ultimo tra gli uomini, destinato alla morte più umiliante, quella addirittura dei “maledetti da Dio”. E mi chiedo: perché versetti come questo (e come altri dei Vangeli) non sono stati e non sono tuttora presi sul serio e seguiti come si dovrebbe?
Che ne sapete voi della vita degli apostoli? Sembra domandare nella sua lettera ai Corinzi. La realtà è questa, mentre voi vi sentite già sazi, ricchi e forse re, noi…
Che ne sappiamo noi oggi?
Senza dubbio le difficoltà in seno alla comunità di Corinto avevano fatto soffrire l’apostolo Paolo se il tono usato nei versetti sopra sono uno sfogo alle sue sofferenze e contemporaneamente esortazione.
Quale il nostro comportamento oggi nella Chiesa?
I sacerdoti, oltre che maestri e padri spirituali, sono nostro pros-simo: facciamo sentire loro la nostra vicinanza, il nostro affetto e riconoscenza? Pensiamo che vivono senza problemi? Che ne sappia-mo della loro solitudine che spesso offrono a Dio? Molte volte il sorriso della domenica, oltre a donare gioia, è frutto della preghiera di una settimana.